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Ceta: cos’è e cosa comporta?

Il Ceta (in inglese Comprehensive Economic and Trade Agreement, letteralmente “Accordo economico e commerciale globale”) è un trattato di libero scambio tra Canada e Unione Europea. è stato approvato dal Parlamento Europeo il 15 febbraio 2017, entrerà pienamente in vigore soltanto a seguito della ratifica di tutti gli Stati Membri dell’UE.

Cosa prevede il Ceta?

Il Ceta comporta l’eliminazione di una serie di barriere economiche tra le due parti.
Nonostante il dibattito attorno al trattato si sia principalmente incentrato sui prodotti agricoli in realtà il Ceta tratta ben altro nelle sue quasi 1500 pagine.
Per ovvie ragioni verrà fatta una sintesi.

Dazi e appalti

Il Ceta permette l’eliminazione del 98% delle barriere e dei dazi doganali esistenti negli scambi commerciali tra Unione europea e Canada, la liberalizzazione del mercato dei servizi tra le due sponde dell’Atlantico, e la concessione dell’accesso agli appalti pubblici canadesi alle imprese europee, sia a livello federale che delle amministrazioni locali.

Secondo la Commissione europea, con l’abolizione dei dazi gli esportatori Ue risparmierebbero circa 500 milioni di euro l’anno, e gli scambi commerciali tra l’Unione e il Canada aumenterebbero del 20%. 

Prodotti doc

L’Accordo aiuta a contrastare la contraffazione (il cd. italian sounding) grazie al riconoscimento delle delle Indicazioni geografiche (IIGG) europee: sono 143 le indicazioni geografiche di provenienza tutelate, di cui 41 italiane.
Fra queste figurano, tra l’altro:

  • tre prosciutti (Prosciutto di Parma, San Daniele e Toscano): significa che il Prosciutto di Parma potrà finalmente entrare ed essere commercializzato sul mercato canadese con il suo marchio, dopo 40 anni di commercializzazione con la denominazione di “Original Prosciutto”
  • il Parmigiano Reggiano, l’Asiago, la Fontina, il Gorgonzola per cui vale l’obbligo di origine da indicare sull’etichetta in modo chiaro e visibile.
  • l’aceto balsamico di Modena

Con tale misura non sarà più possibile per le aziende canadesi fare uso sulle confezioni dei prodotti alimentari, come il Parmesan, di immagini che facciano esplicito o indiretto riferimento all’Italia.
Inoltre, la lista di indicazioni geografiche è una lista aperta, con la possibilità, quindi, di eventuali inclusioni future per ulteriori doc/dop/igp.
Secondo Dino Scanavino, Presidente nazionale della Confederazione degli agricoltori, i 41 prodotti riconosciuti rappresentano il 91% del mercato italiano.

Professioni intellettuali

Il trattato prevede poi il riconoscimento reciproco delle professioni regolamentate, come quelle di architetto, ingegnere o commercialista.
Le due parti si sono impegnate infatti a riconoscere progressivamente i professionisti che lavorano tra le due sponde dell’Atlantico, permettendo loro di esercitare indifferentemente sia in Canada che nell’Unione Europea.

Gli scambi commerciali tra Italia e Canada

Prodotti importanti dal Canada, in percentuale

Ciò che appare chiaro guardando al commercio bilaterale tra i due paesi è che i prodotti italiani trovano spazio nel mercato del Canada più di quanto non accada per quelli canadesi in Italia. Nel complesso, il nostro paese registra infatti un ampio avanzo nella bilancia dei pagamenti con il paese degli aceri: a fronte di 3,7 miliardi di dollari statunitensi di esportazioni, le importazioni ammontano infatti a meno di 1,5 miliardi di dollari.

Prodotti esportati dall’Italia verso il Canada, in percentuale.

I primi segnali dati dal Ceta

Il 21 settembre 2017 il Ceta è stato applicato in via provvisoria, vuol dire che l’accordo è entrato in funzione prima della ratifica da parte degli Stati Membri.
I primi segnali indicano che l’accordo Ceta è favorevole per l’Italia: nessuna invasione di prodotti canadesi e buone performance dell’export agroalimentare verso il Canada.

Tra ottobre e dicembre 2017 -segnala la Cia (conferenza italiana agricoltori)- l’approvvigionamento di grano canadese è diminuito del 35%. Le importazioni di frumento sono passate da 1,6 milioni (2014) a 795 mila (2017). Sul fronte dell’export, il mercato canadese si conferma importante sbocco commerciale del Made in Italy agroalimentare: dall’applicazione provvisoria del Ceta, l’export tricolore verso il Canada segna, infatti, un’ottima performance (+9%).

Perché la discussione si è concentrata principalmente sui prodotti alimentari?

La discussione sul Ceta è iniziata dopo la diffusione di alcune indiscrezione sul TTIP (l’accordo commerciale tra USA e UE). Nel TTIP si dava molta meno attenzione sul fronte della sicurezza alimentare e i prodotti IG erano drammaticamente assenti nelle prime bozze e successivamente erano presenti in un numero limitato.
Gli USA hanno dei controlli alimentari infinitamente inferiori rispetto all’Italia (un caso celebre è dato dal parmesan, un prodotto spacciato per simil-parmigiano ma che al suo interno presenza parti di segatura).

Dopo queste sconfortanti rivelazioni è normale avere una certa diffidenza verso il Ceta, anche se il Canada ha standard qualitativi superiori rispetto agli USA ma, nonostante questo, la campagna #stopTTIP ha fatto notare che molte imprese statunitensi potrebbero usare le loro sedi canadesi per veicolare la vendita dei loro prodotti verso l’Unione Europea.

Favorevoli e contrari

Si può dire che chi vede con favore il libero scambio globalizzato plaude all’accordo considerandolo una grande opportunità per l’export italiano e per aumentare la tutela dei prodotti stessi.
Viceversa, coloro che vedono con diffidenza il commercio internazionale e con contrarietà gli standard qualitativi Canadesi vedono nel Ceta un pericolassimo mezzo che porterà alla rovina per i produttori italiani.

L’italia verso il NO

Il nuovo Ministro alle politiche agricole, Gian Marco Centinaio.

Dopo la richiesta del neo Ministro alle politiche agricole, Gian Marco Centinaio, il parlamento italiano si avvia a dire No alla ratifica del Ceta e questo significherà l’affossamento dell’intero trattato. Per l’entrata in vigore completa è infatti necessario il via libera di tutti i parlamenti degli Stati Ue. Con il No anche di un solo Stato, verrebbe revocata anche l’applicazione provvisoria, scattata il 21 settembre del 2017, per quanto riguarda le misure di politica commerciale, mentre la parte sugli investimenti è ancora in sospeso.