Ecosostenibilità: Green Bond cosa sono e come funzionano?
Oggi Falck Renewables ha lanciato il primo primo prestito equity-linked green italiano mostrando sensibilità al tema ambientale. Un altro passo verso la crescita del mercato della Green Finance.
Obbligazioni che hanno raccolto molto successo raccogliendo richieste 3,5 volte superiori alla domanda. Tony Volpe, amministratore delegato di Falck Renewables ha detto che «I fondi raccolti con l’emissione del nostro primo bond verranno utilizzati per implementare la crescita organica della società senza escludere acquisizioni».
Ma cosa sono esattamente i Green Bond? Scopriamolo insieme.
Cosa sono i Green Bond?
Il Green Bond non è altro che un’obbligazione, un titolo di debito destinato al finanziamento di progetti in chiave “ecosostenibilità”. La paternità di questo strumento finanziario è di un italiano: Aldo Romani. Il primo bond con queste caratteristiche è stato emesso sul mercato dalla Banca Europea degli investimenti (BEI) il 4 luglio 2007.
Questa obbligazione si caratterizza rispetto a quelle tradizionali per quattro motivi:
- selezione del progetto da finanziare o rifinanziare;
- i proventi devono essere vincolati al progetto selezionato;
- deve essere realizzata almeno (una volta all’anno) una rendicontazione dell’utilizzo dei proventi indicando i progetti per cui vengono utilizzati;
- ci deve essere la second opinion, ovvero un revisore (certificato) esterno che deve certificare documenti e obiettivi.
È stata l’ICMA a stabilire tali regole generali, ovvero l’associazione internazionale dei mercati di capitali. In poche parole, a stabilire cosa sono i Green Bond e come funzionano sono stati i mercati stessi. Una sorta di Lex Mercatoria in chiave finanziaria fatta di usi e consuetudini affermatisi col tempo e senza un metodo sanzionatorio in caso di inadempienza. Proprio per questo, qualora un’azienda non rispettasse i principi Icma negli anni successivi all’ICMA, non avrebbe alcun problema legale. A farne le spese sarebbe la reputazione che danneggerebbe comunque l’impresa stessa.
Green Bond: quali aziende e quali Stati li hanno già emessi?
Dopo le obbligazioni verdi lanciate dalla BEI, sono arrivate quelle emesse dalle corporate di tutto il mondo. In Italia, la prima ad emetterla è stata Hera e a seguire Enel, Intesa Sanpaolo, Ferrovie dello Stato e Cdp. Per quanto riguarda il primo Green Bond di Stato è stato emesso invece dalla Polonia: un’obbligazione da 750 milioni di euro. A seguirla c’è stata poi la Francia entrando sul mercato con veemenza e con un OAT che inizialmente ammontava a 7 miliardi di euro. Ma la richiesta degli investitori istituzionali è stata così importante che il programma è stato esteso fino a quota 22 miliardi di euro.
Anche Irlanda, Belgio e Olanda hanno fatto lo stesso. Chi, finora, ancora non si è visto è l’Italia e la Germania. Ricordiamo che il Green Bond potrebbe essere un’occasione da non farsi sfuggire per l’Italia. Con emissioni di Btp “verdi” ci si potrebbe finanziare a tassi inferiori rispetto ai canali tradizionali. Esso potrebbe finanziare anche i progetti che verranno scartati dalla selezione per il Recovery Fund.
Quali sono le Corporate italiane che hanno emesso Green Bond?
Oltre alle corporate sopracitate, troviamo nell’elenco ERG che ha completato il collocamento di un secondo prestito obbligazionario di importo pari a 500 milioni di euro e dalla durata di 7 anni a tasso fisso. I progetti si finanzieranno riguardano:
- Il 50% per progetti eolici e solari;
- l’altro 50% al finanziamento di nuovi progetti da fonte eolica in sviluppo e costruzione nel Regno Unito e in altri paesi europei.
Queste obbligazioni, hanno un taglio unitario minimo di 100mila euro. In più, pagano una cedola lorda annua al tasso fisso dello 0,5% e sono state collocate a un prezzo di emissione pari al 99,208% del valore nominale. Essi sono rivolti solo ad investitori istituzionali dell’Euromercato.
Notizia di oggi, invece, è che Falck Renewables ha collocato con successo il prestito obbligazionario senior unsecured equity-linked green per 200 milioni di euro, zero per cento, a 5 anni, con scadenza al 2025.
Infine qualche settimana fa, anche il CdA di Unipol ha autorizzato l’emissione da parte della Società di un prestito obbligazionario senior unsecured non convertibile, per un importo nominale massimo non superiore a 750 milioni di euro.
Esso dovrà essere collocato esclusivamente presso investitori qualificati italiani ed esteri (con eccezione di quelli USA) e da quotare sul mercato regolamentato del Luxembourg Stock Exchange. Come i precedenti sarà in formato “green” e i proventi per ottimizzare la gestione delle esigenze di tesoreria della Società e del Gruppo, tenuto anche conto delle caratteristiche dell’indebitamento in essere. Esso sarà oggetto di una Second Party Opinion rilasciata da Sustainalytics.
Insomma, si tratta di un nuovo strumento finanziario che entrerà stabilmente nei portafogli di titoli borsistici in pianta stabile? O sarà solo l’entusiasmo della novità? Il mercato saprà darci sicuramente delle risposte.