Venezuela: dal petrolio alla guerra civile?
Una breve descrizione del Venezuela
Il Venezuela è uno Stato dell’America latina, posto nella parte settentrionale del Sud America e membro dell’OPEC. Formalmente è una repubblica presidenziale federale ma il Paese è oramai di fatto un monopolio del presidente Maduro, con elezioni ricche di brogli e un’opposizione bersagliata dalle forze lealiste. Resosi indipendente dalla Spagna nel 1811, l’instabilità politica e sociale del Paese ha fatto in modo che lo sviluppo economico si avviasse solamente oltre un secolo dopo. Ricco di risorse minerarie e di petrolio, fu proprio grazie a queste che intorno al 1940 iniziò una fase di sviluppo e crescita.
Il tesoro sotterraneo
Il Venezuela è uno degli Stati con le più grandi riserve di petrolio al mondo: si stima che questi depositi dovrebbero essere costituiti da circa ottanta miliardi di barili. Inoltre il Paese possiede anche 150 trilioni di piedi cubici in riserve di gas naturale.
La Petròleos de Venezuela, S.A. (PDVSA)
La PDVSA è la società nazionale che gestisce gli impianti petroliferi, l’esplorazione di nuovi giacimenti produttivi e la conseguente esportazione di petrolio e gas. La compagnia ha una capacità di produzione pari a quattro milioni di barili al giorno, anche se la cifra reale è oggetto di controversie.
Da Chàvez a Maduro
La figura chiave della vita politica recente del Venezuela è indiscutibilmente Hugo Chàvez. Dopo un fallito colpo di Stato e un conseguente soggiorno in carcere, riesce ad essere eletto presidente del Paese nel 1998 e ad essere rieletto due anni più tardi e anche nel 2006. Con lui il movimento bolivarista sale alla ribalta ma iniziano anche le prime fratture nell’equilibrio socio-economico nazionale. Dopo la sua morte è salito al potere Nicolàs Maduro e i problemi non si sono certo dissolti, anzi.
La crisi venezuelana
Il trait d’union delle due presidenze (o meglio uno dei tanti) è la crisi persistente che sta disintegrando il Paese. Questa crisi, oltre ad essere la peggiore nella storia venezuelana ha anche l’aberrante traguardo di aver avuto un tracollo di PIL tra il 2013 e il 2017, peggiore sia di quello statunitense durante la Grande recessione che di quello di Russia, Cuba e Albania dopo la caduta del comunismo. I prezzi dei beni hanno subito aumenti di oltre l’800% e l’economia è calata di quasi il 19%.
Altri effetti della crisi
La crisi ha provocato una carenza di beni di prima necessità: quasi il 75% della popolazione ha perso in media quasi 9 kg a causa della malnutrizione. Ma non finisce qui. Il tasso di omicidi è salito nel 2015 a 90 ogni 100000 persone. Nel 2018 si stima che quasi il 90% dei venezuelani viva in condizioni di povertà. Tutto questo ha portato alla nascita di movimenti sociali opposti al regime che chiedono riforme economiche, al sistema politico e il ripristino di una condizione democratica in tutto e per tutto. In tutto questo, scandali di corruzione politica, una bassa produttività e una pessima gestione delle risorse disponibili ha portato il Paese sull’orlo del baratro.
Conclusioni
Questo articolo vuole porre l’accento su alcuni dei drammi che la popolazione del Venezuela sta vivendo. Ovviamente trattare ogni singolo aspetto della crisi porterebbe alla scrittura di un trattato piuttosto che ad un articolo. Le immagini utilizzate, per quanto forti, servono a evidenziare la drammatica situazione generata dall’incompetenza nella gestione di una quantità incredibile di risorse naturali e di petrolio.
Possibili scenari
Purtroppo prevedere scenari positivi è alquanto difficile. Le recenti elezioni presidenziali hanno avuto un’affluenza in crollo del 33% e sono state avvelenate da brogli e da persecuzioni alle opposizioni. Inoltre è notizia di questi giorni che una parte dell’esercito ha tentato, fallendo, un colpo di Stato. La situazione più probabile è che questo non sarà l’ultimo tentativo e la pentola a pressione venezuelana finirà per esplodere in una guerra civile. Speriamo di poter rileggere in futuro queste previsioni e dire che erano completamente sbagliate ma per ora sembra che l’ora più buia venezuelana debba ancora arrivare. Ai posteri l’ardua sentenza.