È lui l’uomo individuato da Sergio Mattarella per cercare di porre rimedio ad una situazione politica ed economica disastrosa. Dopo il flop del Presidente Fico, Matterella rinuncia a sciogliere le camere per indire nuove elezioni e cerca di percorrere la strada del Governo tecnico convocando Mario Draghi.
Coscienziosamente il Presidente della Repubblica ha scartato l’idea delle immediate elezioni anticipate. Indire nuove elezioni significa, ora come ora, perder tempo con la campagna elettorale che richiede tempi lunghi e che comporta inevitabilmente una riduzione dell’operato del governo. Una situazione di certo non auspicabile viste l’emergenza sanitaria, sociale, economica e finanziaria che ci caratterizza.
Ha deciso così, di optare per un “governo di alto profilo”. Un governo tecnico insomma, che si dovrà occupare di prendere tutti i provvedimenti che via via si renderanno necessari sul fronte sanitario e che dovrà prendere delle decisioni tutt’altro che semplici sul fronte del blocco dei licenziamenti. E non da meno, avrà il dovere di presentare un piano dettagliato alla Commissione Europea per l’utilizzo degli ingenti fondi europei messi a disposizione per il nostro Paese. Riportando le parole di Mattarella:
Sergio Matterella si affida così a Mario Draghi e lo convoca al colle nella giornata di mercoledì 3 febbraio alle ore 12:00. L’ex governatore della BCE dovrebbe così, ricevere l’incarico di formare un nuovo governo. Compito che fin da subito si è rivelato arduo considerato che non tutti i partiti si son dichiarati disposti a sostenere un governo tecnico. Come il Movimento 5 Stelle, convinto che in passato un governo tecnico non abbia giovato ai cittadini.
Economista, accademico, banchiere e dirigente pubblico. È lui l’uomo di Mattarella. Ci si perde nel leggere il suo curriculum.
Ha ricoperto anche altri incarichi tra cui Presidente del Comitato per le privatizzazioni italiano, Presidente della commissione incaricata di riordinare la normativa italiana in materia societaria e finanziaria e di redigere la legge sui mercati finanziari, Presidente del Comitato economico e finanziario dell’UE e membro del Gruppo dei Trenta. Non per altro il Financial Times lo ha eletto uomo dell’anno del 2012.
Spesso quando si parla di Mario Draghi ci si riferisce a “l’uomo che ha salvato l’Europa”. Con il suo motto “whatever it takes” ha risollevato l’Eurozona creando nuovi strumenti che la BCE può utilizzare per assicurare la stabilità dei prezzi e quindi la stabilità economica della zona euro. Come il Quantitative Easing, ossia l’acquisto di titoli da parte di un istituto centrale, con lo scopo di aumentare l’offerta di denaro in circolazione. Con il QE la BCE crea moneta a debito e la immette nel sistema finanziario ed economico con lo scopo di veicolare la fiducia degli operatori e promuovere la liquidità dei prestiti. Questa politica monetaria ha contribuito ad abbassare lo spread dei paesi “periferici” consentendogli di finanziarsi a prezzi più accessibili.
Più volte Draghi ha indirizzato la sua attenzione ai giovani chiedendo ai Paesi di intervenire per cercare di garantire liquidità alle imprese anche a discapito dell’aumento del debito. E sul Recovery Fund dice: