Animal spirit: credere in sè stessi
In questo articolo parliamo di spirito animale. No, non avete sbagliato pagina e chi scrive non è impazzito. Al termine della lettura non scoprirete qual è il vostro animale guida o in cosa vi reincarnerete (se credete in queste cose). Il concetto di animal spirit in Economia è stato introdotto da John Maynard Keynes, nella sua opera “Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta”, nel 1936. Cerchiamo di capire come questo si leghi all’Economia.
Ma cosa intendeva Keynes? Gli esseri umani che decidono di avviare un’attività imprenditoriale, lo fanno perché sono convinti di poter avere successo. Sembra una banalità? Sì. Lo è? Affatto.
Animal spirit, bene o male?
Abbiamo dato una prima definizione sommaria di animal spirit ma ora cerchiamo di specificare meglio. Con questa locuzione, Keynes definiva quell’istinto interiore che porta le persone a “lanciarsi” nel mondo dell’imprenditoria anche senza aver compiuto tutte le necessarie e opportune analisi economiche. Quindi in sostanza è quella “cosa” che porta ad essere convinti di farcela anche senza avere dei dati che sostengano tale convinzione.
Intangibile ma reale
Nell’Economia le aspettative hanno un ruolo cruciale. Si pensi alla Borsa, dove la volatilità o negativo di un titolo può avere effetti devastanti su una società o un investitore. Quando Keynes pubblicò il suo saggio, l’animal spirit venne usato per giustificare in parte la crisi del 1929, con le sue continue oscillazioni tra picchi di ottimismo e cadute libere nel pessimismo.
L’opera di Keynes diede vita alla cosiddetta rivoluzione keynesiana e porto ad un maggiore ruolo dello Stato nelle vicende economiche del Paese.
Le parole di Keynes sull’animal spirit
Anche tralasciando l’instabilità dovuta alla speculazione, c’è l’instabilità dovuta alla caratteristica intrinseca della natura umana che gran parte delle nostre attività positive dipendono dall’ottimismo spontaneo piuttosto che dalle aspettative matematiche, sia morali che edonistiche o economiche. La maggior parte, probabilmente, delle nostre decisioni di fare qualcosa di positivo, le cui conseguenze saranno estese per molti giorni a venire, possono essere prese solo come risultato di spiriti animali: una spinta spontanea all’azione piuttosto che all’inazione, e non come il risultato di una media ponderata di benefici quantitativi moltiplicata per probabilità quantitative.
La locuzione spirito animale deriva dal latino spiritus animales che indicava quel flusso di emozioni, sentimenti e pensieri che condizionavano le azioni degli uomini. Il primo utilizzo della locuzione è da ricercarsi in trattati di psicologia degli inizi del 1900 e che Keynes aveva studiato approfonditamente, mossa dalla sua insaziabile sete di sapere.
La definizione di Keynes ricalca quella del matematico del XVI secolo, Thomas Hobbes. Entrambi concepiscono l’animal spirit come un qualcosa di irrazionale e indipendente dalla volontà della persona.
Gli spiriti animali al giorno d’oggi
Il concetto di animal spirit, come ormai sarà chiaro, è un qualcosa di intramontabile. Prendendo spunto dal lavoro di Keynes, nel 2009 George Akerlof e Robert Shiller (entrambi premi Nobel, nel 2009 e nel 2013 rispettivamente) hanno pubblicato un’opera intitolata…
…nessuno ha mai detto che gli economisti sono grandi inventori di titoli di libri