Contrariamente da ciò che scrivono tantissime testate giornalistiche italiane, impegnate a controllare solo il tasso di disoccupazione, la Brexit è un disastro e a dirlo non sono solo gli analisti ma anche le istituzioni britanniche.
Secondo l’ONS ossia l’ISTAT del Regno Unito i dati sul commercio non sono disastrosi ma quasi.
Escludendo i beni non specificati (che includono l’oro non monetario), il disavanzo commerciale è aumentato da 0,7 miliardi a £ 29,9 miliardi nei tre mesi che precedono novembre 2019, poiché le importazioni sono cresciute più rapidamente delle esportazioni. Il dato è solo parzialmente compensato dal surplus del commercio di servizi che è aumentato da £ 1,7 miliardi a £ 28,8 miliardi.
Il disavanzo commerciale con i paesi dell’UE è aumentato da £ 1,8 miliardi a £ 23,9 miliardi nei tre mesi che precedono novembre 2019, mentre con i paesi extra-UE ha ridotto £ 0,6 miliardi a £ 3,8 miliardi.
Il disavanzo commerciale totale è aumentato da 9,1 miliardi di sterline a 36,0 miliardi di sterline da novembre 2018 a novembre 2019, principalmente a causa del disavanzo commerciale sui beni, che è aumentato da 7,4 miliardi di sterline a 143,9 miliardi di sterline.
I dati sugli investimenti netti delle istitutuzioni finanziarie, pur essendo aggiornati all’ultimo trimestre del 2018, mostrano un autentico disastro.
– 34 miliardi di sterline di investimenti netti nell’ultimo trimestre e -52,5 miliardi nel 2018.
Il dato dimostra che la fiducia interna è particolarmente bassa.
Nel suo report PWC scrive:
“Nel nostro scenario principale, prevediamo che la crescita economica del Regno Unito rimanga modesta all’1,2% nel 2019 e all’1% circa nel 2020, un po ‘al di sotto del tasso medio a lungo termine che si attesta a circa il 2%. Queste proiezioni presuppongono un’uscita ordinata dall’UE, tuttavia i rischi sono ponderati al ribasso in questo periodo a causa della possibilità di una Brexit più disordinata nonché dei rischi economici globali.”
“Gli ultimi dati suggeriscono che la produzione del Regno Unito per lavoratore è in ritardo di circa il 10-15% rispetto a Germania, Francia e Svezia e di oltre il 30% rispetto agli Stati Uniti, anche se questo divario è minore se misurato su una base di produzione oraria (ad eccezione degli Stati Uniti).”
“La nostra analisi (di PWC) mostra che, con la parziale eccezione della Germania, questi divari di produttività non sono dovuti al fatto che il Regno Unito ha una base produttiva troppo piccola. Al contrario, riflettono una produttività media inferiore nel Regno Unito in determinati settori industriali (ad es. Vendita al dettaglio e all’ingrosso) rispetto ad altre economie avanzate.”
La ricerca di Bloomberg Economics stima che il costo economico della Brexit abbia già toccato 130 miliardi di sterline, con ulteriori 70 miliardi di sterline che dovrebbero essere aggiunti entro la fine di quest’anno.
Secondo Bloomberg Economics dal momento in cui il Regno Unito ha votato per la Brexit ha intrapreso un cammino di distacco dagli altri Paesi del G7. Questo distacco è pari a circa il 3% del PIL. In particolare la crescita economica annua è passata dal 2% all’1%.
Il rallentamento, secondo BE, non è stato causato solo dalla contrazione globale ma dall’incertezza che hanno sentito le imprese.
Esse hanno contratto gli investimenti e hanno spostato le sedi legali e fiscali.