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Cambridge Analytica

Fonte: Engadget

È bastato che una persona si pentisse per far crollare in borsa il titolo Facebook e riaprire le polemiche sui big data e il loro utilizzo. Il “pentito” in questione si chiama Christopher Wylie, e dopo aver lavorato per Cambridge Analytica ha deciso di raccontare il suo passato al Guardian e aprire un vaso di Pandora che Mark Zuckerberg avrebbe preferito rimanesse sigillato. Ma questo è solo l’inizio della storia.

In questa storia c’è spazio anche per l’ex stratega del presidente Trump, le elezioni presidenziali americane e le pressioni che il governo russo starebbe facendo per manipolare le elezioni dei vari Stati occidentali.

Cos’è Cambridge Analytica?

Chris Wylie
Christopher Wylie, l’ex dipendente pentito di Cambridge Analytica

Cambridge Analytica nasce il 31 dicembre 2013 come filiale della società britannica SCL Group, con lo scopo di partecipare nelle varie elezioni americane. La società si occupa di big data, ovvero tutte le tecnologie e i processi utilizzati per analizzare i dati. In particolare Cambridge Analytica si occupa di Data mining, le metodologie per ricavare informazioni da quantità enormi di dati; le intermediazioni dei dati ovvero il trattamento dei dati sensibili e il loro traffico e l’analisi dei dati. In sostanza e semplificando in maniera estrema, se su Facebook seguite un sacco di pagine di pizzerie (il dato), con molta probabilità sarete appassionati di pizza e quindi potenziali clienti (informazione). Oppure degli stalker, non si sa mai.

Chi c’è dietro Cambridge Analytica?

Le persone chiave della società sono tre: Alexander Nix, Robert Mercer e Steve Bannon. Nix è l’amministratore delegato (attualmente sospeso) della società, l’uomo dietro la nascita di Cambridge Analytica come mezzo per analizzare gli elettori in America, Europa, Asia e Africa. Come quasi tutte le persone coinvolte in questa vicenda, Nix ha forti simpatie di destra e ha supportato la campagna per la Brexit, oltre ai candidati repubblicani Ted Cruz e Donald Trump. Mercer è un businessman che durante la campagna per la Brexit ha collaborato con Nigel Farage (ex leader del United Kingdom Indipendence Party), fornendo gratuitamente al suo partito servizi di analisi dei dati. Inoltre è un noto finanziatore di varie campagne della destra americana oltre che della campagna presidenziale di Trump. Bannon è, come detto, l’ex capo stratega della Casa Bianca con un mandato che è durato per circa sette mesi prima di dimettersi a seguito dei fatti di Charlottesville nell’agosto 2017.

Facebook, Cambridge e Al Korgan

Che Facebook utilizzi i dati dei suoi utenti è abbastanza noto a tutti. I social network fanno quello, o meglio noi utenti facciamo la maggior parte del lavoro. Un Like qua e uno là e si può iniziare a tracciare un profilo abbastanza accurato di chi siamo. Questo è quello che faceva l’applicazione chiamata “thisisyourdigitallife”, creata dal ricercatore di Cambridge Aleksandr Kogan. Nel caso ve lo stiate chiedendo, la società prende il nome dall’università. Tornando all’app di Korgan, per essere utilizzata si doveva effettuare il login tramite il proprio profilo Facebook. Quando la creatura di Korgan stava iniziando ad avere successo, la politica di Facebook era ancora molto permissiva e le app esterne potevano usare gli utenti per raccogliere le informazioni sui loro contatti. Questo avveniva senza che la persona fosse avvertita ma comunque era specificato nelle varie condizioni che le persone spesso non leggono. A prescindere da questo, Facebook in seguito decise di limitare queste intrusioni e modificò i suoi sistemi.

Da Korgan a Cambridge Analytica

Una volta che Facebook divenne meno permissiva con i dati dei suoi utenti, Kogan decise di violare i nuovi termini di utilizzo e vendette i dati che aveva raccolto a Cambridge Analytica. La vendita di dati raccolti dalle app a società terze è vietata da Facebook e sanzionate con sospensioni o cancellazioni dell’account del colpevole. Da quanto raccontato da Christopher Wylie, la società di Zuckenberg pur essendo al corrente di questo traffico di dati non fece nulla. Che la società lo sapesse o meno, è ancora in discussione ma ciò che è certo è che fino a venerdì 16 marzo 2018, l’account di Cambridge Analytica era ancora attivo e libero di operare. Tuttavia, i legali della società sostengono che la stessa si sia autodenunciata a Facebook una volta essersi resa conto di avere dati che in teoria non avrebbero dovuto essere in suo possesso.

L’inevitabile tonfo in Borsa del titolo Facebook

Per quanto questa vicenda sia ancora tutta da accertare, il mercato finanziario non è noto per essere attendista. Facebook ha perso più del 5% del suo valore e quasi cinque miliardi di Dollari in pochi giorni. Inoltre anche Twitter subisce un contraccolpo è cala di 9,68 punti con Snapchat che lo segue a -3,6.

Futuro incerto

Come finirà questa vicenda è difficile da prevederlo, ma alcune cose sono certe. Mark Zuckerberg è stato convocato dalla Commissione parlamentare britannica sulla Cultura, i Media e il Digitale e in Italia l’Agcom ha chiesto a Facebook maggiori informazioni su come utilizza i dati che vengono raccolti.