Economia

Xiaomi bannato in USA: ecco l’ultima mossa di Trump

Negli ultimi giorni della sua Presidenza Donald Trump continua a stupire. Dopo Huawei è il turno di Xiaomi colosso cinese che nei giorni scorsi ha superato Apple diventando il terzo produttore di smarthphone al mondo. L’accusa è grave è quella di affiliazione all’esercito della Repubblica Popolare Cinese. Sono nove le società nella Black List del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti tra cui la Commercial Aircraft Corporation of China (Comac).

Dopo Huawei e Tik Tok, quindi la lista si allunga, vediamo cos’è successo e cosa cambierà con il cambio di Presidenza.

Xiaomi bannato in USA ma la misura non è drastica

Il Dipartimento della Difesa americano ha reso pubblica una nota  facendo sapere di essere «determinato a evidenziare e contrastare» il rapporto tra le forze armate cinesi e le aziende che «sembrano essere entità civili» ma che supportano i militari con tecnologie e competenze avanzate. Questo ha fatto sì che negli scambi di venerdì mattina a Hong Kong, la società perdesse il 10%.

Secondo le indiscrezioni però, si tratta di un ban commerciale molto più leggero rispetto a quello riservato a Huawei. Il colosso cinese, infatti potrà acquistare i chip dalle aziende USA e non dovrà rinunciare ad Android e Google. Ed è proprio quest’ultimo fattore che ha danneggiato Huawei che da oltre un anno ha dovuto rinunciare ai servizi Google e per gli utenti nell’Occidente rappresentano uno svantaggio non di poco conto.

Il motivo di questa differenza riguarda la natura del business delle due aziende: Xiaomi si occupa di prodotti finalizzati al consumo. Huawei si occupa di infrastrutture digitali.

Xiaomi bannato in Usa: cos’è successo?

La reazione di Xiaomi

Da parte sua, Xiaomi ha rilasciato un comunicato in cui afferma di non essere di proprietà, controllata o affiliata all’esercito cinese. La società comunque farà di tutto per proteggere sia gli azionisti che l’azienda.

Il Ceo di Xiaomi è Lei Jun, uomo d’affari ispirato da Jeff Bezos e Steve Jobs. Ed è proprio da quest’ultimo che imita l’abbigliamento minimal e l’uso estenuante delle slide di presentazione. Il suo impero varia dai monopattini, alla smarthome, alla telefonia mobile.

L’avvento di Biden alla Casa Bianca migliorerà i rapporti con la Cina? Il sentiment che si coglie tra i grandi operatori di telecomunicazioni Usa ci mostra un Biden meno ostile verso i marchi tecnologici cinesi ma di certo le concessioni non saranno tante. Quando si toccano questioni di Difesa Nazionale, la società americana mostra sempre i nervi scoperti.

Non solo Xiaomi ma anche una petrolifera

Il Ban del Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha inserito la CNOOC (China National Offshore Oil Corporation), il più grande produttore di petrolio offshore della Cina, in un altro elenco che di fatto la taglia fuori dalle forniture e dalla tecnologia americane. Secondo le parole del segretario al commercio Wilbur Ross “La CNOOC è utilizzata dall’Esercito popolare di liberazione per intimidire i vicini della Cina”. Sempre secondo gli USA, la società petrolifera ha minacciato l’esplorazione di petrolio e gas offshore nel Mar Cinese Meridionale da parte di altri Paesi.

Cosa cambierà con la Presidenza di Joe Biden

È difficile immaginare che il Presidente democratico entrante possa cambiare tutte le carte in tavola posta dal Dipartimento della Difesa e del Commercio. Sebbene Joe Biden abbia critico le scelte di Trump in tema di dazi nei confronti della Cina, non ha mai espresso buone parole verso una delle più grandi potenze asiatiche. Infatti, il neopresidente ha dichiarato che sono necessarie misure più dure nei confronti della Cina altrimenti ” continueranno a derubare le aziende statunitensi”. Anche lo stesso Obama prese delle misure militari nei confronti della Repubblica Popolare cinese con la rifocalizzazione nel Pacifico.

Cosa ci aspetta quindi nel 2021 sull’asse Washington-Pechino? Di sicuro i toni saranno più distesi ma sicuramente Joe Biden non si farà ammorbidire da Xi Jinping.

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Gabriele Proto