Economia

Il Fondo Monetario taglia le stime di crescita per l’Italia

Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha rivisto al ribasso le sue previsioni per la crescita economica dell’Italia per il 2019, avvertendo che eventuali nuove tensioni sulle finanze pubbliche potrebbero danneggiare la produzione, i costi di finanziamento e il sistema bancario della nazione.

L’FMI si allinea alla Banca d’Italia

La sede della Banca d’Italia, Palazzo Koch, oggi 21 ottobre a Roma.
ANSA/ALESSANDRO DI MEO

La nuova stima del fondo per il 2019 corrisponde alle proiezioni riviste che la Banca d’Italia ha pubblicato nel suo bollettino economico trimestrale venerdì. Il vice premier Luigi Di Maio, del movimento cinque stelle, ha criticato la banca centrale durante il fine settimana, dicendo che “non azzeccano mai”. Oltre ha questo sono stati anche messi in discussione i tempi del suo rapporto.

La nuova stime per il 2019

Il Fondo monetario internazionale, in un aggiornamento del suo World Economic Outlook, prevede che la terza economia della regione dell’euro crescerà dello 0,6% nel 2019, in calo rispetto alla stima di ottobre dell’1%. Si prevede, inoltre, che il PIL aumenterà dello 0,9% nel 2020. La seconda stima è rimasta invariata rispetto alla proiezione precedente.

Christine Madeleine Odette Lagarde è una politica e avvocato francese. Attualmente è il Direttore Operativo del Fondo Monetario Internazionale.

Il rallentamento del paese che, dipende principalmente dalla diminuzione delle esportazioni e dal rallentamento della produzione industriale, è parte di un indebolimento più ampio nell’area dell’euro. Infatti anche le prospettive economiche della Germania sono state riviste al ribasso. La crescita prevista per il 2019 in Italia è la più bassa tra le nazioni elencate singolarmente nella panoramica del FMI sulle sue ultime proiezioni.

Il solito monito sul debito troppo alto

L’Italia si distingue anche per i rischi legati al suo debito pubblico. Il rapporto debito/pil è al 131% ed è il secondo più grande della dell’Unione Europea dopo la Grecia.

     “Gli spread italiani si sono ridotti rispetto ai picchi di ottobre-novembre ma rimangono alti. Un lungo periodo di rendimenti elevati metterebbe ulteriormente l’accento sulle banche italiane, peserebbe sull’attività economica e peggiorerebbe la dinamica del debito “.

Gli scontri con l’UE non hanno aiutato

Jean-Claude Juncker è un politico e avvocato lussemburghese, presidente della Commissione europea dal 1º novembre 2014.

Lo scorso anno il Governo italiano si è scontrato con l’Unione Europea sugli obiettivi di bilancio che sono stati infine rivisti in un accordo dell’ultimo minuto. Le discussioni tese con la commissione europea hanno provocato, secondo l’FMI, un aumento dei costi di finanziamento della nazione, che ha avuto un impatto limitato sui tassi di prestito per famiglie e imprese (circa 30 punti base su un finanziamento a 10 anni).

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Nazareno Lecis