Petrolio sotto ai 20 dollari per barile, meglio ancora se sotto i 10 dollari altrimenti le macchine elettriche saranno troppo più redditizie.
Questa è la sentenza del rapporto di Bnp Paribas Asset Mangement che fa sognare gli ambientalisti e fa tremare tutti i produttori di petrolio e coloro che sono ancora indietro sulla mobilità elettrica (come FCA), ma nel rapporto ci sono falle.
Il rapporto utilizza una metrica denominata Energy Return on Capital Invested (EROCI) per confrontare quanta energia utile il settore della mobilità ottiene per ogni dollaro speso in petrolio rispetto alle energie rinnovabili, in particolare facendo riferimento ai veicoli alimentati a energia solare ed eolica. Man mano che le energie rinnovabili diventano più economiche ed efficienti, i loro vantaggi rispetto al petrolio stanno diventando più evidenti, tra cui:
Se l’industria petrolifera vuole rimanere competitiva come fonte di carburante per le auto a lungo termine, deve produrre petrolio in modo redditizio a circa 10 dollari al barile, secondo il rapporto. Il petrolio attualmente costa circa 55 dollar al barile e pochi mesi fa si parlava del petrolio a 100 dollari.
Che si tratti di benzina o gasolio, i giorni del petrolio come carburante per LDV sono chiaramente contati perché la nostra analisi EROCI mostra che le condizioni economiche dei nuovi progetti eolici e solari combinati con i veicoli elettrici sono destinati a diventare irresistibili.
Nonostante il forte avvertimento per l’industria petrolifera, il rapporto di BNP Paribas Asset Management afferma che “l’industria petrolifera oggi gode di un enorme vantaggio su scala di energia eolica e solare di diversi ordini di grandezza – il petrolio ha fornito il 33% di energia globale nel 2018 rispetto a solo il 3% dal vento e dal solare. Inoltre, i veicoli elettrici sono attualmente più costosi dei veicoli ICE e diesel a prezzi adesivi e probabilmente rimarranno tali fino al 2023-25 ”.
Il rapporto sembra trascurare un punto fondamentale nella sua analisi.
Non considera la situazione attuale della diffusione e le infrastrutture già in essere.
Nel rapporto, in sintesi, si ipotizza di partire oggi da 0 e di investire 100 miliardi di dollari nelle due diverse mobilità con un orizzonte temporale di 25 anni.
Nel rispondere ad alcune domanda, direttamente sul sito di BNP, Mark Lewis (Global Head of Sustainability Research di BNP Paribas Asset Management) afferma:
La chiara conclusione della nostra analisi è che SE OGGI STESSIMO COSTRUENDO DA ZERO IL SISTEMA ENERGETICO GLOBALE, l’economia da sola imporrebbe che almeno l’infrastruttura di trasporto su strada fosse costruita attorno ai veicoli elettrici alimentati da elettricità generata dal vento e dal sole.
Il rapporto ignora anche la diffusione di beni e servizi compatibili e, pertanto, non prende in considerazione i fattori che influenzano l’adozione da parte della clientela.
Per fare alcuni esempi, attualmente è ancora molto difficile trovare dei meccanici specializzati sui motori elettrici e ciò scoraggia gli acquisti.
Oltre a questo non si è ancora arrivati alla definizione di uno standard per la presa di ricarica e le colonnine elettriche sono ancora una rarità in ampissime zone del mondo (con l’Italia pesantemente indietro rispetto alla media).
Nell’analisi manca anche un controfattuale non indifferente.
Con un eventuale crollo del prezzo del petrolio potrebbero aumentare drasticamente gli investimenti nel settore e ciò spingerebbe più in là il sorpasso da parte delle altre fonti rinnovabili e della mobilità elettrica.
Questa considerazione è alla base della curva ad S della performance tecnologica (nota in tutti i corsi di management).