Ripresa economica: adattamento sul filo del rasoio per il 2021
Chi avrebbe mai detto che l’apertura del ventennio sarebbe stata così rivoluzionaria? L’aumento dell’incertezza continua a foraggiare lo sconforto sullo stato dell’economia. I maggiori indici economici dei paesi UE ed extra-UE continuano a preoccupare, il terziario si trova in una fase critica, il tasso di disoccupazione non frena. E’ indubbio che un momento di trasformazione dell’assetto sociale globale è inevitabile e ha già condotto verso diversi risultati, sicuramente opinabili. Quando si potrà parlare di ripresa economica?
I livelli di supporto nazionali non sono mai stati così esosi, indipendentemente dalle scelte d’allocazione, sulla cui efficacia ed efficienza è possibile aprire lunghi dibattiti. Ma quanto tempo occorrerà per trovare un forma d’adattamento stabile? O, per meglio dire, non sarà inevitabile una riscrittura degli schemi?
Ripresa economica: l’adattamento potrà essere il punto di congiunzione
Adattamento e cambi di paradigma: è ciò che ci suggeriscono i dati. Fintanto che il contesto da noi vissuto sarà scandito da decreti attuativi a scadenze non provvisorie, questo sarà il modus operandi. Quando entra in gioco una variabile, il paradigma è di per sé già stato stravolto. Riferendoci allo stato psicologico di un individuo che affronta una pandemia, così come una guerra civile o un conflitto armato, è impensabile che non vi sia uno stravolgimento dei modi, delle percezioni, delle abitudini. Dato di fatto riflesso banalmente dal settore turistico e alberghiero, centri più colpiti dal susseguirsi degli avvenimenti dell’ultimo anno.
La risposta al cambiamento delle variabili si è tradotta in diverse sfaccettature: DaD, cambi di business e mission d’azienda (vedasi la rivalutazione di piccole e grandi attività per la produzione di beni di prima necessità), smart working, digitalizzazione dei servizi e della PA. Misure presentate per lenire il disagio, mantenere un certo grado di normalità.
Ripresa economica: Le stime del CSC
Guardando al lungo periodo, il CSC (Centro Studi Confindustria) ha condotto delle previsioni sullo stato dell’economia per il prossimo anno, esimendosi dal considerare gli effetti della manovra di bilancio.
Posto che le manovre economiche di supporto alla disoccupazione e ai settori più in crisi possano rendersi efficaci nel lungo termine e in attesa di un’accelerazione alla distribuzione dei vaccini, il centro studi stima una ripresa del PIL, dopo la dolorosa smorzata a -17,8% di metà anno scorso. Il CSC evidenzia un rialzo dei livelli occupazionali del 4% rispetto al PIL, segno del ripreso concetto di “adattamento”, divenuta ormai parola chiave nel quotidiniano di tanti. Evidente il crollo delle esportazioni – soprattutto per i servizi – con un -14,3% nel 2020 e una stima in rialzo del 11,3% per il 2021.
Simili gli indicatori di crescita per la domanda interna del settore terziario, investito inevitabilmente da quello che è risultato essere il capro espiatorio di uno dei più importanti compromessi che, chi del settore, si è trovato ad affrontare: la salute dei singoli e la sicurezza da garantire a chi deve e vuole lavorare.
Spostandosi sui consumi, è possibile osservare un trend che non si discosta dalle altre variabili sopra citate; le stime per il 2021 mostrano un aumento in rapporto al PIL del 5,9%, in seguito a una forte diminuzione nel corso del 2020 e una conseguente crescita della propensione al risparmio; stessa solfa per quanto riguarda gli investimenti, sia in entrata che in uscita. Livelli di crescita che, rapportati allo scorso anno, di certo non sono rincuoranti e non compensano assolutamente la perdita economica affrontata.
Ricostruire a partire dalle basi
Nel 2021 quindi, secondo gli analisti, dovrà necessariamente manifestarsi una rimodulazione degli indicatori economici a livelli normalizzati; questo, consci del fatto che il risultato verterà in parte dalle misure contenute nella manovra di bilancio e dall’attuazione del Recovery Plan. Il processo, inderogabilmente legato agli andamenti della pandemia e dinamico per costruzione logica, dovrà puntare non solo sulle gravità incorse, ma anche e soprattutto sulle carenze pregresse – produttività del lavoro e investimenti pubblici – che da diversi anni mostrano evidenti livelli di stagnazione.
Affinchè le procedure comunitarie e nazionali – sia in termini d’interventi di politica economica che di misure di contenimento – si realizzino celermente e in simbiosi per avviare la ripresa, sarà prioritario sostenere la domanda con investimenti mirati e volti alla compensazione dei settori improduttivi, tentando dall’altra parte di mantenere in vita, per quanto le casse dello stato possano permettersi, i centri produttivi placcati dalle restrizioni, evitando lo spreco di risorse di cui probabilmente non potremo più beneficiare in futuro.