Da circa un secolo il petrolio è sinonimo di ricchezza. Dominare l’oro nero significa dominare probabilmente la risorsa più importante del globo, ambizione che giustifica guerre, sfruttamenti ambientali e comportamenti neo-colonialisti da parte delle grandi potenze mondiali. Il desiderio di controllare il maggior numero possibili di giacimenti petroliferi è intrinseco nella natura di tutti coloro che decidono di svolgere attività concernenti il greggio, indipendentemente dal tipo di attività. Tornando indietro negli anni, attraversando i periodi d’oro del settore petrolifero e quelli meno fortunati, è possibile trovare un uomo che ha monopolizzato il petrolio e quasi l’intero mercato su di esso costruito, un uomo in grado di produrre da solo l’1,5% del Pil nazionale statunitense e di diventare l’uomo più ricco della storia: scopriamo la storia di John D. Rockefeller.
John Rockefeller nasce a New York l’8 Luglio 1839 da William Avery Rockefeller e Eliza Davison. I primi anni furono molto movimentati, caratterizzati da continui traslochi dovuti al particolare lavoro svolto da Rockefeller padre. Quest’ultimo, infatti, vendeva medicinali caratterizzati dal potere di “curare tutti i mali”. Ovviamente si trattava di un espediente truffaldino per attirare possibili acquirenti, costringendo quindi la famiglia a spostarsi spesso da una città all’altra dello stato di New York, per poi trasferirsi definitivamente in Ohio, precisamente a Cleveland. Proprio qui a 16 anni, dopo gli studi, fonda la sua prima società: la Clark e Rockefeller, in cui dimostrò il suo acume per gli affari ottenendo un accordo in grado di ridurre i costi di trasporto dei barili di petrolio attraverso le ferrovie in cambio di commesse pagate direttamente dalla giovane società. Tale accordo prese il nome di rebate, e rappresentò l’origine del futuro monopolio di Rockefeller nel mercato petrolifero.
Nel 1870 John Rockefeller fondò, insieme al chimico Samuel Andrews, la Standard Oil Company. La gestione strategica di John si basava sul completo re-investimento dei guadagni dell’attività petrolifera nell’acquisizione di nuove compagnie e del potenziamento delle strutture già esistenti, definendo una rapidissima espansione delle attività della società. In pochi mesi la Standard Oil possedeva 22 delle 26 raffinerie di Cleveland, le restanti quattro appartenevano alla Pratt e Rogers, che compreso il potere accumulato da Rockefeller, decisero di vendergli le proprie attività e diventare suoi soci. La strategia perseguita dalla Standard era semplice ed estremamente letale: chiunque si rifiutasse di vendere le proprie attività veniva spinto verso la bancarotta, dopo la quale le attività della società fallita venivano vendute all’asta, dove Rockefeller e soci le acquistavano a prezzi enormemente ridotti. Il successo riscontrato in Ohio convinse i dirigenti della Standard Oil ad applicare la stessa strategia anche verso concorrenti di Stati differenti, vedendo le proprie attività crescere a dismisura. Le leggi nazionali statunitensi, però, impedivano ad una società di estendere i propri “domini” ad altri Stati, costringendo quindi Rockefeller a dividere la Standard Oil in varie società minori, di cui lui ne era sempre il maggiore azionista, creando quindi un trust.
Per evitare lo sviluppo di un monopolio, diversi Stati degli U.S.A. definirono leggi antitrust, che furono facilmente evitate separando la società dalle attività dello stato d’origine, ossia dell’Ohio. Nel 1899 la Standard mutò la propria natura, diventando una holding con partecipazioni azionarie in più di quaranta società e mutando la propria ragione sociale in Standard Oil Company of New Jersey (SONJ). Il potere detenuto dalla holding attirò nuovamente l’attenzione del Dipartimento di Giustizia americano, che sottopose la SONJ alle leggi federali antitrust, decretando nel 1911 la spaccatura in trentaquattro differenti società. John Rockefeller mantenne una quota azionaria minoritaria di ogni nuova società così creata e si ritirò dalla cariche amministrative del trust, lasciandole al figlio. Le azioni possedute dal magnate salirono rapidamente di valore, rendendolo immensamente ricco. Il suo patrimonio complessivo arrivò a 560 milioni di dollari, che all’attuale valore dell’inflazione corrisponderebbe ad un patrimonio di circa 336 miliardi di dollari, circa tre volte il patrimonio dell’attuale uomo più ricco del mondo, Jeff Bezos.
Prima della divisione della Standard Oil, John Rockefeller aveva già lasciato le principali cariche amministrative della società, mantenendo il titolo onorifico di presidente. Tale scelta fu dovuta soprattutto alla salute cagionevole e all’avanzamento dell’età. Prima della morte, avvenuta nel 1937 a 97 anni, lasciò gran parte della propria ricchezza in beneficienza, donando circa 540 milioni di dollari. La grande eredità lasciata da Rockefeller si rifletté anche sulle successive generazioni: suo figlio, John Davidson Rockefeller Jr., fondò il Rockefeller Center, un enorme complesso edilizio dove hanno sede società come General Electric, NBC, ESSO (evoluzione della SONJ) e RCA; suo nipote Nelson Rockefeller, invece, fu vicepresidente degli U.S.A. durante la presidenza Ford (1974-1977). John Rockefeller fu il primo uomo a superare la quota di un miliardo di dollari ed e ritenuto l’uomo più ricco di tutti tempi, tanto da ottenere il Guinness dei primati.