L’idrogeno ha tutte le caratteristiche per diventare il protagonista di un nuovo megatrend futuro. Il suo impatto sull’economia potrebbe essere paragonabile a quello del petrolio, ma senza le conseguenze negative per l’ambiente.
L’idrogeno è l’elemento più naturale e più presente nell’universo: si pensa addirittura che sia stato l’idrogeno a causare il Big Bang! Il sole, la nostra stella, brucia questo elemento come se fosse il suo carburante. Si tratta di un elemento leggerissimo che non resta sulla superficie terrestre a causa delle piccole dimensioni del nostro pianeta. Tuttavia siamo in grado di produrlo con numerose tecniche. Dando un’occhiata al sito della Snam, si possono intuire le grandi potenzialità di questo elemento:
Il gas, incolore e inodore, composto da due atomi di idrogeno, permette con 1 kg di muovere un’automobile a cella combustibile per 100 km, fornire riscaldamento per due giorni a un’abitazione e produrre 9 kg di acciaio a partire dal ferro grezzo
L’idrogeno viene già ampiamente utilizzato all’interno di alcuni settori: petrolchimico, siderurgico e industria alimentare sfruttano all’interno dei loro impianti sistemi di alimentazione ad idrogeno. Ma come viene prodotto? Le strade da seguire sono tante.
L’idrogeno può essere estratto dal gas naturale attraverso un processo che libera anidride carbonica nell’atmosfera (Idrogeno Grigio). Seguendo lo stesso processo di base è possibile “catturare e stoccare” l’anidride carbonica prodotta (CCS) e realizzare l’Idrogeno Blu, più sostenibile dal punto di vista ambientale.
La vera sfida a livello mondiale è quella di rendere semplice la produzione di Idrogeno Verde. Quest’ultimo viene ottenuto tramite elettrolisi: tramite la corrente elettrica derivante da fonti rinnovabili (fotovoltaico ed eolica) viene “divisa” l’acqua in Ossigeno e Idrogeno. Questo processo è completamente green, caratteristica fondamentale per allineare ogni nuova risorsa ai piani di decarbonizzazione che le varie istituzioni hanno messo in campo. L’UE per esempio ha posto l’obiettivo di diventare a zero emissioni entro il 2050
Le istituzioni di tutto il mondo stanno pianificando di investire pesantemente sull’idrogeno. Perchè? I pro dall’utilizzo di questo elemento superano di gran lunga i contro.
L’idrogeno è molto facile da distribuire e da stoccare. Inoltre si tratta di un processo economico perchè l’elemento sotto forma di gas può essere distribuito all’interno delle condutture utilizzate per il gas naturale. La Snam, azienda italiana che si occupa della distribuzione del gas, ha affermato che il 70% delle condutture usate per il gas naturale, possono essere utilizzate per la distribuzione dell’idrogeno. Su questo fronte l’azienda ha realizzato un importante esperimento:
Il 16 dicembre Snam ha raddoppiato al 10% il mix di idrogeno in volume immesso in via sperimentale nella propria rete di trasmissione di gas naturale a Contursi Terme (Salerno). Il “raddoppio” ha seguito, a distanza di alcuni mesi, la prima immissione a livello europeo di idrogeno (al 5%) in rete con fornitura diretta a due imprese, effettuata da Snam lo scorso aprile, sempre a Contursi
Oltre alla sua grande flessibilità, l’idrogeno (e in particolare quello l’idrogeno verde) rappresenta un fattore critico nella lotta alle emissioni di Co2. Sempre la Snam, dopo l’esperimento di Contursi Terme, ha dichiarato:
Applicando la percentuale del 10% di idrogeno al totale del gas trasportato annualmente da Snam, se ne potrebbero immettere ogni anno in rete 7 miliardi di metri cubi, un quantitativo equivalente ai consumi annui di 3 milioni di famiglie e che consentirebbe di ridurre le emissioni di anidride carbonica di 5 milioni di tonnellate
Ma se l’idrogeno è un elemento così straordinario, perchè non è stato sfruttato prima? Semplicemente perchè non era economico farlo! Produrre energia da fonti rinnovabili come quella solare, costava molto fino a venti anni fa. Tuttavia quando paesi come la Spagna, la Germani e l’Italia, iniziarono a foraggiare le energie rinnovabili, le cose sono cambiate. Avendo invcestito in queste risorse, proprio questi paesi sono i cadidati a guidare la rivoluzione a idrogeno europea, insiema all’Australia, all’Argentina e al Giappone a livello mondiale.
A ciò bisogna aggiungere la questione delle “vasche” utilizzate per la produzione dell’idrogeno. La produzione di quest’ultime è sostanzialmente artigianale: a causa dell’assenza di economie di scala, produrre e quindi rendere accessibili a tutti questi strumenti è tuttora molto costoso.
