C’è un parellelismo tra l’inquinamento e il Covid-19? Forse apparentemente potrebbe non sembrare ma da un punto di vista economico possono essere trattati in modo simile poiché entrambi producono delle esternalità negative.
Le esternalità negative sono l’insieme degli effetti prodotti da un’impresa che recano un danno a terzi. L’esempio più lampante è dato dall’inquinamento. Una fabbrica produrrà agenti inquinanti dagli impianti di produzione e questi aumenteranno le spese sanitarie in una determinata zona oppure ridurranno la domanda di turismo per le aziende turistiche situate nella stessa zona.
Una imposta pigouviana è un tipo di imposta che prende il nome dal suo ideatore, l’economista inglese Arthur Cecil Pigou, applicabile in presenza di esternalità negative.
L’imposta ha l’obiettivo di correggere un indesiderabile o inefficiente risultato di mercato e lo fa facendo gravare sull’attività che produce l’esternalità negativa un costo pari al costo sociale delle esternalità negative che ha generato.
Lo scopo dell’imposta è ovviamente quello di limitare le attività inquinanti e di fornire entrate pubbliche sufficientemente ampie per azzerare gli effetti delle esternalità.
Il grafico illustra il funzionamento di un’imposta pigouviana.
Una tassa (o imposta) sposta il costo marginale verso l’alto rendendo palese tramite il meccanismo dei prezzi quanto influisca l’esternalità negativa. Se l’imposta viene applicata alla quantità di emissioni dalla fabbrica, i produttori hanno un incentivo a ridurre la produzione al livello socialmente ottimale. Se l’imposta è applicata alla percentuale di emissioni per unità di produzione, la fabbrica ha l’incentivo a passare a processi o tecnologie più puliti.
Il Covid-19 può essere trattato in modo simile all’inquinamento poiché le attività umane incrementano il rischio di infettarsi. Naturalmente non tutte le attività producono lo stesso rischio infatti un concerto genera palesemente un rischio superiore rispetto ad una escursione guidata in montagna e infatti non dovrebbero essere trattate in modo equivalente. Le attività che producono i rischi maggiori andrebbero tassate maggiormente.
Su quanto detto si basa il paper di Alberto Bisin e Piero Gottarti.
Nell’abstract dell’articolo leggiamo:
Nel contesto di un’epidemia, una società è costretta ad affrontare un complesso sistema di esternalità nel consumo e nella produzione. Gli interventi pubblici di pianificazione possono supportare allocazioni efficienti al costo di enormi requisiti informativi.
I mercati competitivi per i diritti di infezione (in alternativa, imposte pigoviane) possono invece garantire efficienza senza richiedere interventi politici diretti sull’attività di agenti e imprese. Dimostriamo che questo avviene anche quando le infezioni non possono essere associate alle attività che le hanno originate; situazione in cui avviene l’azzardo morale. Infine, estendiamo l’analisi a situazioni in cui i governi hanno solo informazioni incomplete sui valori dei parametri del processo di infezione o dei processi produttivi delle imprese.
L’assunto fondamentale è che i governi abbiano informazioni incomplete sui processi di trasmissione dell’infezione e sui processi produttivi delle aziende.
Uno dei due autori del paper ha fatto alcuni esempi su twitter che qui riportiamo.
Le attività o i settori che possono utilizzare in modo agevole il lavoro a distanza pagano un costo totale inferiore per i diritti di infezione mentre le imprese o i settori che si concentrano in città densamente popolate dove i lavoratori tendono ad utilizzare i trasporti pubblici, pagano un costo totale più elevato dei diritti di infezione.
Gli agenti più giovani, con minori costi sanitari legati alla cura dell’infezione, dovranno far fronte a prezzi inferiori dei diritti di infezione ed essi riceveranno sussidi più elevati per compensare il costo dei diritti di infezione che sostengono anche se hanno costi individuali di infezione inferiori.
Il prezzo dei diritti di infezione sarà inferiore per la spesa al supermercato rispetto al costo sostenuto per partecipare ai grandi eventi come concerti o raduni sportivi.
Il fatto che determinate attività subiranno un onere maggiore rappresentato da un maggior prezzo porterà le imprese a fare delle scelte per abbattere l’impatto delle esternalità poiché, in assenza di queste scelte, le attività potrebbero restare senza clientela per via degli elevati prezzi.
Ovviamente i nuovi prezzi modificheranno anche le scelte di consumo per le attività di svago da parte dei consumatori. Per massimizzare il loro benessere sociale legato allo svolgimento di determinate attività dovranno incorporare le nuove informazioni sui prezzi.
Per esempio in una situazione del genere il prezzo di un concerto diventerebbe molto più elevato e moltissimi rinuncerebbero a seguirlo riducendo il rischio di infezione.
In conclusione il lavoro mostra che per ridurre le esternalità negative provocate dalle attività è più efficiente far ricadere tutto il costo su chi genera le esternalità e non su tutto il complesso dell’economia.