Annullato l’obbligo di distanza negli aerei: quanto è importante?

Dal 15 Giugno gli aerei da e per l’Italia potranno volare con tutti i posti pieni, viene quindi annullato l’obbligo di mantenere la distanza a bordo di almeno un metro tra i passeggeri, con l’allegato tecnico al DPCM dell’11 Giugno.
È una mossa molto importante, considerando che il settore ha risentito molto dell’emergenza Covid-19 che ha limitato (e in vari casi bloccato letteralmente) i voli.

La situazione internazionale

Ovviamente il colpo è stato avvertito a livello internazionale, l’emergenza sanitaria che hanno causato la caduta delle azioni dal 20 febbraio in poi non ha certo risparmiato il settore del trasporto, anzi, come si vede nei grafici, l’andamento è simile pur essendo compagnie diverse e di diverse nazioni.

Conseguenze

Per far fronte alla diminuzione delle entrate, come ogni altra azienda, le compagnie hanno dovuto applicare dei tagli. Tagli che sono limitabili ma non evitabili lasciandoli viaggiare con obbligo di distanza, riducendo così il numero di clienti che usufruiscono il servizio.

Il governo tedesco ha deciso di intervenire su Lufthansa, acquisendo il 20% e mantenendolo, stando ai piani attuali, per non meno di 4 anni. L’intervento ha comunque carattere temporaneo, per non pesare eccessivamente sui contribuenti, come precisa il ministro delle finanze Scholz.
Nel dettaglio, il piano è di 9 miliardi di euro, composti così:
-un acquisto di azioni al valore nominale (2,56 euro) per 300 milioni;
-3 miliardi in prestito;
-5.7 miliardi con una partecipazione “silenziosa” per non gravare sul diritto di voto degli azionisti attuali.

Prima dell’intervento statale, Lufthansa aveva annunciato 10.000 esuberi. Ad oggi però sembra che saranno 26.000, nonostante la notizia non sia ufficiale ma trapelata dal sindacato Ufo dopo una riunione. Almeno ad ora, comunque, la società non ha dato alcuna comunicazione.

E in Italia?

In Italia è prevista una NewCo successiva alla nazionalizzazione della società. Questo porta a 11 miliardi la “spesa” dello Stato in questa azienda, che, a differenza del caso Lufthansa, non sembra essere a carattere temporaneo. L’intenzione è quella di avere almeno 100 aerei e fare in modo che si riescano a produrre utili, rendendola competitiva sul mercato.

Altre differenze, evidenti, si hanno nel margine EBIT e nella quota di mercato.

L’EBIT (cioè entrate senza tener conto di tasse ed interessi) di Alitalia rispetto alle vendite è di -13,5%, quello di Lufthansa di 7,6%. Alitalia infatti non produce utili, era in perdita già prima dell’emergenza e continuerà sicuramente ad esserlo ora.
Sotto vediamo nel dettaglio un grafico preso dal profilo di Andrea Giuricin su dati di TRA Consulting

Anche la quota di mercato ci dice molto. Alitalia infatti non riesce ad attrarre clienti che volano dall’Italia e in Italia, che preferiscono scegliere altre compagnie.
I motivi sono evidenti a tutti (prezzi e disagi): questo significa che se l’intenzione è di rendere competitiva Alitalia il lavoro è, se non impossibile, molto difficile.
Nel grafico, preso dalla stessa fonte del precedente, vediamo la distribuzione delle quote di mercato (prendendo in considerazione solo voli internazionali):

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Leonardo Iania