Tra propaganda politica, conferenze e tweet maggioranza e opposizione (almeno la gran parte di essi) hanno scatenato uno scontro sull’attribuzione della responsabilità riguardo la partecipazione dell’Italia al MES che si è riaccesa in quanto tra le proposte nate dalla riunione dell’Eurogruppo vi era una linea di credito garantita proprio dal Fondo Salva-Stati.
È corretto precisare che vi erano altre proposte, tra cui un fondo BEI per le imprese e il fondo SURE per finanziare le casse integrazione dei vari membri, ma il dibattito si è incentrato sull’utilizzo del MES che può essere utilizzato per una somma massima del 2% del PIL nel 2019 dello Stato richiedente, cifra che per l’Italia corrisponderebbe a 36 miliardi.
Per quanto riguarda le condizionalità, che sono sempre stati stringenti negli utilizzi precedenti del Fondo, in questo caso vi è il solo obbligo di utilizzare i fondi per finanziare la spesa diretta e indiretta in ambito sanitario; condizione molto leggera (da cui la definizione “light MES”) rispetto a quelle che furono imposte a Spagna, Grecia e Cipro.
Da giorni gira anche la voce che alcune condizionalità potrebbero essere applicate dopo: questa è, ovviamente, una fake news. Solo nel caso di insolvenza, come in qualsiasi prestito, potrebbero essere applicate delle “sanzioni” (la cosiddetta austerità) che obbligherebbero l’Italia a rivedere la propria spesa, e da cui sarebbero comunque esclusi i mezzi sufficienti a politiche fondamentali come l’istruzione e l’assistenza sanitaria (a differenza di come si sente dire ultimamente).
NB: i “costi” sono determinati dalla governance del MES caso per caso in base alla situazione del Paese richiedente, è utile però valutare il i costi di finanziamento attuali e storici del MES in rapporto a quelli dell’Italia qualora dovesse decidere di accedervi e qualora dovesse optare per altre forme di finanziamento.
Partiamo dal presupposto che l’Italia ogni anno spende molto più di 36 miliardi in sanità in condizioni normali, è inoltre evidente come questa cifra salirà quest’anno data la pandemia di COVID19 e dovrà essere finanziata in caso di “rifiuto” (anche se è più corretto parlare di “non utilizzo”) del MES sicuramente con l’emissione di titoli di Stato in quanto la più auspicabile alternativa Eurobond, oltre che essere di difficile realizzazione, richiede molto più tempo (anche anni).
Questo si traduce in un maggior costo per interessi da sostenere per l’Italia per finanziare quei 36 miliardi di spesa in sanità che ammonterebbe, nel caso in cui venissero utilizzati tutti, a circa un miliardo (interessi al 4,75% pari a 1,7 miliardi meno gli interessi al 1,8% che sono pari a 650 mln).
Per quanto riguarda il tasso del prestito, non vi è un singolo tasso applicato ad ogni membro che beneficia degli strumenti del MES ma viene deciso dalla Governance in base alle correzioni macroeconomiche necessarie e alla situazione dello Stato, fino ad ora i tassi di interesse medi applicati sono stati:
Anche in questo caso si nota bene come sia uno strumento molto economico rispetto agli strumenti tradizionali che uno Stato può utilizzare per finanziare la propria spesa, con la precisazione che nella restituzione il MES è considerato creditore privilegiato, cioè deve essere preferito a qualsiasi altro nella restituzione del debito.
Da un’analisi economica, che lascia fuori politica e diplomazia interna ed estera, si evince quindi la convenienza economico-finanziaria nell’utilizzo del MES per l’Italia in questa particolare situazione.