Home » Economia » L’Italia perde i parlamentari ma non il vizio

L’Italia dopo il referendum: cambierà, davvero, la struttura del paese con un numero inferiore di parlamentari?

L’evasione fiscale in Italia

Se c’è qualcosa in cui l’Italia riesce, sempre, a primeggiare è l’evasione fiscale. Un rapporto della Commissione Europea mette nero su bianco, per l’ennesima volta, il gap tra incassi attesi e incassi effettivamente realizzati in termini di gettito fiscale. Sebbene buona parte dell’Eurozona non sia poi così virtuosa, nessuno riesce a toglierci il primato.

Entità del mancato gettito fiscale per ogni paese dell’UE (in miliardi di euro).

Il lavoro: un problema (solo) per giovani?

Secondo le stime dell’Istat, il tasso di occupazione nel secondo trimestre 2020 si attesta al 57,6% (il valore più basso dal 2016). Il dato, probabilmente, più preoccupante è il calo della percentuale di persone in cerca di lavoro accompagnato dall’aumento degli inattivi. Dall’altro lato della medaglia, troviamo il tasso di disoccupazione attualmente all’8,3%. Premesso che il Covid-19 abbia fortemente contribuito alla situazione attuale, chi è che risente di più di tutto ciò: giovani e donne.

Possiamo notare, quindi, la differenza tra donne e uomini nel tasso di disoccupazione così come nella differenza salariale, il gender pay gap, di cui abbiamo ampiamente parlato.

Le pensioni in Italia

Un altro grande problema del nostro paese è il “mancato coraggio” da parte di alcuni di affrontare oggettivamente il tema pensioni: non è reato pensare che queste debbano essere tagliate. Abbiamo affrontato, più volte, il tema e la conclusione è sempre la stessa: è davvero così necessario sostenere una così alta spesa per le pensioni? Chi ne paga le conseguenze? La risposta è semplice: ne paga il tutto la stessa classe di giovani che, attualmente, si trova a vivere un altro primato tutto italiano ossia il nuovo record di debito pubblico. Dal rapporto Istat pubblicano a Gennaio, risulta che al 2018 la spesa pensionistica sia pari al 16,6% del Pil per un totale di 293 miliardi. Il dato preoccupante, però, è quello relativo a quanto le pensioni stiano crescendo rispetto alla retribuzione da lavoro dipendente: dal 2000 al 2018, l’importo delle pensioni è cresciuto del 70% ( quello delle retribuzioni, del 35%)

L’istruzione in Italia

Se la spesa pensionistica è quasi al 17% del Pil, qual è quella per l’istruzione in Italia?

Quella appena vista è un’immagine che vale più di mille parole. La spesa complessiva per l’istruzione non raggiunge nemmeno lontanamente il 50% della spesa complessiva per le pensioni. Fotografia triste, quella dell’Ocse, che ci raffigura come un Paese che spende in istruzione meno della media dei Paesi facenti parte dell’organizzazione. Secondo l’Ocse c’è bisogno che si diano nuovi incentivi ad iscriversi all’università e laurearsi.

Conclusioni

Che il taglio dei parlamentari ci faccia risparmiare qualcosa, è dubbio. Che il Paese possa gioire e sperare in una ripartenza in virtù di questo taglio lo è ancor di più.