Roberto Calvi nasce a Milano nel 1920 e da subito mostra un interesse per l’Economia. Si diploma in Ragioneria e s’iscrive in Economia e Commercio alla Bocconi mentre parallelamente è attivamente impegnato con i Gruppi Universitari Fascisti. La guerra lo porta sul fronte orientale ma è dopo il conflitto che la sua storia ha davvero inizio. Nel dopoguerra, tramite il padre dirigente alla Banca Commerciale Italiana, riesce a farsi assumere nello stesso istituto.
Gli agganci del padre permettono al giovane Roberto di fare il salto di qualità: nel 1947 diventa un impiegato del Banco Ambrosiano. L’aggancio di suo padre è Alessandro Canesi, direttore generale della banca, che ben presto diventa il mentore di Calvi. Grazie alla stretta collaborazione con Canesi, di cui diviene assistente personale, Calvi scala le gerarchie del banco e in particolare del settore esteri. Guadagna una vasta conoscenza dei paradisi fiscali e ottiene il ruolo di responsabile per le operazioni di carattere finanziario per l’estero oltre a svariati posti nei CdA delle controllate estere.
Il Banco Ambrosiano era una delle principali banche cattoliche e il suo credo era di offrire credito senza andare contro i principi etici del cristianesimo. Per diventarne soci si doveva esibire il certificato di battesimo e un attestato di buona condotta fornito da un parroco. Come prevedibile, questa natura cristiana porta il Banco Ambrosiano a essere molto vicino allo I.O.R.. Calvi dal canto suo, non è neanche particolarmente credente ma le sue idee in tema di finanza bypassano questi dettagli. Intuendone il potenziale, è uno dei primi a puntare in Italia sui fondi comuni di investimento.
Un personaggio chiave in questa storia è Paul Marcinkus: arcivescovo statunitense (nativo di Cicero come Saul Goodman di Breaking Bad), è a capo dello I.O.R. dal ’71 al 1989. La collaborazione tra i due porta alla fondazione della Cisalpina Overseas Nassau Bank. Come suggerisce il nome, questa banca aveva sede alle Bahamas e nel suo CdA, oltre a Calvi e Marcinkus, sedevano anche Licio Gelli e Michele Sindona.
Nel giro di quattro anni, Calvi passa da direttore generale del Banco a presidente (1975). Date le attività non proprio lecite, Calvi era l’unico a sapere interamente gli affari del Banco. Come misura preventiva, si avvaleva di una serie di società ombra con sede in paradisi fiscali sparsi per il mondo. Calvi aveva creato un intricato sistema di società fantasma in cui riversava i soldi dei risparmiatori del Banco e che si compravano le azioni a vicenda. Questo permetteva di coprire gli eventuali buchi finanziari di questa o quella società e di far salire il prezzo delle azioni: tutto sulle spalle degli investitori.
Per acquisire potere e assicurarsi amicizie che possano tornargli utili, Calvi utilizza il Banco Ambrosiano come cassa per finanziare sia i dittatori sudamericani sia la banda della Magliana. Tramite Michele Sindona, stringe rapporti saldi con Licio Gelli e diventa membro della P2. I soldi di Calvi finanziano le scalate dei massoni al gruppo Rizzoli e permettono a Gelli di mettere le mani sul Corriere della sera.
Il 17 aprile 1978, dodici ispettori della Banca d’Italia fanno visita al Banco Ambrosiano: questa visita durerà per sette mesi e permetterà di produrre un rapporto di 500 pagine con il dettaglio di tutte le irregolarità rilevate. Il plico viene consegnato al giudice Emilio Alessandrini che però è assassinato poco dopo da un gruppo estremista di sinistra. Nel 1980 il Banco è in crisi di liquidità ma qualche tangente permette di avere un finanziamento dall’E.N.I. e anche questo spavento passa.
Sulla strada di Roberto Calvi appare un altro ostacolo: il presidente della Consob, Guido Rossi. Il Banco Ambrosiano è ormai una delle più grandi banche italiane e Rossi chiede a Calvi di quotarlo in Borsa. Farlo comporterebbe essere sottoposti a controlli ancora più stringenti e quindi Calvi si oppone. Le cose peggiorano quando il suo principale sistema di protezione, viene reso di pubblico dominio: scoppia lo scandalo della P2. Persi gli agganci di Gelli, Calvi viene arrestato il 21 maggio 1981 per reati valutari.
Calvi è condannato ma riesce miracolosamente ad ottenere la libertà provvisoria, in attesa del processo di appello. Tornato presidente del Banco, cerca di sanare i conti invischiandosi in operazioni di riciclaggio con il boss mafioso Pippo Calò e la banda della Magliana. Tutto questo non basta e Calvi torna a bussare alla porta dello I.O.R.. In Vaticano però, nessuno vuole associarsi ancora ad una figura diventata ormai una bomba ad orologeria.
Pur essendo sprovvisto del passaporto, ritirato dalle autorità italiane, Calvi riesce a scappare e a rifugiarsi a Londra. Siamo nel giugno del 1982, un impiegato postale sta percorrendo il ponte dei Frati neri. Nota qualcosa che pende dalla struttura e si sporge per capire cosa sia. È il cadavere di Roberto Calvi, ancora si dibatte se sia stata opera sua o di terzi.