Decreto dignità: una descrizione sintetica
Il decreto dignità sta diventando uno degli argomenti centrali della vita politica italiana. In questo articolo faremo una riepilogazione dei punti chiave e di alcune delle critiche che ha ricevuto.
La struttura del decreto
Prima di tutto quello di cui parliamo è un decreto legge e non legislativo. Il pacchetto di riforme è stato approvato dal Consiglio dei ministri ma deve ancora passare sotto la lente del Parlamento che potrebbe modificarlo. Un’altra situazione da non trascurare è che al momento il presidente della Repubblica e in visita ufficiale nei Paesi baltici quindi non potrebbe porre la firma decisiva anche se fosse ci fosse già stato l’ok delle Camere. Il decreto è formato da dodici articoli che trattano materie molto varie: si va dal gioco d’azzardo al redditometro fino alle delocalizzazioni.
I contratti a tempo determinato
Una delle misure più pubblicizzate dal ministro padre del decreto, Luigi Di Maio, è quella che renderebbe più stabili le posizioni dei lavoratori. Il decreto punta a ridurre il precariato, ponendo dei limiti temporali ai contratti a tempo determinato. Facendo salve eventuali esigenze di particolare importanza per il datore di lavoro e la possibilità di avere una libera contrattazione tra le parti, le novità saranno:
- Contratto a tempo determinato di massimo dodici mesi, con possibilità di rinnovo dello stesso solo in casi di esigenze temporanee
- In caso di rinnovo di un contratto a fronte di un’esigenza temporanea del datore di lavoro, il prolungamento non dovrà superare i 24 mesi
- Incremento del contributo addizionale, che passerà dall’1,4% all’1,9% della retribuzione imponibile ai fini previdenziali, a carico del datore di lavoro, per i rapporti di lavoro subordinato non a tempo indeterminato
- Dodici mesi di indennità in più per i lavoratori licenziati senza giusta causa: si passa quindi da 24 a 36
Ulteriori “penalizzazioni” per scoraggiare il tempo determinato
Per scoraggiare in misura ancora maggiore il ricorso a contratti a tempo determinato, il decreto prevede una serie di “sanzioni” di forza crescente. Il numero massimo di proroghe concesse passa da 5 a 4 mentre tutti i rinnovi avranno un costo contributivo maggiorato dello 0,5%. Il decreto istituisce tre tipologie di causali per i contratti di durata maggiore di dodici mesi:
- esigenze temporanee e oggettive
- connesse a incrementi temporanei, significativi e non programmabili
- relative a picchi di attività stagionali
Le nuove norme si applicheranno ai contratti stipulati dopo l’entrata in vigore del decreto e a quelli già esistenti ma rinnovati dopo la stessa.
Sanzioni contro la delocalizzazione
Il decreto occupandosi principalmente di economia e lavoro non poteva non trattare del fenomeno della delocalizzazione. Un’azienda che ha ricevuto investimenti dallo Stato e che delocalizza prima di un periodo di cinque anni dall’ultimo finanziamento, verranno sanzionate per un importo pari ad almeno due volte (e fino a quattro) la somma ricevuta. Inoltre, gli interessi verranno incrementati fino ad un massimo di 5 punti percentuali.
Misure contro il gioco d’azzardo
Per combattere la piaga della ludopatia, saranno eliminate tutte le pubblicità del gioco d’azzardo. Dall’anno prossimo questo ban si estenderà anche alle sponsorizzazioni e a qualunque forma di comunicazione. Le sanzioni per le violazioni andranno da un minimo di 50000 Euro e saranno pari al 5% del valore della sponsorizzazione. Il decreto mantiene la struttura che multa per cifre dai 100 ai 500mila Euro chi pubblicizza l’azzardo nel contesto di spettacoli rivolti ai minori. Da segnalare che la Lotteria Italia e le altre lotterie ad estrazione differita sono esenti da queste misure.
Fine del redditometro?
Introdotto nel 1992, il redditometro è uno strumento usato dall’Amministrazione finanziaria per snellire la determinazione del reddito imponibile delle persone fisiche. Il decreto Dignità prevede una sua modifica e anche la fine della trattenuta dell’I.V.A. da parte dello stato nei rapporti con i professionisti.
Le critiche
Le principali critiche a questo decreto si concentrano sulla nuova normativa dei contratti a tempo determinato. Secondo diversi industriali questo porterà ad una contrattura del mercato del lavoro, con meno impiegati ma non meno precarietà. Ulteriori critiche sono arrivate da Confesercenti e Confcommercio mentre alcune sigle sindacabili hanno detto di apprezzare parti del decreto ma di vederle poco incisive rispetto a quanto si aspettavano.