Il mondo guarda all’America. Dopo anni di crescita vertiginosa, con Wall Street costantemente al rialzo, l’economia statunitense tira il freno.
La stagnazione economica è stata formalmente registrata da Jerome Powell il 13 Maggio presso un evento: ”l’economia ha fortemente risentito dell’emergenza sanitaria e ci vorrà qualche anno prima che si riprenda completamente”. Non bisogna però disperare; infatti in un discorso al Senato aggiusta il tiro affermando che “la Fed utilizzerà tutti gli strumenti finanziari a sua disposizione per rilanciare l’economia americana”. Un po’ come dire “siamo spacciati, ma faremo del nostro meglio.”
A partire dal mese scorso, quando gli effetti del COVID sull’economia iniziavano a farsi sentire, la Casa Bianca ha iniziato ad iniettare liquidità nell’economia reale attraverso una serie di provvedimenti che porteranno il totale della spesa pubblica utilizzata per l’epidemia a sfondare quota 3 trilioni; una cifra che, come ha sottolineato il senatore repubblicano McConnel, porterà ad un’altra montagna da scalare, quella del debito. Ma questo sembra passare in secondo piano nella mente dei governanti americani, i quali hanno prima approvato il PayCheck Protection Program (PPP) voluto dal Presidente Donald Trump con 349 miliardi destinati alle imprese, e poi, essendo terminati i fondi nel giro di pochi giorni, l’hanno rifinanziato dopo settimane di negoziati con i leader dem con ulteriori 210 miliardi. Questo pacchetto di aiuti prevede liquidità per i lavoratori e gli imprenditori che sono in bolletta a causa dell’emergenza epidemiologica.
Il Presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, in un discorso in commissione del senato, fa il punto sull’azione della banca centrale americana per arginare gli effetti del virus sull’economia.
Approvato il CARES Act dal congresso, dice Powell, ora la Fed può dedicarsi ad un programma di prestiti per sostenere e rilanciare l’economia, “per raggiungere la piena occupazione e l’obiettivo del mantenimento dei prezzi”, che poi è il compito di ogni banca centrale. Parlando degli interventi già messi in campo dall’ente, parte con il chiarire che i tassi di interesse sono già “vicini allo zero” (0-0.25). In messaggio è chiaro: chi preferirebbe dei tassi negativi (Trump in primis), resterà deluso.
A causa della crisi dei mercati di finanziamento, si è inoltre lavorato per “aumentare e potenziare le linee di swap del dollaro”, in modo tale da mantenere una certa stabilità finanziaria.
Dopo aver discusso la politica monetaria, Powell illustra le misure già messe in campo dalla Fed: ”operazioni per ripristinare il funzionamento del mercato; azioni per migliorare le condizioni di liquidità nei mercati di finanziamento a breve termine; programmi in coordinamento con il Dipartimento del Tesoro per facilitare più direttamente il flusso di credito a famiglie, imprese e governi statali e locali; e misure per consentire e incoraggiare le banche a utilizzare i loro sostanziali livelli di capitale e liquidità accumulati nell’ultimo decennio per sostenere l’economia in questo momento difficile.”
Per stimolare investimenti e ripresa economica la Fed ha inoltre varato un piano di acquisto di titoli per 750 miliardi di dollari.
A conclusione del suo discorso, Powell ha dichiarato che queste e tante altre misure della banca centrale saranno inutili se non sufficientemente accompagnate da vigorose iniziative del mondo della politica. Dopo il lavoro di tamponamento dell’emergenza attuato con il PPP, il governo dovrà lavorare a nuovi piani di investimento, una soluzione simile all’American Recovery and re-investment act di Obama.
Con le imprese in grave difficoltà, un indice di disoccupazione molto preoccupante (passato dal 4,4% al 14,7%) e le elezioni alle porte, il presidente dovrà prendere scelte coraggiose, facendo magari, qualche scommessa.