Economia

Che cosa succederebbe se l’Italia uscisse dall’Europa?

Articolo di Rosario Iannuzzo

Ultimamente ai giorni nostri si sente spesso parlare di una possibile uscita dell’Italia dall’Europa, idea proposta dalle forze politiche cosiddette “sovraniste” le quali sostengono che attraverso ciò, l’Italia potrebbe tornare a crescere ed avere una maggiore possibilità di spesa.

I contrari invece, attualmente la maggioranza, sostengono invece che uno scenario simile potrebbe causare il fallimento dell’Italia, l’impossibilità di pagare gli stipendi e garantire i prelievi di denaro.

Vediamo in dettaglio

Essendo l’Euro, la moneta obbligatoria per alcuni Paesi (tra cui l’Italia), l’uscita dall’Europa comporterebbe innanzitutto un’uscita dall’Euro, con il ritorno ad una nuova moneta che chiameremo la “Nuova Lira”.

È qui che comincerebbero i problemi, poiché essendo l’Italia un Paese altamente indebitato e che da anni soffre di problemi di bassa crescita, la sua “Nuova Lira” perderebbe subito e rapidamente valore nei confronti di una moneta come l’Euro, che è invece la moneta di un gruppo di 19 Paesi molto ricchi e tra i più solidi al mondo.

Ma cosa comporterebbe una svalutazione?

Se pensassimo al nostro conto in banca da 1000€, una probabile conversione in Nuove Lire svalutate (ad esempio) del 30%, ci porterebbe a subire un impoverimento di tale importo, portandoci ad avere solo l’equivalente di 700€.

Ciò potrebbe dunque indurci a prelevare i nostri soldi in Euro per poi convertirli in Nuove Lire e dunque preservarne il loro valore, se non fosse che questo causerebbe il cosiddetto fenomeno della “corsa agli sportelli” presso le Banche, cercando di prelevare il più possibile in Euro.

È bene infatti sapere che in tempi normali le banche non hanno la liquidità necessaria per poter far fronte al rimborso di tutti i conti correnti, e ciò comporterebbe, oltre all’impossibilità del prelievo per tutti e per l’importo richiesto, il fallimento della maggioranza delle banche.

Ipotizzando però che questo fenomeno possa essere evitato attraverso limiti ai prelievi imposti dal governo, che cosa succederebbe?

A quel punto, una crisi economica sarebbe inevitabile, perché come sappiamo, l’Italia è un Paese molto indebitato per via delle sue politiche orientate alla ricerca del consenso che negli anni si sono sovrapposte.

Tale debito, a meno che lo Stato non dichiari fallimento, con dunque l’azzeramento di tutti i debiti ed i risparmi di chi ha creduto nell’Italia, rimarrebbe comunque da onorare soprattutto per quella parte abbastanza consistente in Euro finanziata da altri Paesi, che come però abbiamo detto avrà un valore molto più alto e costringerà lo Stato a dei sacrifici molto più elevati per provvedere al rimborso in Nuove Lire.

Preme anche specificare che, sotto questo punto di vista, l’Italia ha solo beneficiato con l’ingresso nell’Euro, per il motivo che starebbe sotto al ragionamento inverso del valore “Vecchia Lira – Euro”.

Diciamo a tal punto che la strada del fallimento (o default) sarebbe quella più percorribile se l’Italia non riuscisse ad onorare il proprio debito alle varie scadenze, con la conseguenza di essere definita come “cattivo debitore” e la subentrante estrema difficoltà ad ottenere soldi in prestito dal resto del mondo.

Dati alla mano infatti, l’Italia chiede in prestito ogni anno centinaia di Miliardi di Euro, e la nostra maggiore rischiosità sul mercato, ci condannerebbe a pagare interessi sempre più elevati per riuscire ad avere soldi in prestito, con sempre minori risorse da destinare alla spesa pubblica.

Da un punto di vista del commercio internazionale si avrebbero invece vantaggi e svantaggi

Vediamo questi ultimi:

Dato che l’Italia continuerebbe a commerciare con il resto dell’Europa che manterrebbe l’Euro, si ritroverebbe a dover pagare di più per i prodotti esteri con ciò che si tradurrebbe in maggiori costi per le imprese che dunque correranno al riparo alzando i prezzi.

Se vogliamo fare un’ipotesi semplificatrice, anche le vacanze all’estero costerebbero molto di più.

In termini tecnici ciò prenderebbe il nome di inflazione, perché il nostro stipendio si adeguerebbe molto lentamente ad un aumento dei prezzi, facendoci comprare con 20 mila Nuove Lire anziché 7 litri di benzina, 4 litri.

E i vantaggi?

Secondo i sostenitori dell’uscita, questi potrebbero compensare gli svantaggi, poiché il minor valore della Nuova Lira renderebbe più appetibili i prodotti italiani all’estero, con un aumento delle esportazioni e soprattutto del turismo, di cui però a beneficiarne non sarà la totalità della popolazione.

Uscire dall’Europa è in ogni caso molto difficile da un punto di vista legale e le sue probabilità sono praticamente nulle, poiché la presenza dell’Italia è garantita da una serie di trattati nazionali ed internazionali, il cui superamento spiana la strada ad un iter di procedure giuridiche (come i referendum), che potrebbero richiedere molto tempo.

A scopo informativo, al momento nessuna forza politica ha questi programmi, ma fino a qualche anno fa ne parlavano Lega Nord, Fratelli d’Italia e Movimento 5 Stelle.

Conclusione

Giungendo dunque alle conclusioni; converrebbe davvero vivere in un Paese in cui da ciò beneficerebbero export e turismo, ma i viaggi ed i prodotti esteri sarebbero un lusso, lo spettro del default sempre presente ed una svalutazione dei nostri risparmi sempre dietro l’angolo?

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Redazione