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L’esigenza di raccontare gli accadimenti gestionali di un’ entità, che sia pubblicistica o privatistica, da sempre trova piena espressione nelle registrazioni contabili e nella redazione di Bilancio. Tuttavia, occorre dire che cambiano le prospettive di racconto dei fatti gestionali: negli Enti pubblici si adotta un sistema contabile finanziario mentre nelle società private si parla di sistema contabile economico-patrimoniale. Due prospettive diverse che possono portare a risultati altrettanto differenti.

La contabilità finanziaria

Il sistema di contabilità finanziario è utilizzato, in particolare, per lo Stato e per tutti gli Enti territoriali (Regioni, Provincie e Comuni). L’organo decisore (la politica) registrerà in bilancio, nel rispetto della c.d. competenza giuridica (sottoscrizione dell’atto), quelle operazioni che si sono previste di accertare e impegnare durante l’esercizio. Presenta tre fasi, sia sul lato delle entrate che sul lato sulla spesa: stanziamento, accertamento o impegno, reversale o mandato.

La contabilizzazione, come detto in precedenza, avviene nel momento in cui si accerta o si impegna la somma indicata ovvero quando viene individuato il debitore/creditore, la ragione e la natura del debito/credito.

Le criticità

Questo tipo di sistema ha, tuttavia, alimentato la c.d. gestione dei residui e di debiti fuori bilancio. La gestione dei residui rappresenta quella parte accertata o impegnata in bilancio non susseguita da una manifestazione finanziaria. Mentre, ad esempio, quando non è comunicato per tempo un maggiore impegno di spesa rispetto a quanto stanziato dal decisore politico si creano i c.d. debiti fuori bilancio.

Le prospettive

Da qui, nasce l’idea di rivedere tale sistema contabile, con la Legge 196/2009, e di armonizzare sempre più al sistema economico-patrimoniale. Negli ultimi anni, il Legislatore ha introdotto il Fondo pluriennale Vincolato (FPV) e il fondo crediti di dubbia esigibilità (FCDE). Costituendo così quella che oggi prende il nome di Contabilità Finanziaria Potenziata.

La contabilità economico-patrimoniale

Le aziende di produzione, così come definite da Paolo Emilio Cassandro (uno dei padri fondatori della Ragioneria), hanno l’esigenza di far emergere anche quella parte di ricchezza rimasta invenduta, solitamente rappresentata dalle rimanenze. Non solo, nel caso di investimenti in beni a fecondità ripetuta (ovvero che cedono la loro utilità economica in più esercizi) si andrà ad imputare come costo solo quella parte di utilità ceduta nell’esercizio preso in esame. Rappresenta, quindi, quello che in gergo anglo-sassone è definito metodo “full Accrual bases”, cioè un sistema di contabilità per competenza.

Scopo e funzione del Bilancio: le differenze

Negli Enti pubblici il termine bilancio ha una funzione previsionale, cioè utile a capire quanta spesa allocare per l’anno successivo. Infatti, non è un caso che l’approvazione del Bilancio avviene entro il 31/12 dell’anno precedente a quello che si vuole prendere in considerazione.

Nelle società privatistiche, invece, ha una funzione consuntiva cioè certificare se l’entità ha maturato un utile o una perdita d’esercizio. L’approvazione deve essere effettuata entro 120 giorni dalla chiusura dell’esercizio.

Lo scopo del bilancio è opposto. Per le aziende produttrici (entità private) è quello di distribuire gli utili tra i soci. Negli Enti pubblici, invece, la finalità è quella di allocare le risorse.

La diversa contabilizzazione degli accadimenti gestionali porta anche a risultanti d’esercizio molto divergenti tra loro.

Facciamo un esempio

Supponiamo che l’azienda X decide di svolgere determinate operazioni durante lo svolgimento della sua attività di “core Business”:

  1. acquisto di un capannone per 1.000.000,00 euro, di un macchinario per 200.000,00 euro e di materie prime per 100.000,00 euro;
  2. spese di costituzione e utenze varie per 25.000,00 euro;
  3. Ricavi di vendita di tutti i prodotti finiti per 550.000 euro.

Con la contabilità finanziaria si otterrebbe un disavanzo di amministrazione per 775.000 euro. Adottando, invece, la contabilità economico-patrimoniale, il risultato d’esercizio cambia ed è in utile per 375.000 euro. Perchè?

Supponiamo, confrontandoci anche con le tabelle ministeriali, che la vita utile del capannone è di 30 anni e del macchinario è di 10 anni. La quota di costo che andremo ad imputare nel Conto Economico sarà riferita solo all’utilità economica ceduta in quell’esercizio, durante il processo di trasformazione di materie prime in prodotti finiti. In definitiva, avremo che il costo che inciderà nell’esercizio dei due cespiti sarà corrispettivamente di 30.000,00 e 20.000,00 euro.