Neanche il tempo di rendersi conto di cosa è successo ed il mito della Volkswagen è stato demolito. A ben vedere, tuttavia, ciò che è stata demolita è l’immagine di “purezza” di cui la casa automobilistica tedesca si fregiava tanto, a tal punto da decantare le lodi delle proprie autovetture non poi così “ecologiche”.
La Volkswagen, il cui nome è stato volutamente scelto dall’entourage di Adolf Hitler (durante il periodo della dittatura nazionalsocialista) per identificare quella che sarebbe diventata la casa produttrice delle “automobili del popolo”, nacque nel 1937. L’obiettivo di Hitler era quello di realizzare delle autovetture che fossero in grado di essere acquistate anche dai ceti tedeschi meno abbienti. Da allora, e dai primi modelli di auto compatte, economiche, ma anche affidabili e robuste (e, soprattutto, in grado di essere prodotte in serie), la Volkswagen è diventata un vero e proprio mito per molti automobilisti; sinonimo di solidità, affidabilità e garanzia (e nel caso di mal funzionamenti o guasti i pezzi di ricambio sono facilmente reperibili, anche tramite l’e-commerce, come ad esempio tuttoautoricambi.it). I successi della casa automobilistica tedesca si sono susseguiti per decenni: dall’indimenticabile Maggiolino all’intramontabile Golf, passando per le più costose e lussuose ammiraglie.
Alcuni giorni fa, tuttavia, si è verificato uno di quei colpi di scena in grado di sovvertire il corso della storia. Venerdì 18 Settembre 2015 l’EPA (Environmental Protection Agency) statunitense ha comunicato che la casa della vettura del popolo aveva installato (illegalmente) un software progettato appositamente per aggirare le norme ambientali sulle emissioni di NOx (sigla generica che identifica collettivamente tutti gli ossidi di azoto e le loro miscele) e di inquinamento da gasolio. Infatti, il software era in grado di rilevare il momento in cui le vetture erano sottoposte ai test di emissioni e, di conseguenza, interveniva alterando le prestazioni del motore al fine di emettere gas di scarico entro i limiti previsti dalla normativa. Diversamente, in condizioni di guida standard, le automobili analizzate registravano emissioni anche di oltre 40 volte il limite prescritto dalla stessa normativa sull’inquinamento. Ad oggi sono ancora in corso le verifiche necessarie per attestare il numero complessivo delle autovetture coinvolte negli Stati Uniti, ma anche nel resto del mondo. Inutile osservare che, a seguito del tracollo dei titoli quotati della Volkswagen (e dell’enorme danno d’immagine provocato all’azienda stessa), l’amministratore delegato Martin Winterkorn ha deciso (dovuto!) rassegnare le dimissioni a distanza di meno di una settimana dallo scoppio dello scandalo.
E’ difficile prevedere quelle che saranno le conseguenze complessive della “foratura” che ha frenato la storica corsa della Volkswagen verso la “perfezione” e la supremazia nel settore automobilistico. Di certo, più che pensare a come recuperare da una gaffe senza precedenti, l’impegno principale della casa automobilistica di Wolfsburg dovrebbe essere incentrato sul ricostruire il rapporto di fiducia (forse) incrinato con i proprio clienti, attraverso modelli innovativi ed ecologici.