Home » Economia » “Secondo i dati Istat”: la giustificazione universale

“Secondo i dati Istat”: la giustificazione universale

Istat

Quante volte sentiamo i telegiornali sparare numeri e percentuali senza dare alcuna spiegazione di essi? La disoccupazione sale, l’inflazione scende ecc ecc. La tipica fonte è l’Istat e, infatti ormai è quasi uno slogan dire “secondo dati Istat”. Ma una serie di numeri sparati a caso sono solo cifre. In questo articolo cercheremo di chiarire perché non bisogna stare a guardare le cifre ma soprattutto da cosa esse derivano.

Un famoso detto dice che non bisogna giudicare un libro dalla copertina. Allo stesso modo, non bisogna giudicare un fenomeno solo da un dato “nudo”. Immaginatevi questo scenario, “Quanti anni hai?” “Sono nato il 3 ottobre”. Ecco.

Cos’è l’ISTAT?

ISTAT è l’acronimo di Istituto nazionale di statistica. Come si può intuire, è un importantissimo ente di ricerca e si occupa di svariati tipi di ricerche: dai censimenti della popolazione, al monitoraggio dell’industria e dell’economia. Tutto questo al fine di raccogliere dati e fornire una panoramica dell’andamento del Paese. La sua nascita avviene durante il ventennio fascista come Istituto centrale di Statistica. Il suo scopo era lo stesso ma i dati raccolti erano ovviamente usati a fini propagandistici dal regime. Attraverso un decreto legislativo del 1989 viene riorganizzato e assume la denominazione attuale.

Qual è il suo ruolo?

Il suo compito principale è quello di produrre le statistiche ufficiali italiane. Un Paese non può fare a meno di informazioni e quindi ciascuno ha il “suo” raccoglitore di dati nazionale. La sua imparzialità è data dalla Commissione per la garanzia dell’informazione statistica che vigila sulla neutralità e completezza delle informazioni prodotte.

Dove sorge il problema?

Avere un’informazione non significa saperla usare. Quando i telegiornali forniscono dati su disoccupazione, inflazione, occupazione e altro, di solito forniscono solo una carrellata di cifre e percentuali che di fatto non danno alcuna informazione. Anche uno/a statistico/a o un/un’economista esperto non è in grado di fare il suo lavoro se sa solo che X è aumentata del 6%. La cifra è solo un pezzo di una storia, senza la motivazione e il metodo con cui è stato prodotta, non ha alcun significato.

Come strumento di propaganda politica

Da che mondo è mondo, la politica ha utilizzato i dati statistici a proprio vantaggio. Ogni aumento è merito del Governo e ogni decremento è un’arma dell’opposizione. Pensate ai dati delle votazioni, dei referendum e situazioni simili. A seconda di chi ne parla, si hanno mille interpretazioni diverse. Una sconfitta può trasformarsi in un “Siamo comunque cresciuti del X%” e così via. L’utilizzo dei dati andrebbe sempre fatto in buona fede ma ovviamente non viviamo in un mondo utopistico.

Perché non dare motivazioni ai dati annunciati dai TG?

Il tutto è legato a ragioni di pura e semplice audience. Un dato sparato velocemente non costringe chi guarda a sorbirsi una spiegazione sul perché e il come. Ma questo non va a vantaggio di nessuno. Un possibile rimedio sarebbe quello di dare meno dati numerici e limitarsi a una narrazione descrittiva del fenomeno.

Perché i dati sono importanti in Economia?

Senza l’utilizzo di dati statistici, sarebbe impossibile progettare e implementare delle efficaci politiche pubbliche. Perché un investimento funzioni, bisogna sapere il suo rendimento storico, il suo tasso di rischio e così via. I dati sono onnipresenti, bisogna “solo” saperli leggere e non fidarsi alla cieca.

P.S. secondo dati ISTAT, questo è il migliore articolo scritto dall’autore nella giornata di oggi. E se lo dice l’ISTAT…