È ancora presto per dire come finirà questa crisi di Governo. Sino a poco tempo fa sembrava scontato un Governo M5S-PD ma, in seguito alle ultime dichiarazioni di Di Maio, lo scenario “elezioni” si è riaperto.
Indipendentemente da questo possiamo già tirare le somme, questa crisi di Governo è stata una benedizione per l’Italia (e non solo questa).
Solitamente tutti gli analisti annunciano effetti drammatici sui mercati finanziari quando un esecutivo cade ma i risultati dicono altro.
L’analisi statistica condotta da SoldiExpert SCF, società di consulenza finanziaria indipendente, ha dimostrato come, in base all’andamento dell’indice Comit dal 1972 a oggi, le crisi di Governo abbiano finora fatto bene al Bel Paese.
L’indice Comit è un indicatore elaborato quotidianamente in passato dalla Banca Commerciale Italiana (quando era conosciuto come indice BCI)) e, oggi, da Banca Intesa, prendendo in considerazione tutti i titoli quotati alla borsa valori di Milano. Esso pone come base la media aritmetica dei prezzi di compenso del 1972 uguale a 100 e considera i corsi tel quel ai prezzi di chiusura. L’indice è molto interessante perché tiene conto anche dei dividendi staccati, fornendo quindi un rendimento “total return”.
Controllando l’indice è possibile notare che dalla caduta o dalla fine di un esecutivo all’insediamento di quello nuovo, l’indice Comit ha mostrato una tendenza a salire in media del +5,28%.
Gli investitori probabilmente sperano sempre che l’esecutivo futuro sia migliore del precedente ed è significativo che su 38 governi che si sono succeduti in 46 anni (mediamente uno ogni 14 mesi) nell’86,5% delle volte Piazza Affari sia salita durante il periodo di transizione dal vecchio al nuovo.
L’altra spiegazione, meno politicamente corretta ma probabilmente avvertita dagli operatori sul mercato finanziario, è che senza un Governo in carica ci siano meno pericoli di sconvolgimenti di bilancio e/o normativi.
Bisogna ricordare che l’Italia è un Paese frenetico dal punto di vista normativo quindi è impossibile avere per 2 anni consecutivi le stesse regole fiscali e burocratiche.
Il rialzo borsistico in assenza di un Governo non è solo stato osservato in questi anni in Italia ma anche in altri Paesi. Questo apparente paradosso lo abbiamo visto realizzarsi per esempio in Belgio (con una crisi di governo durata 541 giorni) e Spagna (oltre un anno) che hanno addirittura avuto il periodo più forte di crescita dell’economia senza Governi. Anche se andrebbe precisato che un Governo in realtà è sempre in carica anche se solo per gli “affari correnti” ossia a legislatura vigente.
Dal 20 Agosto, giorno delle dimissioni di Giuseppe Conte, sino ad oggi il FTSE MIB ha guadagnato 794 punti base pari al 3,9% dell’indice.
Anche oggi l’indice si trovava in terreno positivo ma poi l’ultimatum di Luigi Di Maio nei confronti del PD ha ribaltato l’indice portandolo in territorio negativo.
Questa reazione sembrerebbe confermare la prima spiegazione di Salvatore Graziano.
Il pericolo di nuove elezioni, e quindi di un allungamento del periodo di vacanza del Governo, non ha avuto un effetto positivo ma un effetto negativo.
Come si può notare dal grafico il rendimento dei titoli di stato (che misura il rischio Paese) è sceso drasticamente a partire dal 9 agosto. In quel giorno il Vice Presidente Salvini ha staccato ufficialmente la spina al Governo e l’effetto positivo è stato subito evidente.
Il giorno in cui è iniziata la crisi di Governo il rendimento dei BTP a 10 anni era pari a 1,81%.
Oggi il rendimento è pari allo 0,96%.
La correzione è principalmente imputabile all’eliminazione del rischio di ridenominazione della valuta (uscita dall’euro).