Qualche tempo fa avevamo parlato dello skill mismatch, ossia la discordanza tra le competenze richieste dal mercato del lavoro e quelle possedute dai singoli lavoratori. Due documenti importanti analizzano il fenomeno riguardante il cambiamento del mercato del lavoro: il rapporto Excelsior “Previsioni dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia e medio termine (2019-2023)” e “The future of job report 2020” del World Economic Forum.
Stando al modello previsivo del Sistema Informativo Excelsior la “digital transformation” e l’ecosostenibilità coinvolgeranno il 26%-29% dei lavoratori del comparto pubblico e privato nei prossimi 5 anni. Difatti, la digitalizzazione è, forse, il più grande fattore di cambiamento in atto che comporterà sostanziali modifiche nelle competenze richieste in qualsiasi settore lavorativo. Per quanto riguarda lo sviluppo sostenibile si stima che i lavoratori con competenze green richiesti dalle imprese saranno tra le 519mila e 607mila unità.
I laureati e i diplomati rappresentano il 62% del fabbisogno totale degli occupati, mentre il fabbisogno di personale in possesso una qualifica professionale o l’assolvimento dell’obbligo formativo è pari al 38%. Tra i settori che richiedono figure laureate e specializzate abbiamo:
Partendo dal presupposto che le competenze digitali ed ecosostenibili saranno quelle più richieste del mercato del lavoro futuro, gli 8 lavori più richiesti saranno:
Come rimarcato il rapporto Excelsior, per i neo-diplomati si registrerà un eccesso di offerta rispetto alla domanda con differenze date dagli specifici indirizzi intrapresi. L’imperativo, pertanto, rimane quello di formarsi continuamente e di rimanere aggiornati sulle nuove tendenze del mercato del lavoro.
Maglia nera tutta italiana. Il nostro Paese, infatti, presenta il tasso di laureati più basso in Europa e come se non bastasse vi è un problema di sotto-qualificazione e sovra-qualificazione della forza lavoro. Da una parte la carenza di laureati rende l’offerta di lavoro italiana sotto-qualificata, e dall’altra parte la percentuale di sovra-qualificati (si stima pari al 20% della forza lavoro) è legata a caratteristiche strutturali del sistema produttivo italiano. Sistema produttivo in cui dominano le microimprese con produzione a basso valore aggiunto.
Le discipline in questione sono quelle scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche che saranno quelle maggiormente richieste dal mercato del lavoro. Difatti, la sovra-qualificazione citata in precedenza è propria dei laureati in tali materie. Questi ultimi, dotati di skills particolarmente ricercate in economie ad alto valore aggiunto, non fanno che rimarcare ulteriormente il ritardo strutturale del sistema produttivo italiano. L’economia italiana è, appunto, un’economia a basso valore aggiunto e a basso grado di innovazione.
In un mercato del lavoro caratterizzato dal costante e repentino cambiamento della tecnologia, sono state individuate alcune conoscenze che permetteranno al lavoratore di distinguersi.