Accordo raggiunto per Recovery Fund e NextGenEU: la prova del nove
In seguito all’accordo che ha sancito lo scioglimento del veto di Polonia e Ungheria giorno 11 dicembre in Commissione Europea e che ha di fatto sbloccato il Piano di ripresa dell’Europa e il Recovery Plan, l’Unione Europea si trova davanti a una sfida impervia sulle prossime decisioni da affrontare, laddove non sempre si osserva unità e coesione, esempio fra tutti le recenti critiche mosse dagli esponenti dei governi nazionali – specialmente in Italia – dove tra le opposizioni e certi blocchi di maggioranza non sembra esserci una visione univoca.
Cosa prevede l’accordo?
Per un ammontare complessivo di 1.800 miliardi di euro, la Commissione dà l’ok al bilancio comunitario pluriennale e al Piano di Ripresa dell’Unione per il periodo 2021-2027. Le recenti frizioni sullo stato di diritto e sulla clausola di condizionalità hanno rallentato i termini utili per designare una strategia condivisa, tuttavia così strutturata secondo il “ Quadro finanziario pluriennale “ previsto:
Quadro finanziario pluriennale 2021-2027
dotazioni totali per linea di bilancio
QFP | NextGenerationEU | TOTALE | |
1. Mercato unico, innovazione e agenda digitale | 132,8 miliardi di euro | 10,6 miliardi di euro | 143,4 miliardi di euro |
2. Coesione, resilienza e valori | 377,8 miliardi di euro | 721,9 miliardi di euro | 1 099,7 miliardi di euro |
3. Risorse naturali e ambiente | 356,4 miliardi di euro | 17,5 miliardi di euro | 373,9 miliardi di euro |
4. Migrazione e gestione delle frontiere | 22,7 miliardi di euro | – | 22,7 miliardi di euro |
5. Sicurezza e difesa | 13,2 miliardi di euro | – | 13,2 miliardi di euro |
6. Vicinato e resto del mondo | 98,4 miliardi di euro | – | 98,4 miliardi di euro |
7. Pubblica amministrazione europea | 73,1 miliardi di euro | – | 73,1 miliardi di euro |
TOTALE QFP | 1 074,3 miliardi di euro | 750 miliardi di euro | 1 824,3 miliardi di euro |
Fonte: Commissione europea
Fondi che verranno elargiti a partire dai primi mesi del 2021, seppure gli analisti prevedano un sblocco effettivo a metà dell’anno. Gli stati sono già a lavoro per organizzare e predisporre i piani di rilancio nazionali, i cui prestiti spettanti saranno gestiti a discrezione dei paesi di riferimento.
Situazione italiana e prospetti sull’accordo
La conferenza stampa di Conte, trasmessa in seguito all’accordo raggiunto, non sembra scaldare del tutto gli animi all’interno del Parlamento, nonostante gli ultimi aggiornamenti portati a casa dal presidente del Consiglio. Su Twitter, il Presidente annuncia:
<< Appena raggiunto in Consiglio europeo l’accordo definitivo su #NextGenerationEU. Questo significa poter sbloccare le ingenti risorse destinate all’Italia: 209 miliardi. Approvato anche il Bilancio pluriennale. Ora avanti tutta con la fase attuativa: dobbiamo solo correre! #EuCo >>
Saranno 209 i miliardi spettanti all’Italia che – auspicando una corretta ed equa allocazione settoriale – mirerebbero a rilanciare i rami maggiormente depauperati dalla pandemia, rodandone la ripresa. In un contesto politico conflittuale e in vista dei prossimi vertici per concordare modi e strategie per la ripartizione dei fondi UE, i mercati serrano i ranghi e timidamente aprono la settimana stabilmente, accompagnati dai dati ISTAT che, ad un’iniziale contrazione del Pil del -8,9%, prevedono un trend positivo che va a tendere verso una leggera ripresa pari al +4,0%.
Le precedenti bozze sulla destinazione dei fondi saranno quindi oggetto di discussione a partire già da questo pomeriggio, il che è un bene data l’insoddisfazione palesata nei giorni scorsi degli ammontari previsti per settori, come la sanità e la ricerca.
Ricapitoliamo sul NextGenEU: struttura e obiettivi
Come già evidenziato dal rapporto presente sul sito della Commissione Europea, il NextGenEU rappresenta:
<< uno strumento di ripresa temporaneo da 750 miliardi di euro che consentirà alla Commissione di ottenere fondi sul mercato dei capitali >>
Il piano prevederà lo stanziamento di 672,5 miliardi, suddivisi tra sovvenzioni e prestiti mirati a sostenere l’impatto negativo della pandemia e le realtà più ad alto rischio, concedendo contestualmente ossigeno e supporto per tentare di promuovere innovazione e rilancio. Come obiettivi preposti dalla stessa Commissione, la modernizzazione e il supporto andranno a implementare settori come l’R&S e la tutela ambientale. Rientrano nella strategia anche temi come la digitalizzazione e la green economy, attraverso il programma REACT-EU (Assistenza alla ripresa per la coesione e i territori d’Europa) con una dotazione di 47,5 miliardi che andranno a confluire nel FESR (Fondo europeo di sviluppo regionale), nel FSE (Fondo sociale Europeo) e nel FEAD (Fondo di Aiuti europei agli indigenti).
Prospettive di lungo termine
La crisi pandemica, usurando fino al midollo gran parte dei settori portanti quali il turismo, la ristorazione e il commercio al dettaglio nel suo insieme, potrà essere domata da un sinergico apporto di capitali e riforme. La duplice convenienza di tale accordo quindi, garantirebbe da una parte una nuova rimodulazione dei comparti strutturali sovranazionali e nuovi impegni intrapresi dagli stati membri e dall’altra, una spinta energica di capitali atti a integrare e innovare sui settori portanti e beneficiari di fondi che, in un contesto tipico e normalizzato, non avrebbero ottenuto così facilmente.
Punto di partenza per una svolta che potrebbe essere decisiva in termini di produttività e innovazione. Il che ci fa riflettere su una triste verità: il Covid ha mosso gli animi dei burocrati che hanno deciso di controbilanciare gli effetti recessivi della crisi immettendo liquidità non solo per attutire il colpo, ma per uscire dagli schemi stabiliti dai Trattati ed approfittarne per un serio rilancio dei gangli vitali che legano l’Unione, nell’intento di innestare fiducia e costruire delle prospettive più floride di quelle che i dati mostrano attualmente.