Caporalato: schiavitù e disperazione
Cos’è il caporalato?
Secondo la Treccani, il caporalato è la “forma illegale di reclutamento e organizzazione della mano d’opera, spec. agricola, attraverso intermediari (caporali) che assumono, per conto dell’imprenditore e percependo una tangente, operai giornalieri, al di fuori dei normali canali di collocamento e senza rispettare le tariffe contrattuali sui minimi salariali.”
Possiamo trovare quindi degli elementi caratteristici:
- Reclutamento illegale di mano d’opera
- Il ruolo dei caporali
- L’imprenditore che assume
- La paga irrisoria rispetto alle infinite ore di lavoro massacrante
In altre parole
Il caporalato è un sistema di organizzazione del lavoro agricolo, svolto da braccianti inseriti in gruppi di lavoro che possono comprendere dai pochi individui a diverse centinaia di persone. Il numero di braccianti dipende da vari fattori tra cui la capacità del “caporale” di reperire le vittime per i proprietari terrieri e società agricole.
Il caporale
Il caporale è la persona di mezzo, il procacciatore di braccia da schiavizzare e supervisore dei lavori. La sua paga è costituita da una parte pagata dall’imprenditore (in base ai reclutati, al lavoro svolto ecc.) e dai “”lavoratori”” stessi. Il caporale quindi, non solo gestisce i lavori e di conseguenza le paghe misere dei braccianti ma provvede anche a “tassarle” per remunerarsi. Inoltre, i “”lavoratori”” devono anche pagarsi il viaggio in camion dal luogo del reclutamento fino ai campi.
Nella vita di tutti i giorni
La maggiore tutela dei lavoratori derivante dall’espansione del diritto al lavoro nella seconda metà del secolo scorso, ha favorito l’incremento della consapevolezza dell’esistenza del fenomeno del caporalato. Questo virus è spesso legato alla criminalità organizzata che gestisce come se fosse una holding, i vari territori da assegnare ai caporali che poi procacciano i lavoratori.
Una giornata tipo nei campi
Questi lavoratori, anzi queste vittime, iniziano la loro giornata di sfruttamento nelle prime ore del giorno. Il “turno” comincia intorno alle 5 e va avanti per dodici (o più) ore. I caporali, che spesso pretendono di essere chiamati padroni, ovviamente non sono mostri e forniscono ai loro schiav…ehm impiegati, un lauto pasto. Pane duro!!! E solo nel caso in cui la paga non sia alta (sempre al massimo una decina di Euro) perché in quel caso non c’è nessun pasto “omaggio”. Come prevedibile, nella maggioranza dei casi, dei contributi previdenziali manco l’ombra.
Caporalato e immigrazione
Il caporalato e l’immigrazione clandestina spesso vanno di pari passo. Questo virus sfrutta la disperazione delle persone più povere per ottenere schiavi e quali persone sono più disperate se non quelle che scappano da guerre, carestie, povertà e disastri vari? Ma non disperate, non rubano il lavoro agli italiani. Anche i nostri connazionali finiscono vittime di questi schiavisti ma, in un misto di schiavismo e razzismo, guadagnano più dei loro “colleghi” perché bianchi. Infatti, spesso i caporali decidono le paghe in base al colore della pelle: un rumeno guadagnerà 2X mentre un maliano X e via dicendo.
I numeri del caporalato
- Premessa: al fine di non doverlo specificare ogni volta, i numeri di seguito forniti sono tutti tratti dal rapporto “Agromafie e Caporalato” dell’Osservatorio Placido Rizzotto.
Il numero dei braccianti in Italia è di circa un milione di persone di cui il 28% costituito da migranti. Ai braccianti assunti regolarmente e rispettando i contratti nazionali (sì, esistono anche i braccianti “legali”), si devono aggiungere più di 200000 assunti in nero. L’introito totale di questa business presenta cifre astronomiche: cinque miliardi di Euro annui ma anche quasi il 40% di tasso di irregolarità. Si stima che questo provochi un’evasione di almeno un paio di miliardi l’anno.
Le aziende e i salari
Circa 30000 aziende fa ricorso a forme di intermediazione (il 25% del totale) e paga un totale che oscilla tra i venti e i trenta Euro al giorno ovvero meno della metà di quanto previsto dai contratti nazionali. Alcuni braccianti guadagnano la strabiliante cifra di cento…centesimi di Euro all’ora. E le donne? Tranquilli, anche qui le tradizioni sono rispettate e il gender pay gap fa guadagnare alle donne circa il 20% in meno dei loro colleghi.
La 199 del 2016
Per non approfondire l’articolo evitiamo di citare il testo integrale della legge, facilmente consultabile sulla Gazzetta Ufficiale.
E tu? Dove vai a ballare?
Vieni a ballare, compare, nei campi di pomodori
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Rumeni ammassati nei bugigattoli
Come pelati in barattoli
Costretti a subire i ricatti di uomini grandi ma come coriandoli
Turista tu resta coi sandali, non fare scandali se siamo ingrati
E ci siamo dimenticati d’essere figli di emigrati
Mortificati, non ti rovineremo la gita
Su, passa dalla Puglia, passa a miglior vitaVieni a ballare in Puglia (Caparezza)