McDonald’s Italia nel 2018 ha distribuito risorse creando valore condiviso pari a 1,3 miliardi. Seicento ristoranti, 24.000 dipendenti, un milione di clienti al giorno: queste le cifre che caratterizzano l’attività di McDonald’s in Italia, una realtà consolidata e radicata da oltre 30 anni.
Più che il numero di ristorante, più del numero di dipendenti e più del fatturato annuo ciò che sorprende di McDonald’s è il valore aggiunto sul mercato del food & beverage.
Tra materie prime di cui si rifornisce, servizi acquistati e spese per la costruzione o la ristrutturazione dei suoi ristoranti, la multinazionale americana rappresenta il 4,4% del valore aggiunto dell’intero settore. Il valore rappresenta da solo lo 0,1% del PIL italiano.
Abbiamo detto che McDonald’s Italia nel 2018 ha generato 1,3 miliardi di euro di valore condiviso. Cosa significa?
A spiegarlo è Alessandro Marangoni, amministratore delegato di Althesys (l’istituto che ha esaminato l’impatto di McDonald’s nel nostro Paese).
Valore condiviso esprime capacità di una impresa di creare e distribuire valore lungo l’intero sistema socio-economico. Il valore aggiunto creato a monte e a valle dai fornitori per i clienti, il valore che viene creato per la comunità e i dipendenti, anche in termini di stipendi, contributi, di imposte pagate in un paese. Quindi un valore che viene creato non solamente per gli azionisti di una società ma per tutto il sistema economico-sociale.
L’84% dei suoi fornitori è italiano: il caffè è Ottolina, le torte sono di Bindi, il Parmigiano reggiano Dop viene fornito da Parmareggio, il latte dalla Centrale di Brescia, pollo e uova arrivano da Amadori. Oltre a questo la multinazionale ha anche siglato un accordo di filiera con la Coldiretti per la fornitura di carne bovina.
Il “buco” di fornitura è dato dalle patate. Attualmente McDonald’s si rifornisce prevalentemente dall’Austria e dall’Olanda perché la produzione di patate in Italia è molto ridotta.