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Stagflazione: fenomeno diffuso negli anni Settanta tra Italia e Stati Uniti, ora giunto anche in Cina. Ma che cos’è in realtà?

Che cos’è la stagflazione?

Come sicuramente tutti sappiamo, la stagflazione è un fenomeno molto particolare. Termine coniato nel 1965 da Iain Macleod, ex cancelliere dello scacchiere britannico, indica la coesistenza di due “elementi” che, solitamente, nella teoria economica non vanno di pari passo. Stiamo, ovviamente, parlando di inflazione e stagnazione. La stagnazione, in effetti, è caratterizzata da una caduta dei prezzi, dovuta alla contrazione della domanda rispetto all’offerta. La stagflazione ha messo, infatti, in crisi alcune “istituzioni” della teoria economica: innanzitutto, la teoria keynesiana ma anche la curva di Phillips.

La stagflazione in Cina

La Cina sta affrontando, ormai da più di un anno, questa particolare situazione: in particolare, nel 2019 l’inflazione ha raggiunto il 4.5% e si stima che possa raggiungere il 6% nel 2020. La situazione è un pò più critica sul fronte della crescita: la Cina ha un tasso di crescita del 6%, il più basso degli ultimi 30 anni. Esattamente come successe negli anni ’70 con gli shock pretoliferi, ora in Cina la stagflazione trova la sua fonte in uno shock esterno abbastanza particolare: l’ebola dei maiali.

La peste suina devasterà l’economia cinese?

Questa nuova epidemia, altamente infettiva, ha già colpito la Cina e i Paesi confinanti, in primis il Vietnam. Partita da Liaoning e diffusa in ogni dove, l’ebola dei maiali ha portato a un crollo della produzione di carne suina di circa il 30%. Come può non essere questo un problema in Oriente, dove la carne di maiale è alla base della piramide alimentare? Si è osservato come il prezzo della carne suina sia aumentato in media del 43.7% nell’anno, toccando punte del 70%. Nel solo mese di dicembre, il prezzo della carne di maiale è raddoppiato rispetto al mese precedente. In generale, la peste suina ha portato un aumento dei prezzi nel settore alimentare del 19%: una tragedia, se pensiamo che in media la popolazione cinese spende 1\5 del suo reddito in spesa alimentare (il doppio di una famiglia USA).

Gestire la stagflazione

Come gestire la stagflazione? Per il governo cinese ci sono poche alternative: puntare tutto sulla crescita, rischiando di causare ulteriore inflazione o aumentare i tassi di interesse, facendo calare i prezzi ma rischiando di rallentare ulteriormente l’economia. Per ora, pare che la Cina abbia scelto la prima opzione. La gestione della stagflazione, in realtà, sta avvenendo in un modo abbastanza particolare: innanzitutto, mentre è in crisi qualsiasi allevamento suino cinese, il governo rifiuta un totale di 880 milioni di dollari di carne di maiale canadese. Importare carne suina dai paesi vicini, invece, sarebbe un suicidio essendo stati colpiti anche quegli allevamenti. Gli Usa? Ci sono dazi sull’export in Cina pari al 62%. Potrebbe essere l’occasione di rilancio degli allevamenti italiani? Chissà.

Occhio non vede…economia duole, sempre.

La cosa più particolare della situazione stagflazione cinese, però, non è tanto il “rifiuto” di carne di altri paesi ma il rifiuto della stagflazione stessa. Pare, infatti, che al governo di Pechino non piaccia troppo l’idea di diffondere la notizia al popolo. Infatti, la banca centrale ha emesso un comunicato in cui afferma che si terranno sotto controllo contemporaneamente sia il tasso di crescita, senza pericolo di inflazione, sia i tassi di interesse. Ancora più preoccupante, però, una nota governativa cinese diffusa dal New York Times. Questa nota, inviata dal governo ai giornalisti cinesi, parla di alcuni argomenti da “gestire” con delicatezza, come se fossimo in 1984 di Orwell. Inoltre, tutti i commenti online riguardanti una possibile crisi economica cinese, stagflazione ecc, sono stati eliminati. E ancora, due portali online, Phoenix News Media e NetEase, hanno dovuto rettificare quanto riportato online perchè secondo l’amministrazione cibernetica cinese, quelle diffuse erano “notizie false, illegali e dannose, titoli di notizie distorti e informazioni di notizie condivise in violazione delle regole” .