Zona franca: un vademecum neutrale
La zona franca è spesso al centro del dibattito politico italiano, soprattutto in Sardegna dove la notevole distanza dal resto del territorio nazionale e il fatto che essa sia già inserita nello Statuto Speciale dell’isola, sono utilizzati come argomentazioni principali per la rivendicazione del diritto ad una fiscalità più leggera. La Valle d’Aosta si trova giuridicamente nella stessa situazione della Sardegna mentre nei comuni di Campione d’Italia e Livigno essa è applicata.
Senza entrare nel merito del dibattito pro o contro una zona franca, cerchiamo di fare chiarezza su cosa essa sia e su dove è attualmente implementata.
Cos’è una zona franca?
Credits to SardegnaMondoCon questa locuzione si identifica una parte del territorio di uno Stato dove vengono concessi determinati benefici fiscali, di solito collegati ai dazi o al non pagamento di alcune imposte. Questa politica viene implementata, di solito, per favorire zone isolate e/o economicamente più povere di un Paese. Con questo sistema si cerca di attirare capitali, anche esteri, e di favorire lo sviluppo economico di quella zona.
Non solo zone ma anche porti
Con il termine zona franca si identificano spesso anche le zone extradoganali. In queste zone è permesso che i beni vengano venduti senza l’I.V.A. e/o altre imposte e accise. Questo spiega perché spesso queste zone siano meta di automobilisti che vogliono fare il pieno risparmiando qualche Euro. Questa politica e il suo nome, derivano direttamente dai porti franchi largamente diffusi prima dell’Unità d’Italia. Prima dell’abolizione nel 1868 della loro quasi totalità, i porti franchi erano quasi la norma nei vari Stati pre-Italia ma furono eliminati per sopprimere la sperequazione tra i residenti di queste zone e quelli che abitavano in territorio tassati normalmente.
A seguito del Trattato di Parigi, il porto di Trieste divenne una zona internazionale e per via di questo, per accedervi è necessario attraversare una dogana.
Il caso di Livigno
Livigno è un comune in provincia di Sondrio di circa 5800 abitanti che gode dello status di zona franca. Questo privilegio risale al 1538 e fu assicurato dalla Contea di Bormio e poi rinnovato via via fino ai giorni nostri. La ragione di questa particolare fiscalità è da ricercarsi nel fatto che il paese si trova in una posizione particolarmente isolata.
Credits to ValtellinaNewsFino all’apertura del Passo del Foscagno nel 1952, Livigno rimaneva totalmente isolato per tutto l’inverno. Lo status di zona franca ha favorito lo sviluppo di attività commerciali, che presentano una densità superiore alla media e hanno dato vita al fenomeno del turismo commerciale.
E Campione d’Italia?
All’inizio dell’articolo abbiamo nominato il comune di Campione d’Italia, famoso per i suoi casino. Questo paese è territorio italiano ma costituisce un’exclave all’interno della Svizzera. In ragione di questo fatto, esso è considerato come facente parte della zona doganale elvetica e non italiana. Un esempio simile si ha nel comune di Mittelberg: questo Paese è austriaco ma per via della sua posizione geografica, è parte dell’area doganale tedesca. Gli ex comuni italiani di Zara e Fiume (ora croati) sono per 26 e 23 anni (fino al 1947) paesi con lo status di zona franca ma questo è cambiato in seguito ai risultati della seconda guerra mondiale.
Le zone economiche speciali (ZES)
Una variazione della zona franca si trova nelle zone economiche speciali (Special Economic Zone). In questi territori vige una legislazione economica diversa rispetto a quella del resto del Paese di appartenenza. Anche queste servono soprattutto per attirare investimenti dall’estero. Attualmente esse sono quasi tutte in Asia, con zone di questo tipo in Cina, Russia, India, Kazakistan, Filippine e Giordania. In Europa esse si trovano in Polonia mentre in Africa sta prendendo piede il fenomeno della creazione di ZES attraverso partenariati con la Cina.