Tobin Tax, caso svedese e italiano
In un articolo precedente abbiamo parlato in via generale della Tobin Tax ma ora andremo ad analizzare 2 casi concreti di applicazione (con modalità differenti) dell’imposta. C’è da specificare che la Tobin Tax svedese è più simile alla proposta originale mentre quella italiana si discosta parecchio.
Seguendo l’ordine cronologico di applicazione vedremo prima l’imposta svedese e poi quella italiana vedendo le modalità, gli effetti dell’applicazione e gli introiti generati.
Tobin Tax svedese
Nel luglio 2006, l’analista Marion G. Wrobel ha esaminato le reali esperienze internazionali di vari paesi nell’implementazione delle tasse sulle transazioni finanziarie. Il documento di Wrobel ha evidenziato l’esperienza svedese con le tasse e imposte sulle transazioni finanziarie. Nel gennaio 1984, la Svezia ha introdotto una imposta dello 0,5% sull’acquisto o la vendita di un titolo azionario. Pertanto una transazione di andata e ritorno (acquisto e vendita) comportava una imposizione dell’1%. Nel luglio 1986 il tasso fu raddoppiato. Nel gennaio 1989 è stata introdotta una imposta notevolmente inferiore dello 0,002% sui titoli a reddito fisso per un titolo con scadenza a 90 giorni o meno. Su un’obbligazione con una scadenza di cinque anni o più, l’imposta era dello 0,003%.
Le entrate furono deludenti; ad esempio, gli introiti dall’imposta sui titoli a reddito fisso erano inizialmente previsti in 1.500 milioni di corone svedesi all’anno. In realtà non ammontarono a più di 80 milioni di corone svedesi in nessun anno e la media era più vicina a 50 milioni. Inoltre, con la diminuzione dei volumi di negoziazione imponibili, aumentavano anche le imposte sulle plusvalenze, compensando interamente i ricavi derivanti dall’imposta sulle transazioni azionarie che era cresciuta fino a 4.000 milioni di corone svedesi entro il 1988.
Il giorno in cui è stata annunciata l’introduzione dell’imposta, i prezzi delle azioni sono diminuiti del 2,2%. Tuttavia, prima dell’annuncio, si sono verificate perdite di informazioni che potrebbero spiegare il calo del 5,35% dei prezzi nei 30 giorni precedenti l’annuncio. Quando l’imposta è stata raddoppiata, i prezzi sono nuovamente diminuiti di un altro 1%. Questi declini erano in linea con il valore capitalizzato dei futuri pagamenti fiscali derivanti dalle operazioni previste. Si è inoltre ritenuto che le imposte sui titoli a reddito fisso servissero solo ad aumentare il costo del debito pubblico, fornendo un altro argomento contro l’imposta.
Anche se l’imposta sui titoli a reddito fisso era molto più bassa di quella sui titoli azionari, l’impatto sugli scambi di mercato è stato molto più drammatico. Durante la prima settimana dell’imposta, il volume delle negoziazioni obbligazionarie è diminuito dell’85%, anche se l’aliquota delle obbligazioni a cinque anni era solo dello 0,003%. Il volume degli scambi di futures è diminuito del 98% e il mercato delle opzioni trading è scomparso. Il 15 aprile 1990, l’imposta sui titoli a reddito fisso è stata abolita. Nel gennaio 1991 le aliquote delle imposte rimanenti furono tagliate a metà e alla fine dell’anno furono completamente abolite. Una volta eliminate le tasse, i volumi degli scambi tornarono e aumentarono notevolmente negli anni ’90.
Tobin Tax Italiana
L’ art. 1 della legge n. 228 del 2012 ai comma 491-499 ha istituito la Tobin Tax in Italia, a partire dal 1 marzo 2013. Il provvedimento fu preso dall’allora Governo Monti.
L’imposta si applica ai trasferimenti di proprietà di azioni e strumenti partecipativi emessi da società residenti nel territorio dello Stato.
