Manca ormai poco meno di un mese al divorzio con l’Ue e il Regno Unito deve salutare un’altra azienda che ha deciso di cercar miglior fortuna altrove. Honda ha annunciato la chiusura della sua unica fabbrica inglese di auto entro il 2021: un addio che comporta la perdita di circa 3500 posti di lavoro. Ma la casa produttrice giapponese è solo l’ultima in ordine di tempo a decidere di traslocare dall’isola.
Il numero di società che escono dal Regno Unito a causa della Brexit sta crescendo e senza un accordo, ora una possibilità più remota, si prevede che ne seguiranno altre.
Molte aziende, infatti, stanno creando altre società nell’UE o spostando la loro sede in un paese dell’UE nel tentativo di ridurre al minimo la ricaduta negativa che si aspettano dalla Brexit sulle loro attività.
La prima big company ad annunciare la fuga dal Regno Unito fu il produttore giapponese dell’elettronica Panasonic che a fine 2018 annunciò il trasferimento del suo quartier generale europeo dal Regno Unito ai Paesi Bassi.
Questa mossa è stata progettata per limitare le questioni fiscali legate alla Brexit. L’amministratore delegato di Panasonic Europe, Laurent Abadie, ha dichiarato al Nikkei Asian Review che se il Regno Unito riducesse l’imposta sulle società dopo la Brexit nel tentativo di attrarre affari, il Regno Unito potrebbe essere considerato un paradiso fiscale e, conseguentemente, diventare nuovamente appetibile.
Quella che si sta consumando nel Regno Unito è una autentica ritirata giapponese. Solo un paio di settimane fa, la Nissan aveva annunciato di aver deciso di non produrre più in Inghilterra il suo cross-over X Trail. Anche la Sony intende trasferire la sua sede principale in Olanda. Mentre il colosso aerospaziale Airbus pensa di adottare «decisioni molto dolorose» in caso di Brexit No-Deal (senza accordo). Anche la società Hitachi ha dichiarato che ha avviato le procedure per il trasferimento della sede fiscale e amministrativa in un altro paese dell’UE. L’ultimo a fare scalpore è stato il colosso motociclistico giapponese Honda che intende infatti chiudere il suo stabilimento inglese situato a Swindon. La chiusura avverrà nel 2021, mettendo a rischio 3.500 posti di lavoro.
Non sono solo le grandi multinazionali che si trasferiscono o si diramano nell’UE a causa della Brexit. Le PMI, in particolare quelle che commerciano all’interno dell’UE, stanno facendo progetti per creare avamposti e magazzini europei per ridurre al minimo la burocrazia della Brexit e i ritardi delle scorte alle frontiere. Il rivenditore di articoli da regalo online Rex London sta allestendo una base olandese e The Grown Up Chocolate Company sta pensando di trasferire la sua attività in Slovacchia.
Il Governo olandese ha affermato di essere in trattativa con oltre 250 società per trasferire le loro operazioni dal Regno Unito ai Paesi Bassi prima della Brexit.
Il Ministero degli affari economici,infatti, ha detto di aver attirato 42 aziende o filiali e 1.923 posti di lavoro dal Regno Unito l’anno scorso.
Il rapporto del Governo ha detto che un’altra società giapponese, la banca d’investimento Norinchukin, si è trasferita ad Amsterdam, insieme alla società di contenuti globali TVT Media, ai fornitori di servizi finanziari MarketAxess e Azimo e alla compagnia di assicurazioni marittima UK P & I Club.
Le banche e gli altri servizi finanziari sono obbligati ad avere operazioni in uno stato membro se vogliono servire un mercato paneuropeo, mentre le emittenti che trasmettono attraverso l’UE devono avere una licenza in uno stato membro per soddisfare i regolamenti.
La Francia ha identificato 50 società, tra cui industrie automobilistiche e farmaceutiche, che sta cercando di invogliare a cambiare sponda della Manica.
Il mese scorso il presidente Emmanuel Macron ha ospitato un summit di investimento per oltre 140 leader aziendali, compresi i capi di aziende con una presenza britannica significativa, come Goldman Sachs, Google e Siemens.