Economia

Aggiornamento Sul DEF

Trepidanti riguardo alla pubblicazione ufficiale della nota di aggiornamento al DEF, ciò che noi comuni mortali e appassionati di economia possiamo fare è guadarci intorno, leggere giornali e interrogarci su chi può aver ragione.

Farsi largo

Ancora meglio nostro obbiettivo è quello di farsi largo fra i vari articoli di giornale che riempiono il web e soffermarci più che altro sulle dichiarazioni dei protagonisti di questa celeberrima nota. Ovviamente nostro osservato speciale sarà il ministro dell’Economia, Giovanni Tria.

Il Ministro Giovanni Tria

Secondo il Nostro si tratta di una “Una manovra di qualità che punta sulla crescita”. 

Fino a qualche giorno fa si cantava vittoria e c’erano politici festanti sui balconi per aver finalmente trovato un accordo. Purtroppo però ci ha pensato l’Europa a calmare gli spiriti bollenti e rovinando la festa.

La risposta Europea

La Nota di Aggiornamento al DEF italiano desta preoccupazione alla Commissione Europea. I patti prima del nuovo esecutivo parlavano di un abbassamento del deficit per il nuovo anno dello 0,1% continuando un ciclo, a detta dell’Europa, virtuoso che si era innestato in Italia.

Invece, ll vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis e il titolare agli Affari economici Pierre Moscovici scrivono in un commento: “Chiediamo alle autorità italiane di assicurare che la manovra sia in linea con le regole fiscali comuni. Il Def a prima vista sembra costituire una deviazione significativa dal percorso di bilancio indicato dal Consiglio Ue il che è motivo di seria preoccupazione”.

Il Vice Presidente Valdis Dombrovskis

La risposta Italiana

Dapprima l’Italia ha dato vita ad una serie di giri di parole e incolpato altri Paese che fanno di peggio. Un po’ come quando alle elementari ti andava male una verifica e dicevi a tua madre che era stato così per tutta la classe. Poco male. Lo schiaffo te lo beccavi comunque.

Aggiornamento del DEF

Ma alla fine, poche chiacchiere: il nostro governo sembra intenzionato a cambiare la Nota di Aggiornamento. A quanto pare sono previsti tagli ai ministeri e nuove tasse. A fronte di una manovra, che tra reddito di cittadinanza, riforma pensioni, avvio della flat-tax e blocco degli aumenti dell’Iva vale all’incirca 40 miliardi di euro, grazie all’aumento del deficit al 2,4% il governo disporrà di 27 miliardi di euro. Gli altri 13 saranno coperti con le solite vecchie ricette.

I tagli alle spese

Nel menù non possono mancare le riduzioni delle spese. Stando alla Nota di aggiornamento il governo ha messo in conto 3,6 miliardi di risparmi, in pratica due decimi di punti di Pil, tra «tagli alle spese dei ministeri e altre revisioni di spesa». Ma in attesa che riprenda quota la spending review, che richiede tempi lunghi prima di produrre risparmi consistenti, si ripiegherà sui soliti tagli semplici e puliti già effettuati dai governi passati innanzitutto a carico delle amministrazioni centrali. Dunque soldi che erano previsti ad esempio ai Comuni rischiano di non partire.

Nuove entrate

L’altra leva che verrà attivata inevitabilmente è quella delle entrate. In maniera diretta e indiretta aumenteranno insomma le tasse su molti soggetti e diverse fasce di contribuenti, intervenendo innanzitutto su regimi agevolativi e detrazioni. Si inizierà da quello che si intende col ridurre drasticamente gli sconti fiscali di cui oggi beneficiano banche e compagnie petrolifere, come ha specificato il vicepremier Di Maio. Dicendo addirittura che da questa manovra conta di tirar fuori “40 miliardi”. Mentre verrebbero risparmiati gli sconti su mutui, spese mediche e polizze vita che interessano le persone fisiche.

Il Vice Premier e Ministro dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio

Partite di giro

Sempre in campo fiscale si assisterà anche a vere e proprie partite di giro. Per estendere la flat tax del 15% a 500 mila, tra partite Iva individuali e piccole imprese ammesse al regime forfettario dei minimi, verrà infatti abrogata ad altre 2 milioni di partite Iva la possibilità di applicare la tassazione flat al 24% come le società di capitali.

L’Iri, l’imposta sul reddito di impresa che doveva debuttare giusto l’anno prossimo, verrà infatti cancellata. Non solo, ma per introdurre la riduzione dell’aliquota Ires al 15% sulla quota di utili destinati all’acquisto di beni strumentali e alle nuove assunzioni, verrà eliminato l’Aiuto alla crescita economica (Ace), una agevolazione che già oggi consente di pagare zero tasse sulla parte di reddito corrispondente all’aumento del patrimonio netto dell’impresa per accantonamento di utili o nuovi apporti di capitale. In sostanza, fanno notare gli esperti del settore, per l’insieme delle partite Iva il saldo rischia di essere negativo.

Una tantum

Altre voci di entrata sono ancora in bianco, come i proventi della pace fiscale: l’ipotesi è che possa portare tra i 3 ed i 5 miliardi una tantum. Ma non ci sono certezze e questo lascia in sospeso gli altri interventi che si potrebbero mettere in campo. Quello che è certo che tutte queste misure, stando alle stime del Def, freneranno il Pil di 0,4 punti, mentre tutti gli altri interventi lo faranno crescere di un 1 pieno. Il saldo finale è quello 0,6 in più calcolato dal Mef per il 2019.

Published by
Emanuel Ceccolin