L’Argentina si avvicina a quello che sarà il nono default della sua storia. Nello specifico, è in default tecnico dal 22 Maggio, giorno della scadenza del pagamento di 500 milioni di dollari di interessi dopo una proroga di 30 giorni; fino al 2 giugno continueranno infatti le trattative con i creditori per una eventuale ristrutturazione di 67 miliardi.
Exchange Bondholder Group, che comprende 18 investitori e detiene più del 15% del debito pubblico argentino, ha inviato una proposta al governo dell’Argentina per evitare il default.
La proposta prevede un taglio del 67% del valore di rimborso dei bond emessi alla pari ed una riduzione degli interessi di quelli emessi sotto la pari.
Questi possono poi essere scambiati alla pari con bond di nuova emissione, di due tipi:
Saranno emessi in Dollari statunitensi e in Euro, a discrezione del possessore, con cedola crescente fino ad arrivare al 5,875%, inizieranno a produrre interessi da Novembre, con primo pagamento a Maggio prossimo, nello specifico:
Questa è la proposta con cui l‘Exchange Bondholder Group inizierà a trattare col Governo.
Quello dell’Argentina è il classico esempio di come non basti stampare moneta per uscire dalle crisi.
Nel grafico sopra si vede l’incremento dell’offerta di moneta, confrontando quella di Stati Uniti, Unione Europea ed Argentina: è evidente come quest’ultima superi di gran lunga gli altri, eppure continua ad andare in default: sarà utile per i sovranisti di casa nostra a convincerli?