Il 24 ottobre, Jack Ma aveva fatto la sua ultima comparsa in pubblico dopo il suo intervento pubblico contro il sistema bancario cinese. Ma questo non ha ridotto le sue sofferenze. Anzi, il governo vorrebbe ridimensionare l’azienda Ant Group per frenare la concentrazione del mercato.
Si tratta della fintech controllata da Alibaba specializzata in mutui, prestiti e pagamenti online, potrebbe essere ulteriormente ridotta secondo le strategie del governo già spiegate precedentemente. Scopriamo cos’è successo.
Jack Ma è uno dei più importanti imprenditori cinesi ed è uno dei 100 uomini più importanti al mondo. Si tratta del patron di Alibaba e uno degli uomini più ricchi della Cina. Lavora gratuitamente come guida turistica per imparare l’inglese. Nel 1985, va in vacanza in Australia e la sua vita cambia totalmente.
Il 24 ottobre scorso, il tycoon ha accusato, davanti a numerosi dirigenti, l’operato delle banche paragonandolo ad un “banco dei pegni”. Il 5 novembre avrebbe dovuto esserci l’entrata in borsa del suo colosso Ant Group (Ipo di 34,5 miliardi di dollari) ma 48 ore prima fu convocato dalle autorità cinesi.
L’accusa è quella che la società avesse obbligato i venditori ad offrire i loro prodotti esclusivamente tramite piattaforma e non attraverso altri canali. Per questo motivo l’indagine era legata a sospette pratiche monopolistiche. Nel frattempo, secondo il Financial Times, il regime ha imposto ai media nazionali di censurare ogni notizia relativa ad Alibaba e all’indagine dell’antitrust.
Tutto questo dimostra che la faccenda è diventata questione di sensibilità politica nazionale in Cina.
Il patron di Alibaba, nei giorni scorsi, è un incontro virtuale con un centinaio di insegnanti di uno sperduto villaggio di campagna. Lo ha fatto per sostenere la causa delle aree rurali della Cina, per le quali l’e-commerce è stata un’occasione per lo sviluppo.
Questo ha fatto sì che i titoli di Alibaba a borse aperte venissero apprezzati con un sonoro +8,52% a Hong Kong. Molto probabilmente, con il suo discorso Jack Ma avesse sfidato Pechino. Da quel giorno è stata bloccato l’IPO di Ant e tutto l’impero di Ma è stato messo in discussione. Anche le attività sul sito di informazione Huxiu, gestito da Alibaba, sono state sospese dopo la pubblicazione di un’editoriale in cui si parlava un’eccessiva punizione nei confronti dei gruppi tecnologici cinesi.
Il gruppo fintech Ant Group potrebbe valere ormai meno di 700 miliardi di yuan (108 miliardi di dollari) a causa delle restrizioni del governo. La stima per Ant arrivava fino a 320 miliardi di dollari prima della vicenda di Ma. Questo ha costretto a ritirare una doppia quotazione da 35 miliardi di dollari due giorni prima dell’entrata nella Borsa a Hong Kong e Shangai.
Il motivo è la varietà dei prodotti bancari e finanziari poiché si tratta di piattaforme e non banche. Le commistioni vanno eliminate entro l’anno ripulendo le piattaforme, pena la sospensione delle attività. Ma non è finita: Pechino ha deciso di guidare lo sviluppo dell’economia digitale, prima con la nuova legge sul microlending che ha affossato Ant Group & co., poi con un’applicazione severa dell’Antirust, infine con le tasse in cantiere sull’e-commerce, un settore che copre un terzo del Pil cinese.
«La valutazione di Ant Group potrebbe crollare ulteriormente se la sua divisione dei pagamenti fosse costretta al break up a causa delle indagini antitrust da parte della banca centrale cinese», ha scritto Chan. Se venisse anche confermato il monopolio, la banca centrale può imporre misure restrittive tra cui anche la suddivisione dell’entità in base al tipo di attività.
Alibaba Group, che detiene una partecipazione in Ant, è scesa del 2,4% a Hong Kong dopo aver guadagnato l’8,5% mercoledì proprio perché Ma è apparso in pubblico per la prima volta da quando la Cina ha iniziato a fargli la guerra. Come si concluderà questa storia? Vi aggiorneremo alla prossima puntata.