Home » Finanza » LTCM: quando il premio Nobel non è garanzia di successo

Il fantacalcio, che ci ha permesso di creare le nostre squadre personalizzate, rappresenta una sorta di what-if, ossia la possibilità di immaginare di come sarebbe una squadra con i migliori giocatori al mondo allenati dal miglior manager esistente. È quello che nel 1994 i grandi della finanza e dell’economia firmata USA cercarono di fare con l’LTCM (Long-Term Capital Management), un hedge fund che riuniva le più grandi menti matematiche ed economiche statunitensi dell’epoca guidati da Robert Merton e Myron Scholes, premi Nobel per l’economia per il famoso modello Black-Scholes-Merton, che ogni buon studente di economia ha visto almeno una volta in vita sua (se non lo avete fatto leggete prima quest’articolo https://financecue.it/il-modello-black-scholes-merton/12948/). Nonostante i migliori auspici, il fondo oggi non esiste più. Perché? Diamo un’occhiata.

L’idea alla base della strategia dell’LTCM

L’LTCM basava la sua strategia su due elementi principali: il convergence trading e la leva finanziaria. Il convergence trading parte dal presupposto che sul mercato ci siano delle inefficienze, che nel lungo termine (Long-Term non a caso) sono destinate a scomparire, facendo convergere quindi i valori dei titoli acquistati. La pecca principale di questa strategia è legata al guadagno su ogni operazione, davvero molto limitato. Ed è qui che si inserisce la leva finanziaria. Per effettuare le operazioni previste il fondo riceveva denaro in prestito, principalmente da banche, consapevole (in parte) di investire quel denaro ottenendo rendimenti superiori ai tassi di interesse del prestito stesso. Tale processo di indebitamento è tipico degli hedge fund, i quali spesso registrano livelli di debito migliaia di volte il proprio patrimonio. L’LTCM, rimanendo fedele alla leva finanziaria, possedeva un capitale proprio di 2 miliardi di dollari e un valore di indebitamento con le banche pari a 125 miliardi di dollari, circa 60 volte il patrimonio del fondo.

Solo questione di sfortuna (circa)

Il 1998 segna l’anno della caduta del fondo, che fino ad allora aveva dimostrato la propria efficienza attraverso un elaborato sistema in grado di scommettere sui titoli migliori, macinando guadagni dell’ordine dei miliardi di dollari. I sistemi sviluppati dalle menti dell’LTCM peccarono però di presunzione, immaginando di poter simulare la realtà attraverso modelli matematici infallibili, estraniandosi dal reale contesto dei mercati finanziari del 1998, e del terribile scossone che gli stessi stavano per subire: il crollo dell’economia russa. I gestori del fondo avevano investito enormi quantità di denaro in tassi di interesse russi, sicuri che la convergenza avrebbe portato questi titoli a salire ed uscire dalla situazione di crisi in cui riversavano. Così non fu. I tassi di interesse del colosso (ex)sovietico continuarono a calare drasticamente, spingendo gli investitori verso l’acquisto di beni rifugio (titoli di stato tedeschi e statunitensi), accentuando quindi la differenza con i tassi russi, determinando quindi per il fondo perdite ingentissime. Per avere un’idea a livello numerico prima della crisi russa l’LTCM possedeva un capitale di 4.8 miliardi di dollari, dopo lo scossone il capitale dell’hedge fund scese a 600 milioni, registrando una perdita netta del 44%.

Bastava solo aspettare

L’effetto sull’economia americana non tardò ad arrivare. Per salvare il fondo il 23 settembre la Federal Reserve (FeD) si riunì a New York per analizzare il fallimento del LTCM e il danno da diversi miliardi lasciato dal fondo. Le banche convocate decisero così di rilevare il fondo per un totale di 3.75 miliardi di dollari.

Andamento del fondo LTCM

Per far ciò, però, l’allora presidente della Federal Reserve, il signor Alan Greeenspan decise di ridurre il tasso d’interesse USA allo 5,25% (una riduzione dello 0,25%), in modo da garantire liquidità alle banche interessate al salvataggio dell’hedge fund. Tale scelta fu ripetuta nuovamente, dato che la FeD dovette far fronte anche alla bolla del capitale fittizio che minacciava i mercati finanziari alla fine degli anni ’90. Nonostante il salvataggio, nel 2000 l’LTCM terminò la propria attività, ma il caso non aveva ancora finito nel prendersi gioco del fondo. Infatti in quello stesso periodo l’economia russa iniziò la sua lunga ripresa, con i tassi d’interesse che ripresero a salire dopo la tremenda crisi del 1998. Se il fondo fosse rimasto attivo, non solo avrebbe recuperato le perdite, ma avrebbe segnato notevoli guadagni. Na zdorovie premio Nobel.