Grecia lancia un trentennale e tutti in mano con i popcorn
Negli ultimi giorni ci è pervenuta la notizia del lancio di un nuovo titolo di stato a 30 anni nel mercato obbligazionario dal valore di 2,5 miliardi per la Grecia , la cui domanda si attesterebbe a circa 26 miliardi di euro. Lo conferma il premier Kyriakos Mītsotakīs che, in un ‘intervista alla CNN, confessa di voler sostenere il piano economico nazionale per fronteggiare la crisi pandemica, a cui si aggiunge il sostegno del premier greco all’attesa approvazione della proposta del Digital Green Certificate, presentata giorno 17 marzo in Commissione Europea e su cui Mītsotakīs punta molto per una ripartenza dei comparti più colpiti. Il premier ha poi aggiunto
Grecia: emissione del titolo di stato evidenzia un cambio di direzione
Il bond, con scadenza nel 2052, ha già mosso l’interesse di diversi investitori istituzionali che, insieme al governo insediatosi nel 2019, si augurano un’uscita non troppo lontana dal periodo buio vissuto nell’ultimo decennio. Basti pensare che l’ultima emissione di un bond trentennale in Grecia risale al 2008. La cedola pagata è pari a 1,875% e prezzo 98.14 (Isin GR0138017836). L’operazione, guidata da un consorzio bancario che comprende BNP, Goldman Sachs, HSBC, JP Morgan e National Bank of Greece, concorrerebbe a rafforzare la fiducia nell’area euro dopo la crisi del debito sovrano e lo scandalo dei falsi in bilancio dei governi precedenti a quello Papandreou e il conseguente default.
Grecia: lo stato di salute e la volontà di rimettersi in piedi
Dato il passato burrascoso, la condizione della Grecia – tolta la pandemia- non ha potuto che protendere verso un miglioramento generale; processo accompagnato da una sempre minore attaccamento alle banche nazionali, che ha permesso il reperimento di fondi liquidi a minor prezzo presso istituti finanziari esteri, soprattutto in seguito al salvataggio forzato dall’ IMF e dalla BCE. Gli assets finanziari al terzo trimestre 2020 detenuti da istituti finanziari all’interno del paese, escludendo la Banca Centrale Greca, ammontano a 12.870 milioni di euro, di circa 1 miliardo superiore a quelli reperiti dal resto del mondo; dato che mostra una certa dinamicità e fiducia nel controllare strumenti finanziari interni e discreta mobilità di capitali tra paesi.
Risultato non eccelso, ma che dimostra una certa volontà di ristabilire un equilibrio e sanare i debiti a lungo termine, seppure la strada sia ancora molto lunga. Importante considerare che dall’inizio della pandemia, intendendo quindi dal primo trimestre 2020, come connaturale conseguenza della crisi finanziaria, i long-term debt securities per la Bank of Greece si attestavano a 77.537 milioni di euro, a fronte dei 102.270 milioni del quarto trimestre dello scorso anno.
Dopo un default non è tutto rose e fiori
Bisogna considerare anche il fatto che il reperimento di capitali per lo stato greco non è stato facile e agevolato; negli ultimi anni, data l’instabilità economica, ha subìto molteplici restrizioni, essendo ad esempio stata esclusa dalla possibilità di acquisto di bond durante il processo espansivo di quantitative easing e l’impossibilità per gli altri paesi di detenere titoli di stato sovrani a causa del rating classificato come “non investment grade”.
La curva dei rendimenti dei titoli di stato greci sembra migliorare rispetto al 2019, con le obbligazioni superiori ai 10 anni che assumono valori stabili tra l’1 e il 2%. Secondo gli analisti però, il rendimento del bond a 30 anni si attesterebbe a valori superiori a quelli dell’area euro, superando il tasso interbancario Midswap di 150 punti base, equivalente all’1,97%.
La crisi greca: cosa aspettarsi nei prossimi anni?
Di certo le buone intenzioni si sono fatte notare; prendiamo come più recente esempio le dichiarazioni del ministro delle finanza greco, Christos Staikouras, che ha già provveduto ad informare del futuro pagamento di 3.3 miliardi entro il 2022 al Fondo Monetario Internazionale, di cui 1.5 già in coda per il 2021. Azione che mostra credibilità ad un governo che, agli albori della sua nascita, si dimostrò già propenso verso una politica fiscale assistenzialista e di supporto per mezzo di investimenti mirati per settore, laddove potesse ottenere risultati a colpo sicuro. Un rilancio dell’economia greca sarebbe benefica per l’intera Unione Europea; se l’integrità delle scelte di politica economica saranno ferree e lungimiranti, la mancanza di solidità per la Grecia potrebbe venire meno.