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Outcome Clinico Globale: tra Economia e Sanità

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L’outcome clinico rappresenta l’insieme dei risultati ottenuti dai diversi programmi terapeutici sulle singole menomazioni e disabilità, e può essere interpretato come l’espressione del recupero obiettivo acquisito e delle percezioni soggettive che contribuiscono nel determinare la qualità della vita della persona.

Gli economisti si occupano di quello che spesso viene definito outcome globale o generale, per distinguerlo dagli outcome specifici, ossia dai risultati relativi a specifiche categorie di problemi e/o condizioni dei pazienti.

È chiaro che i risultati di outcome evolvono lentamente nel tempo e dipendono da molteplici fattori concomitanti (e.g. fattori ambientali e/o comportamentali), riconducibili solo in parte alle azioni delle istituzioni sanitarie, tuttavia ogni operatore sanitario è consapevole che il miglioramento del livello di salute della popolazione rappresenta la finalità primaria dell’intero sistema.

Un sistema sanitario ha una performance elevata quando accompagna ad alti livelli di efficienza anche una soddisfacente efficacia delle prestazioni. Quindi la valutazione economica ha come obiettivo quello di rendere disponibili elementi di valutazione di ordine economico per supportare i processi decisionali in sanità.

In questa sede non vi è possibilità di un’esaustiva comparazione tra sistemi sanitari diversi, tuttavia vogliamo proporre un confronto delle performance dei sistemi sanitari europei così come presentato dall’Euro Health Consumer Index (ECHI) 2015.

Per la costruzione dell’EHCI 2015 sono stati selezionati 48 indicatori suddivisi in sei aree valutative. La descrizione degli indicatori per l’area outcome ci permette di individuare una misura di valutazione definita su alcune specificità quali la diminuzione dei casi di morte in seguito ad ictus/attacchi ischemici, il miglioramento di vita e il tasso di sopravvivenza in seguito a diagnosi di cancro. L’idea di selezionare un numero limitato di indicatori, all’interno di gruppo predeterminato di aree di valutazione, è dettata dal fatto che queste ultime, in combinazione tra loro e con altri fattori socio-demografici, possono condurre a una visione d’insieme sull’evoluzione della sanità in un paese.

Il rapporto EHCI 2015 mette in luce almeno tre aspetti interessanti per l’economia sanitaria:

  • forte divario tra Paesi con migliore posizione in classifica (punteggio >900 su un massimo di 1000) e Paesi meno abbienti;
  • i Paesi con sistemi su modello Bismarck superano in efficienza i Paesi con sistemi su modello Beveridge;
  • aumento dei tassi di sopravvivenza per malattie cardiovascolari e neoplasie e riduzione del tasso di mortalità infantile nonostante le austerità finanziarie messe in atto per contrastare gli effetti della recente crisi economica.
  • Al primo posto si confermano i Paesi Bassi (916 punti), al secondo la Svizzera (894) e al terzo la Norvegia (854). L’Italia è al 22° posto con 667 punti, con l’attuale regionalizzazione della sanità pubblica che minaccia di allargare il divario fra Nord e Sud; infatti, i punteggi ottenuti sono una media tra gli ottimi risultati prodotti dalle Regioni italiane più virtuose e i risultati insufficienti prodotti dalle Regioni con minore capacità contributiva.

Il nostro Sistema Sanitario Nazionale (SSN), fortemente decentralizzato, prevede un sostanziale trasferimento delle responsabilità alle Regioni. Il governo centrale ha il compito di stabilire i cosiddetti livelli essenziali di assistenza sanitaria (LEA), vale a dire i servizi che il sistema sanitario ha l’obbligo di erogare a tutti i cittadini gratuitamente o dietro pagamento di un contributo o ”ticket”. Le Regioni detengono funzioni di legislazione, amministrazione, programmazione, finanziamento e monitoraggio. Le funzioni esecutive sono stabilite dai piani sanitari regionali. Alle Regioni è conferita anche la responsabilità per l’assegnazione delle risorse alle Aziende Sanitarie Locali (ASL), e alle Aziende ospedaliere pubbliche.

A cura di Lara Mansueti