Nonostante ciò, le aziende produttrici sono d’accordo nell’affermare che i costi scenderanno di molto nei prossimi ciqnue anni, grazie anche ai pesanti investimenti che si prevede verranno effettuati dalle istituzioni e dai privati. Un’azienda, Enapter, produttore di elettrolizzatori modulari per idrogeno, sta lavorando per rendere più conveniente il processo di elettrolisi. L’obiettivo è quello di aumentare la capacità produttiva di otto volte e riducendo i costi dei dispositivi d’elettrolisi di oltre il 20%.
Questi fattori faranno abbassare i costi legati alla produzione dell’elemento. Marco Valerà, a.d. Snam, in proposito ha dichiarato:
Nel 2000, il prezzo dell’idrogeno da fonti rinnovabili era 40 volte superiore a quello del petrolio. Oggi si stima che entro cinque anni diventerà competitivo con alcuni combustibili attuali
Nel rapporto della Fuel Cell and Hydrogen, Hydrogen roadmap Europe, vengono elencati i vasti campi di utilizzo per l’idrogeno. L’immagine seguente mostra come questo elemento può rappresentare un vero e proprio punto di rottura con il passato, modellando un mondo nuovo:
Questo elemento può essere utile per:
All’interno dello stesso rapporto, vengono sottolineate le potenzialità dell’Europa in questo settore:
L’Europa ha già notevoli capacità di stoccaggio. La sua rete gas ha una capacità di 36 miliardi di m³ e, supponendo una miscelazione del 10%, potrebbe quindi stoccare immediatamente fino a 100 TWh. In futuro, anche le caverne di sale e i giacimenti di gas esauriti potrebbero servire come stoccaggio. Supponendo una capacità disponibile dell’80%, i 18 miliardi di m³ di caverne di sale in Europa offrono una potenzialità stoccaggio di circa 40 TWh
In base all’analisi svolta fino ad ora, l’idrogeno appare come la risorsa del futuro. Quali sono le realtà interessanti per un investitore?
Innanzitutto le aziende impegnate nella catena del valore dell’idrogeno, ciò chi si occupa della produzione, della distribuzione e dello stoccaggio. Spesso queste attività sono divise e non affidate ad un’unica azienda. Per esempio in Italia Eni ed Enel “producono” gas, Snam la distribuisce sulla rete principale Italgas o spinge fino alle case degli italiani.
Come abbiamo visto nel report del paragrafo precedente, l’utilizzo dell’idrogeno investirà tanti settori economici. Ne consegue che le aziende operanti in un determinato settore che puntano sull’idrogeno, nel futuro prossimo potrebbero avere un indubbio vantaggio competitivo.
Non bisogna pensare che il mercato dell’idrogeno sia ancora poco sviluppato. Il giro d’affari a livello globale di questo elemento vale già 100 miliardi di dollari (l’oro muove circa 200 miliardi l’anno). Se la premessa è questa, non è difficile immaginare un futuro in cui l’idrogeno diventa l’elemento fondamentale per l’avvio di una nuova fase storica.
L’idrogeno viene prodotto dagli elettrolizzatori. Di seguito un elenco delle aziende che producono questi macchinari:
Una menzione particolare va fatta per ITM power che ha da poco raggiunto un accordo con Snam.
Altri player impegnati nel settore energetico potrebbero valutare di investire in questo promettente business. E’ il caso della già citata Snam e di Eni. Tenere d’occhio l’evoluzione nelle strategie di queste aziende può indicare un buon momento per acquistare.
Poichè la maggior parte dell’inquinamento deriva dai mezzi di trasporto, investire su aziende che costruiscono Fuel Cell potrebbe rivelarsi un’ottima mossa. Di seguito l’elenco di alcune aziende interessanti:
Nel settore dei trasporti non si può non nominare Nikola, l’azienda americana che sta realizzando modelli di camion ad idrogeno.
Non solo aziende innovativa, anche le realtà che hanno costruito la loro fortuna sui mezzi a benzina e diesel si stanno adeguando al trend:
A sostegno della tecnologie delle celle a combustibile i colossi industriali Air Liquide, Alstom, Anglo American, BMW GROUP, Daimler, ENGIE, Honda, Hyundai Motor, Kawasaki, Royal Dutch Shell, The Linde Group, Total e Toyota. L’auto giapponese e una buona parte delle quattro ruote tedesche si affiancano dunque a compagnie come Shell, Total e Air Liquide, che sostengono questo fronte tecnologico alternativo all’auto a batterie elettriche.
E’ importante sottolineare che la maggior parte delle aziende sopracitate prevedono di non fare utili ancora per qualche anno: bisogna infatti considerare il periodo necessario per effettuare la transizione energetica. Non è pensabile di de-carbonizzare interi settori dell’economia di colpo.