La Corte dei Conti si esprime sul Reddito di Cittadinanza
Il 28 maggio la Corte dei Conti ha pubblicato il Rapporto sulla finanza pubblica, basato sui dati disponibili fino ad Aprile 2020.
Oltre ad analizzare prospettive di finanza pubblica e di politica fiscale, analizza la spesa per previdenza ed assistenza, ed è su quest’ultima che ci concentriamo, in particolare sul bilancio dopo un anno dall’introduzione del Reddito di Cittadinanza. Le questioni che si pone la Corte dei Conti riguardano l’efficienza nel mercato del lavoro, il ruolo assistenziale e la questione distributiva.
È bene precisare, inoltre, che i dati sono messi in rapporto anche con quelli previsti nella Relazione Tecnica (RT) del decreto legge n.4 del 2019.
GLI OBIETTIVI NELLA RELAZIONE TECNICA
Le stime provengono da un campione di 220mila dichiarazioni ISEE relative all’anno 2017 (4,9 mln di nuclei). Di questi erano individuati come potenziali beneficiari 1.365 mln di nuclei, stima che veniva poi approssimata in base a criteri di eleggibilità a 1.248 mln, coinvolgendo poco più di tre milioni e mezzo di persone.
La spesa prevista era di 5.6 miliardi di euro nel 2019 di cui il 20% destinata a nuclei con un solo componente con 360 euro mensili e il 16.5% a nuclei da 5 o più persone con trasferimento medio di 600 euro, 7.1 miliardi nel 2020, 7.4 nel 2021 e 7.2 miliardi dal 2022 in poi.
I RISULTATI
I dati, rilasciati dall’Inps e basati sul 2019, vedono 1.65 milioni di domande presentate (di cui accolte 1.1 milioni) con un tasso di accoglimento del 70% circa.
I nuclei beneficiari, quindi, sono l’88% della stima prevista nella RT.
Il 5% delle domande accolte è decaduto (circa 56 mila), decadenza giustificata dalla variazione della situazione reddituale e modifica di composizione del nucleo.
REI E RdC
Nel grafico si vede il passaggio di testimone dal REI, il Reddito di Inclusione, al RdC: a fine 2019 erano 43mila i nuclei familiari percettori del REI contro i 300mila di marzo 2019, che a marzo 2020 (non si vede dal grafico in quanto sono dati più recenti) scendono a 12mila.
Per quanto riguarda l’età, unendo Reddito di Cittadinanza e Pensione di Cittadinanza, il 60% è compreso tra 40 e 67 anni, il 15% over 67 e il 22% tra 25 e 40 anni.
Riguardo la distribuzione territoriale, il 61% dei nuclei si trova nelle regioni del Sud e isole, la differenza riguarda anche l’importo medio percepito (ad esempio 397 euro in Trentino e 600 euro in Campania).
Per la provenienza, l’87% delle persone (non nuclei, anche se i dati sono simili in proporzione) ha cittadinanza italiana, il 4% europea e il 7.5% extracomunitaria.
MERCATO DEL LAVORO
Al 10 febbraio 2020, secondo l’ANPAL, i beneficiari del RdC che hanno avuto un rapporto di lavoro sono stati 39 760 di cui quasi la metà dopo 6 mesi; il 65,2 per cento a tempo determinato, il 19,7 per cento a tempo indeterminato.
Una questione importante sollevata dalla Corte dei Conti è quella della “vivacità” nei centri dell’impiego: solo il 23,5% del totale della forza lavoro si è recato nei CPI nel periodo settembre 2018/2019, simile all’anno precedente (23,3%) e in diminuzione rispetto al 2017 (24,2%) e solo il 2% ha poi trovato lavoro.
LE CRITICITÀ
Sono quattro i punti su cui si focalizzano le critiche della Corte dei Conti al RdC:
- Distribuzione in rapporto ai membri dei nuclei familiari;
- Coinvolgimento di cittadini extracomunitari
- Ammontare in presenza di disabili
- Inclusione e lavoro
Per quanto riguarda la prima questione, si favoriscono i nuclei con un solo componente, in conseguenza alla determinazione della scala di equivalenza soprattutto se confrontata con il REI come nel grafico sottostante
“In particolare, l’importo medio del beneficio si è infatti commisurato a poco meno di 500 euro (296 nel caso del REI), passando da circa 390 euro nel caso di nuclei con un solo componente (176 per il REI) a 615 nel caso di famiglia con 5 componenti o più (430 per il REI).”
Il secondo punto si analizza soprattutto in termini di scostamento dalla RT, che prevedeva 154mila nuclei beneficiari mentre sono 96mila nuclei i beneficiari effettivi, pari al 62% della stima.
Il terzo punto invece si concentra sul problema che, spesso, soggetti deboli quali disabili o persone senza fissa dimora non vivono in condizioni di povertà assoluta ma necessitano di maggiore inclusione e soprattutto di miglioramenti dei servizi a livello abitativo e di infrastrutture in generale, che si unisce al quarto ed ultimo punto con cui la Corte dei Conti ritiene di suggerire un miglioramento nella collaborazione tra amministrazione pubblica ed enti no profit per favorire l’inclusione e la possibilità di intraprendere percorsi più adatti ai singoli nuclei e non solo il sostegno economico.