Economia

PIIGS: un nome, una garanzia?

Che il “famoso” parametro del 3% non sia rispettato da tutti, ormai è fatto noto. Cosa distingue, però, i vari Paesi dell’Eurozona? E cosa, per certi versi, li accomuna? Oggi parliamo di alcuni Paesi, detti PIIGS, accomunati da caratteristiche non proprio positive.

Da dove nasce PIIGS?

PIIGS è un acronimo utilizzato per indicare quei paesi dell’Unione europea caratterizzati da situazioni economico- finanziarie non troppo positive. L’acronimo in sé, nasce considerando le iniziali di tali Paesi:

  • Portogallo
  • Italia
  • Irlanda
  • Grecia
  • Spagna

Meno frequentemente si inserisce anche l’Islanda. Volendo essere più maliziosi, possiamo notare che l’ordine in cui i paesi sono indicati, non è proprio casuali: pigs, in lingua inglese, vuol dire maiali. Questo dovrebbe ricondurci al fatto che le economie di quei paesi non siano particolarmente “curate”. Questo acronimo, però, proprio perché discriminatorio, fu bandito nel 2008 dal New York Times e da Barclays Capital.

Cosa accomuna PIIGS?

Come già detto, le economie di questi paesi non sono particolarmente virtuose. Sono, infatti, accomunate da un alto livello di precarietà dei conti pubblici e da scarsa competitività come economia nazionale. Da queste considerazioni risulta molto alta la probabilità di risultare incapaci di risanare il debito pubblico. Ma quali sono gli indicatori in base ai quali si “giudicano” poco virtuose le economie di tali Paesi?

  • rapporto debito/Pil
  • rapporto deficit/Pil
  • rendimento dei titoli di Stato
  • livello di indebitamento estero
  • produttività

Giudicare con dati alla mano

Da quanto risulta anche dai dati forniti dall’Eurostat, i dati ci mostrano che,a volte, possono esserci delle eccezioni. Vediamo perché. Partendo dall’analisi del rapporto tra debito e Pil, notiamo che al 2010:

  • Grecia: 142%
  • Italia: 119%
  • Irlanda: 96%
  • Portogallo: 83%
  • Spagna: 60%

Questi dati risultano rilevanti pensando che, al tempo, la media dell’Eurozona si aggirasse al 73%. Perché inserire la Spagna allora? Semplicemente perché quel rapporto, dal 2007, ha subito una rapidissima crescita del 36% circa. Analizzando gli stessi dati al 2014:

  • Grecia:178.6%
  • Italia: 132.3%
  • Irlanda: 107.5%
  • Portogallo: 130.2%
  • Spagna: 99.3%

Rilevanti anche questi dati, sia per il rapido aumento delle percentuali, sia perché negli stessi anni il Belgio presentava un rapporto debito/Pil pari a 106.7% e la Francia al 95.6%, eppure non figurano tra i PIIGS.

Il rapporto deficit/Pil e i dati al 2018

Sempre stando al 2010, anche il rapporto deficit/Pil sembra aver destato sospetti per questi Paesi. Generalmente, questo rapporto, ha generato sempre dei dubbi in merito al parametro fisso a 3%. In parole povere, però, sappiamo che questo parametro serve a garantire politiche non troppo sbilanciate all’interno degli Stati membri. Questa volta, però, “in testa” vi era l’Irlanda con uno spaventoso 32.2%. A seguire la Grecia con 9.6% e la Spagna con 9.2%. Fanalini di coda Portogallo al 7.3 e Italia al 4.6. Eppure, anche stavolta, ci chiediamo per esempio perché la Francia, col suo 7.7%, non abbia “goduto” di una menzione speciale tra i PIIGS. Ma com’è oggi la situazione? Abbiamo già visto che secondo Borghi, nessun paese rispetterà mai il noto 3%. Al 2018, però, la situazione era esattamente descritta dall’Eurostat così:

La sola Cipro, con un rapporto pari a -4.8% non rispetta il parametro del 3%.

 

 

 

 

Published by
Marianna Imbellone