Capitalismo significa controversia. Molti ne parlano, troppi lo fanno senza avere idea di cosa sia. Può essere osservato da una miriade di punti di vista, da quello filosofico a quello politico. Qui faremo un po’ di chiarezza sul capitalismo come fenomeno economico e di conseguenza tratteremo anche del lato politico. Questo articolo non si pone l’obiettivo di convincere nessuno della bontà o meno del capitalismo, le idee dell’autore non traspariranno.
Ovviamente, non saranno tralasciati i movimenti anti-capitalisti ma anche questi saranno trattati con “guanti sterili”. Durante la guerra fredda, i due mondi che si fronteggiavano rispecchiavano le diverse filosofie, quella capitalista e quella comunista.
Le teorie capitaliste iniziano a svilupparsi in Europa a cavallo tra il XIV e il XV secolo e concernevano nella loro forma più primitiva, la filosofia di un mercato libero dal controllo statale e quindi una più “autonoma” circolazione dei fattori produttivi.
In Economia il mercato è il luogo, fisico e non, dove la domanda e l’offerta si incontrano. In sostanza è il luogo dove si effettuano gli scambi commerciali dei vari beni (materie prime, servizi, denaro, strumenti finanziari, ecc).
Il capitalismo è un fenomeno emblematico in quanto non ha una definizione unica e accettata universalmente. Alcuni studiosi ritengono che esso sia il più vecchio dei metodi di redistribuzione delle risorse e quindi sia sempre esistito semplicemente evolvendosi nel tempo. Esso insieme a comunismo e socialismo può essere visto come una sorta di triade di possibili vie di distribuzione delle risorse. I suoi sostenitori citano anche il fatto che delle tre possibili strade, il capitalismo sia quella che storicamente è resistita di più e che le altre sono fallite o stiano evolvendosi avvicinandosi sempre più ad esso.
I detrattori del capitalismo (inteso anche come fenomeno filosofico e sociale), ritengono che esso possa essere nato con l’agricoltura della Mezzaluna fertile, con l’avvento della schiavitù o a ridosso della prima rivoluzione industriale. Chi lo contesta è però certo che esso non durerà per sempre.
Benché non esista una definizione unica di capitalismo, gli studiosi hanno individuato quattro temi sui quali a seconda dello schieramento si è a favore o contro. Questi si interrogano se il capitalismo sia:
Il nome è abbastanza evocativo di cosa sia. Ma non si deve cadere nell’errore di pensare che solo il comunismo sia anticapitalistico. Nel corso della storia si sono avuti e si hanno varie correnti, non sempre “amiche” tra loro, che combattono il capitalismo. Si va dagli anarchici (ma non tutti) che lo ritengono la causa di tutte le inequità economiche e ripudiano i legami coercitivi tipici dei rapporti tra industriale e operaio (semplificando).
Abbiamo poi il fascismo che però ha più una relazione di amore e odio verso il capitalismo. Condivide con esso il supporto alla proprietà privata e il sostegno alle piccole e medie imprese ma preferisce l’interventismo statale e il protezionismo al laissez-faire.
Questa è forse la forma più giovane di anticapitalismo. La sua origine si fa coincidere con la Conferenza ministeriale tenutasi a Seattle negli Stati Uniti. I no-global si schierano principalmente contro le multinazionali: essi sostengono che lo strapotere di certe imprese sia in grado di condizionare le decisioni dei Paesi e portarli verso derive non ecologicamente sostenibili, imperialiste e in generale poco interessate al benessere dei lavoratori.
Sul capitalismo si potrebbero scrivere migliaia di pagine ma qui si voleva solo cercare di dare una piccola descrizione dei pro e contro senza schierarsi. Presto un articolo sul comunismo.