Turchia e Corea del Sud tagliano i tassi
Era già nell’aria da qualche tempo e la risposta dei governatori delle Banche Centrali di Corea del Sud e Turchia riguardo i tassi non si è fatta attendere troppo. Certamente parliamo di due economie totalmente opposte, interrelate in maniera minore come è giusto aspettarsi in un’economia globalizzata.
Il caso che più ci tocca come Europei e come interessati alle questioni economiche dei nostri vicini sempre messi in discussione è senza dubbio il caso della Turchia.
Il caso Turco
Come si evince dal grafico soprastante, negli ultimi mesi l’Economia turca sembra aver trovato la via per la stabilità. Certo, i tassi di inflazione rimangono molto alti ma più si avvicinano allo zero e più la Banca Centrale può avere spazio di manovra. All’incirca noi sappiamo che in Europa i tassi di interesse si muovono più o meno come quelli di inflazione (sempre occhio alla trappola della liquidità). Sono entrambi molto bassi al momento. Come anche sappiamo la regola del 3% è studiata in maniera tale da avere una crescita media costante senza esplosioni, in maniera tale da consentire uniformità fra gli Stati.
Ecco, possiamo vedere come la Turchia infatti con alti tassi di Inflazione in realtà arranchi sul lato economico. Questo perché se hai un tasso di inflazione del 15% medio vuol dire che per contro-bilanciare devi avere anche una crescita del PIL di almeno il 15% per pareggiare. Altrimenti le cose non vanno così bene.
Perché tagliare i tassi?
Ed ecco quindi la decisione del neo-presidente della Banca Centrale Turca, Murat Uysal, di tagliare i tassi di interesse di 425 punti base. Da 24% a 19,75%. Un abbassamento enorme, inaspettato per quasi tutti gli analisti economici. Un taglio che non accadeva da 4 anni e mezzo e che ora con un’inflazione abbastanza stabile ha concesso la possibilità di agire. La verità è che addirittura il nostro caro Murat pare sia stato addirittura molto cauto.
Alla notizia del sopra descritto taglio dei tassi, il presidente turco Erdogan ha espresso il suo concern per la notizia, dicendo che la TCMB (vedi didascalia della foto) avrebbe dovuto fare di più e che si aspetta ulteriori tagli entro fine anno.
Il presidente d’altronde ha sempre espresso la sua convinzione che alti tassi di interesse non causino alta inflazione come normalmente ci si aspetterebbe in economia (d’altronde prima i tassi erano al 24% e l’inflazione al 15, ma come sappiamo l’economia è un po’ più complessa).
Il caso della Corea del Sud
Tutt’altra storia quella che riguarda la nostra amata Corea del Sud. Caso di scuola per ogni corso di economia per aver fatto parte (o per farne ancora parte a seconda dei punti di vista) delle cosiddette Tigri Asiatiche, quei Paesi che alla fine degli anni Novanta hanno conosciuto una crescita tumultuosa data dal commercio e dalla tecnologia. E se mentre le altre “Tigri” appunto (Taiwan, Hong Kong e Singapore) hanno fatto del commercio il loro tesoro, la Corea del Sud ha puntato tutto su tecnologia e industria.
Perché dunque tagliare i tassi?
Le decisioni dei Banchieri Centrali, come abbiamo visto anche nel caso precedente, tendono sempre alla moderazione. Nel caso della Corea del Sud il taglio è stato moderato, di soli 25 punti base da 1,75% all’1,5%. Si tratta comunque del tassi di re-purchasing a 7 giorni monetario fra banche. Si tratta di un tasso importantissimo e la decisione è dovuta al ridimensionamento della crescita economica Coreana che è passata dalla previsione del 2,5% fatta ad aprile ad una attuale del 2,2%.
L’abbassamento della crescita ha portato il presidente della Bank of Korea alla decisione di ridimensionare i tassi per dare un po’ più di liquidità e respiro al settore bancario e dunque ai cittadini. Si tratta del primo taglio di questo tasso da 3 anni.
Anche in questo caso l’inflazione gioca un ruolo cruciale, passando dall’1,1% previsto allo 0,7%. Come mai questo “crollo” economico della Corea del Sud?
I motivi
Da quando il presidente americano Donald J. Trump ha preso la decisione di proteggere i confini americani e di innalzare i dazi verso la Cina ne hanno risentito anche le economie circostanti, soprattutto la Corea e il Giappone che di Export verso l’America ne fanno abbastanza. A questo elemento si aggiunge il crollo del settore dei semi-conduttori che fanno di questo Paese una ragione di Vita, portando le esportazioni a ridursi del 26% nel giro di pochi mesi.