Nello specifico sono soggette all’imposta tutte le transazioni (a carico del solo acquirente) su azioni di Società italiane quotate aventi capitalizzazione superiore a 500 milioni di euro (al 30 Novembre di ogni anno), a prescindere dal paese dal quale proviene l’ordine o del mercato in cui tali società sono quotate. Sono soggette a Tobin Tax tutte le società non quotate sui mercati regolamentati anche se sottocapitalizzate.
Aliquote e modalità di applicazione
L’aliquota prevista per le transazioni su azioni è dello 0,10% sul controvalore del saldo netto positivo di fine giornata.
L’applicazione dell’imposta, per le sole azioni, avviene sul saldo netto di fine giornata relativo allo stesso strumento finanziario, vale a dire per le sole operazioni che a fine giornata generano un saldo positivo rispetto al saldo del giorno precedente.
Di conseguenza l’imposta non verrà applicata sulle operazioni aperte e chiuse nella stessa giornata.
Ho comprato 1.000 euro di azioni quanto pago?
Se tutte le azioni vengono mantenute per tutta la seduta, a fine giornata verrà applicata l’imposta dello 0,12% (0,1% dall’ anno prossimo) sul controvalore totale dell’ acquisto: 1.000 x 0,0012 = 1,2 euro.
Ho comprato 1.000 euro di azioni e fine giornata ne ho rivendute per 800 euro, quanto pago?
La Tobin Tax si applica solo ai 200 euro che sono il saldo positivo di fine giornata: 200 x 0,0012 = 0,24 euro.
Ho comprato 1.000 euro di azioni, ma le ho rivendute tutte, quanto pago?
Niente, il saldo a fine seduta è zero: l’imposta non si applica.
Aliquota allo 0,2%, invece, per le azioni negoziate nei mercati cosiddetti “non regolamentati” (OTC, “Over the Counter”).
Operatività in Marginazione: alla negoziazione in Marginazione vengono applicate le stesse aliquote dell’operatività ordinaria.
Sono escluse dall’applicazione della Tobin Tax italiana:
- tutte le operazioni in leva chiuse nella stessa giornata di apertura o in Marginazione Intraday
- tutte le operazioni su mercati esteri (ad eccezione del mercato francese o di acquisto di azioni su mercato estero di società italiane con capitalizzazione superiore a 500 milioni al 30/11/2012)
- fondi, sicav, Obbligazioni, ETF, ETC e Valute (Forex)
- i trasferimenti di proprietà delle azioni di società quotate aventi capitalizzazione media inferiore a 500 mln di euro nel mese di novembre dell’anno precedente quello in cui avviene il trasferimento di proprietà
- le operazioni di emissione e annullamento dei titoli azionari e degli strumenti finanziari partecipativi emessi da società residenti nel territorio dello Stato, nonché dei titoli rappresentativi degli stessi ovunque emessi
- le operazioni di conversione in azioni di nuova emissione se questo avviene a seguito della conversione di obbligazioni, per effetto dell’esercizio di un diritto di opzione o come modalità di regolamento di “derivati”
- le operazioni di acquisizione temporanea (es: prestito titoli, pronti contro termine)
- le assegnazione di titoli o strumenti finanziari partecipativi a fronte di distribuzioni di utili o di riserve e l’assegnazione di azioni di nuova emissione per piani di stock option
- l’attività di market making
- le operazioni relative trasferimenti di proprietà per successioni e donazioni
- i trasferimenti di titoli di partecipazione ad OICR , incluse le azioni di SICAV
- le transazioni relative a prodotti o servizi qualificati come etici
- le forme pensionistiche obbligatorie e complementari
- le operazione infra-gruppo
- le operazioni che hanno come controparte l’Unione Europea, la Banca Centrale Europea, le Banche Centrali degli Stati membri della UE, nonché le Banche Centrali e organismi che gestiscono le riserve ufficiali degli Stati ed Enti e Organismi internazionali riconosciuti.
A quanto ammonta l’introito per lo Stato?
Oggi non supera i 400 milioni di euro. Anzi, a giudizio dell’amministratore delegato di Borsa Italiana Raffaele Jerusalmi, il risultato reale per le casse dello Stato rischia di essere negativo perché è diminuito il giro d’affari degli intermediari italiani e, di conseguenza, l’ammontare delle imposte pagate.