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Short covering: evidenze dal rapporto di cambio euro/dollaro

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Alcuni mesi fa vi abbiamo parlato dell’evoluzione storica del rapporto di cambio tra due delle principali valute mondiali di riferimento: il Dollaro Statunitense e l’Euro.

Nella giornata di ieri, caratterizzata dagli interventi del presidente della BCE, Mario Draghi, e da quello della FED, Janet Yellen, questo rapporto ha registrato una straordinaria volatilità.

Quali sono state le ragioni? E’ possibile parlare di mercati irrazionali?

Come abbiamo spesso affermato, i mercati finanziari sono sicuramente di difficile comprensione, persino contraddittori, ma di certo non irrazionali. Esiste sempre una ragione in grado di spiegarne l’evoluzione, anche se essa può rimanere oscura – più o meno a lungo – alla nostra comprensione.

E’ proprio questa difficoltà di comprensione che molti investitori, risparmiatori, o semplicemente osservatori interessati, avranno riscontrato durante la seconda metà della giornata finanziaria di ieri.

I mercati azionari europei, in particolare, avevano aperto in positivo e in tale direzione hanno navigato nel corso dell’intera mattinata. Intorno alle ore 14 tutto è cambiato: il presidente della BCE, Draghi, ha annunciato l’estensione del QE europeo fino al 2017, ma i mercati – desiderosi di sempre maggior liquidità – hanno sentenziato che non era abbastanza.

Domanda: Abbastanza per chi, per l’economia reale o per quella finanziaria (speculativa)?

In pochi minuti tutte le borse mondiali hanno virato in territorio negativo e l’euro ha iniziato il proprio rally nei confronti del dollaro.

Rinviando il tema dell’evoluzione dei mercati azionari a futura trattazione, focalizziamo l’attenzione sulle valute, vero oggetto di questo articolo. E’ corretto affermare che ci sia stato un cambiamento strutturale nei valori fondamentali che regolano il tasso di cambio tra dollaro ed euro? O forse, e a ben vedere, c’è stato un eccesso di volatilità?

La nostra personale interpretazione di quanto accaduto ieri pomeriggio è che ci siamo trovati di fronte ad uno short covering da parte di grossi speculatori che puntavano contro l’euro e a favore del dollaro. Detenendo sostanziose posizioni short di euro, in assenza di un Draghi disposto a spingere ulteriormente il piede sull’acceleratore del QE europeo, questi speculatori hanno preferito chiudere, seppur parzialmente, le proprie posizioni corte sull’euro al fine di ridurre la propria esposizione complessiva e di consolidare parte dei guadagni conseguiti fino a quel momento.

Ecco a voi lo short covering, ovvero l’operazione di acquisto dei titoli – necessari per chiudere (in tutto o in parte) una precedente operazione di vendita allo scoperto – da consegnare alla controparte che ce li aveva prestati per realizzare la vendita allo scoperto stessa. La conseguenza di queste operazioni di copertura (acquisto di euro) delle vendite allo scoperto sulla moneta unica europea è stata proprio il suo vigoroso rafforzamento nei confronti del dollaro americano.