Il duro scontro tra Teheran e Washington ha spaventato gli investitori, facendo scendere i titoli globali e aumentando i prezzi dell’oro e del petrolio.
Un primo segnale degli effetti dell’uccisione del generale Soleimani si è vista già venerdì quando i prezzi del petrolio e dell’oro hanno subito un forte rialzo. A Wall Street, tuttavia, il mercato azionario è rimasto sostanzialmente indifferente. Dopo essere sceso nelle prime negoziazioni, l’indice S&P 500 ha recuperato la maggior parte di quelle perdite entro lunedì a mezzogiorno.
Durante le giornate di venerdì e di lunedì (sino ad ora) sono state vendute azioni di società con una significativa esposizione ai costi del carburante: i prezzi delle azioni delle compagnie aeree, le compagnie di navigazione e quelle logistiche sono diminuiti. Ma i prezzi delle azioni delle compagnie petrolifere e energetiche, che possono trarre vantaggio dall’aumento dei prezzi del petrolio, sono aumentati.
Il Brent Oil, il punto di riferimento internazionale per il greggio, è salito per un breve periodo sopra i $ 70. Il greggio Brent è salito di oltre il 7% in meno di un mese.
Il prezzo dell’oro pare aver fermato la sua corsa.
Nell’ultimo anno l’aumento del suo prezzo è stato consistente e costante ma negli ultimi giorni si è verificata un’ulteriore impennata (evidenziata nel grafico) proprio a causa delle tensioni Iran-Usa.
Le borse europee sembrano aver subito maggiormente il colpo. In apertura Francoforte ha ceduto due punti percentuali, Milano l’1,6% con l’indice Ftse Mib, Parigi l’1,3% e anche Londra perdeva circa un punto percentuale.
In chiusura però le perdite si riducono a mezzo punto percentuale per Milano e Parigi mentre Francoforte cede lo 0,70% e Londra segna -0,6%.