Home » Asset management » Stock market » L’indecisione dei mercati finanziari: manca l’ottimismo?

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Torniamo al 2008: dall’ultima crisi economica sono passati 11 anni, l’economia si è ripresa e i mercati finanziari hanno raggiunto nuovi massimi, specialmente gli indici USA, i quali hanno superato il 300% di rendimento dall’ultimo crollo. Ci si può riferire a questa crescita come la più grande “bull ran” della storia dei mercati.

Qual è la situazione attuale?

L’ultima flessione, di circa il 20%, l’abbiamo vista nel periodo che intercorre tra la fine di Ottobre e il 24 Dicembre del 2018. Tuttavia, il mercato si è ripreso raggiungendo nuovi picchi, in quella che è la seconda più grande salita da inizio anno della storia, dopo quella del 1987.

Durante il 1987, l’S&P 500 ha registrato un +40% prima del crollo

Solamente guardando i grafici degli indici di borsa ci si aspetterebbe un’economia solida, autosostenuta da se stessa e dalla finanza. Sappiamo che non è così. I dubbi sulla solidità del sistema economico-finanziario sorgono già alla visione di un ulteriore grafico: i rendimenti delle obbligazioni americane a 10 anni.

Quale segnale danno questi titoli?

Il rendimento dei Treasury a 10 anni indica il livello di fiducia che investitori e traders hanno nell’economia americana. Il fatto che si parli di obbligazioni a scadenza decennale implica che è preso in considerazione il cosiddetto long run o lungo periodo. Da circa Dicembre 2018 il rendimento a dieci anni è in trend negativo e ora si aggira intorno all’ 1.5%. Se gli yields scendono significa che sempre più posizioni lunghe vengono aperte, cioè che gli investitori stanno comprando sempre più Treasury.

Questo è un dato importante: se gli investitori comprano dei titoli per avere un guadagno basso ma certo dopo 10 anni è perché hanno poca fiducia nel breve periodo e quindi nei mercati finanziari.

Confronto tra l’S&P 500 (linea rossa) e i Treasury a 10 anni (linea blu)

Come si può notare dal grafico, lo S&P500 (linea rossa) è in trend rialzista, sempre verso nuovi massimi, anche dopo il flash crash di Dicembre, mentre la curva dei rendimenti dei titoli di Stato decennali americani (linea blu) è direzionata al ribasso, trend sviluppatosi proprio in contemporanea alla discesa dell’azionario.

La mancanza di totale fiducia è indicata anche dall’inversione della Treasury yield curve: le obbligazioni a breve periodo (tre mesi) hanno iniziato a rendere maggiormente delle già discusse obbligazioni di lungo. Il significato è sempre lo stesso: vengono comprati sempre più bond a lungo periodo, perciò il rendimento cala. Questo fenomeno è un ulteriore segno di sfiducia nell’economia nello short term. Come sappiamo questa inversione è stata quasi sempre sinonimo di recessione.

L’inversione della curva dei rendimenti

Il sentiment degli investitori

Differenze dell’ottimismo di grandi e piccoli investitori

Gli smart money sono gli investitori istituzionali, ossia i fondi d’investimento e le grandi banche. I dumb money sono i trader retail e i risparmiatori. Com’è possibile osservare, poco prima del flash crash la fiducia degli “investitori intelligenti” stava calando, viceversa per quella degli “stupidi”. Dopo la flessione, invece, l’indice è stato spinto in alto dall’ottimismo dei grandi.

Al contrario, ciò che sembra stia mantenendo ad alti livelli i mercati finanziari in questo momento è la soddisfazione dei dumb, essendo quella degli smart al minimo. Questo può spiegare il calo dei rendimenti dei Treasury: gli investitori istituzionali, avendo poca fiducia nell’azionario stanno comprando obbligazioni di Stato a lungo termine.

La cosa interessante, osservata anche dall’economista Robert Shiller nel suo libro <<Euforia irrazionale>>, è che le crisi dei mercati finanziari accadono quanto l’ottimismo degli stupidi” è alto, cioè quando essi sono euforici.

I Buybacks

Il buyback è la pratica attraverso cui un’azienda compra nel mercato le proprie azioni al fine di sostenerne o rialzarne il prezzo artificialmente.

Il valore dei buybacks

Come si può osservare dal grafico, la pratica di acquisto di azioni proprie delle aziende quotate nell’S&P 500 vale oltre 200 miliardi di dollari. Numeri stratosferici, sostenuti da un altro importante fenomeno: i tagli ai tassi d’interesse.

Dopo che il 31 Luglio 2019 la FED ha annunciato il taglio dei tassi di un quarto di punto lo stock market si è flesso leggermente. Ciò a causa del fatto che Powell, esprimendosi male, si è riferito a questa diminuzione come un abbassamento una tantum, correggendosi poco dopo, riportando l’indice alla soglia dei 2900.

Uno dei motivi è che il ribasso dei tassi implica maggior possibilità di indebitamento (in continuo aumento) a costo ridotto per le aziende, le quali possono aumentare gli investimenti o, appunto, i buybacks, sostenendo l’economia e riparandosi dalle discese in borsa.