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Family Act: cos’è e cosa prevede

Il Consiglio dei ministri di ieri ha approvato il Family Act, un disegno di legge del ministro per le Pari opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti. Cosa prevede la proposta? Quali problemi cercherà di risolvere?

Obiettivi

Tra gli obiettivi primari del Family Act, c’è la lotta alla denatalità. L’annoso problema delle nascite è evidenziato nel seguente grafico, il quale mostra la vertiginosa diminuzione della nascita dei bebè ogni anno, a partire dal 2008:

Come riporta l’agenzia ANSA, gli altri obiettivi, sono:

Sostenere la genitorialità, la funzione sociale ed educativa delle famiglie, valorizzare la crescita armoniosa dei bambini e investire sul protagonismo giovanile, nonchè per favorire la conciliazione della vita familiare con il lavoro, in particolare quello femminile

Dalle prime indiscrezioni dunque, il disegno di legge mira a rendere più equa la gestione della famiglia tra mamma e papà, senza dimenticare la centralità dei bambini.

Metodo

Il primo strumento messo in campo dalla maggioranza è l’assegno universale, che verrebbe assegnato mensilmente dal settimo mese di gravidanza fino al raggiungimento della maggiore età e incrementato del 20% per i figli successivi al primo.

Per sostenere le nascita di nuove famiglie, si è pensato a detrazioni fiscali sull’affitto della prima casa per coppie con età inferiore ai 35 anni.

Grande attenzione anche agli studi: come riporta il Sole 24 Ore infatti, sono previste detrazioni per l’affitto dell’abitazione di studenti universitari e sull’acquisto di libri.

Pari opportunità

Tra le misure più importanti contenute nel disegno di legge, bisogna sottolineare quelle che incidono sulla parità dei sessi nella gestione familiare.

Va in questa direzione l’ntroduzione di una nuova forma di congedo familiare. Come riporta ANSA:

Si stabilisce un periodo minimo non inferiore ai due mesi di congedo parentale non cedibile all’altro genitore per ciascun figlio. Prevede inoltre un periodo di congedo obbligatorio non inferiore a 10 giorni lavorativi per il padre lavoratore nei primi mesi di nascita del figlio e che il diritto al congedo sia concesso a prescindere dallo stato civile o di famiglia del genitore lavoratore; previsto un permesso retribuito, di almeno 5 ore nell’arco di un anno scolastico per i colloqui con i professori dei figli; prevista l’introduzione di modalità flessibili nella gestione di congedi, compatibilmente con le esigenze del datore di lavoro e nell’ambito della relativa competenza, con le forme stabilite dalla contrattazione collettiva applicata al settore; prevista una durata minima di 2 mesi di congedo non cedibile all’altro genitore.

Ma non solo. Sono infatte previste una serie di agevolazioni per aiutare le mamme-lavoratrici. Sempre su ANSA:

l’indennità integrativa del 30% della retribuzione per le madri lavoratrici erogata dall’Inps, per il periodo in cui rientrano al lavoro dopo il congedo obbligatorio; la deducibilità delle spese per le baby-sitter tenendo conto dell’Isee; la modulazione graduale della retribuzione percepita dal lavoratrice nei giorni di astensione nel caso di malattia del figlio; forme incentivanti per i datori di lavoro che stabiliscono modalità di lavoro flessibile; prevede inoltre che ai genitori di figli con età inferiore a 14 anni sia riconosciuto il lavoro agile

Il disegno di legge prevede inoltre dei buoni per le rette dell’asilo nido.

Imprenditorialità femminile

Nel disegno di legge c’è spazio anche per l’imprenditoria rosa. Come riporta ANSA, infatti:

Verrà destinata una quota del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, per l’avvio delle nuove imprese start up femminili e l’accompagnamento per i primi due anni.

Disparità tra sessi nel lavoro: i dati

L’urgenza di simili misure, sono sottolineate dai dati che riguardano il lavoro femminile e maschile nel nostro Paese. Il grafico seguente mostra, ad esempio, le differenze salariali tra i due sessi:

Per quanto riguarda il gap di occupati tra lavoratori e lavoratrici invece, l’Italia è la penultima in Europa:

Le misure del disegno di legge inoltre, cercano di risolvere (o tamponare?) un altro serio problema: l’abbandono del lavoro delle neo-mamme. Si può avere contezza delle dimensioni del fenomeno dando uno sguardo al seguente grafico, anche se un pò datato:

Conclusioni

Il Family Act si è posto degli obiettivi molto ambiziosi. Il raggiungimento di questi dipenderà dall’adeguatezza delle misure messe in campo, le quali dovranno affrontare il test con la realtà.

L’obiettivo di fondo del disegno di legge riguarda la lotta della spaventosa decrescita demografica del nostro Paese: le misure basteranno per invertire la rotta?