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Panama Papers? Chi si sorprende sbaglia due volte

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Come spesso facciamo, con il presente articolo cercheremo di dare una lettura diversa (o, forse, alternativa?) rispetto a quella – quasi uniformemente – fornita dagli organi di stampa più popolari e rinomati.

Cosa sono i “Panama Papers”? Per Panama Papers si intende l’imponente fascicolo, riservato e digitalizzato, composto da quasi 12 milioni di documenti strettamente confidenziali (per un totale di oltre 2,5 terabyte) predisposto dalla Mossack-Fonseca, uno studio legale (e fornitore di servizi finanziari) fondato nel 1977 a Panama. In questo fascicolo sono raccolte informazioni dettagliate, tra le quali le identità degli azionisti e dei manager, di oltre 200mila società offshore. La società Mossack-Fonseca è stata vittima di un attacco informatico nel 2014 e i Panama Papers rubati sono stati inviati a numerosi giornalisti di tutto il mondo che hanno collaborato in una ricerca collettiva e li hanno pubblicati il 3 aprile 2016.

Tralasciando gli aspetti di puro gossip, relativi alle identità dei soggetti coinvolti – per lo più, figure di spicco del mondo della politica, della finanza e dello sport (nonché loro parenti e stretti collaboratori) – la prima domanda che bisognerebbe porsi è: “E’ legale avere investimenti offshore?”.

In primis, con il termine offshore (in gergo finanziario) si fa riferimento ad attività detenute presso Paesi “esteri” rispetto a quello presso cui si ha la residenza fiscale, caratterizzati da un’imposizione fiscale particolarmente “conveniente” rispetto a quella del Paese d’origine e dalla possibilità di conservare l’anonimato circa la proprietà di partecipazioni societarie, strumenti finanziari e conti correnti.

Fatta questa premessa, è fondamentale sapere che è assolutamente legale usufruire di servizi offshore, a patto che questi siano opportunamente comunicati alle Autorità/Amministrazioni Finanziarie nazionali.

A questo punto bisognerebbe porsi una seconda domanda: “Tutti i titolari di conti offshore sono dei pericolosi criminali?”.  Se siamo stati in grado di spiegarvi gli elementi per cui detenere relazioni d’affari in Paesi offshore NON è illegale, avrete compreso facilmente come la risposta non è affermativa in assoluto.

Veniamo dunque alla domanda conclusiva: “L’autore dell’articolo sta difendendo i soggetti coinvolti nello scandalo Panama Papers?”. Evidentemente, la risposta a tale domanda è la più semplice che potremmo darvi: (ovviamente) NO! Semplicemente, non sopportiamo il modo di fare giornalismo “scandalistico” su tematiche che riguardano la finanza. Abbiamo sempre dimostrato il nostro impegno nel parlare di economia e di finanza, seppur in riferimento a questioni complicate, nel modo più semplice (ma esaustivo) possibile.

Per questa ragione, anche in riferimento ai famigerati Panama Papers abbiamo ritenuto doveroso: in primo luogo, spiegarvi cosa sono; in secondo luogo, vi abbiamo dato gli elementi per comprendere se essi rientrano nell’illegalità o meno; in fine, ci piacerebbe avervi persuaso della fallacia di quanti hanno tratto spunto da questo recente “scandalo” per alimentare le sempre più ridondanti teorie del complotto.