I data sono la valuta del ventunesimo secolo. Tutto gira intorno al reperimento di dati, di qualunque tipo e rivolti a qualsiasi ambito. Il peso dei big data ha mosso un processo evolutivo nella maggioranza dei settori, il cui utilizzo diventa ormai necessario per accelerare il contesto concorrenziale e aumentare i gap competitivi tra gli attori economici; è un must have di cui non si potrà più fare a meno. Il mondo della finanza è uno dei primi che ha carpito tale importanza già a partire dagli anni ‘80; risultato ottenuto implementando tecnologie, figlie della già affermata rivoluzione digitale, come gli High Frequency Trading.
Gli HFT o transazioni ad alta frequenza, sono modalità di scambio nei mercati borsistici che si avvalgono di tecnologie software in grado di permettere un livello imponente di negoziazioni, basate su algoritmi matematici che agiscono su minime variazioni e il cui profitto si realizza non attraverso margini di prezzo, ma sul grande numero di transazioni associate ad esso e su cui si ottenere un capital gain. La peculiarità di questo strumento è proprio la rapidità d’intervento, basata sulla potenza degli strumenti utilizzati e sull’immediato accesso ai mercati finanziari.
Gli HFT vengono perlopiù utilizzati per il reperimento di liquidità immediata nei mercati borsistici e generalmente comprendono più della metà del totale delle transazioni concluse mensilmente in un dato stock market. Ciò crea inevitabilmente forte volatilità, spinta dalla distorsione del differenziale bid-ask, ossia il margine di profitto ottenuto dalla differenza tra il best bid e il best ask. La manovrabilità dei mercati attraverso questi strumenti ha generato diverse volte effetti poco benefici. L’esempio spesso più menzionato quando si parla di HFT è il “flash crash” dell’indice Dow Jones nel 2010, il cui effetto distorsivo sul prezzo di una grossa mole di contratti futures si è esteso ai maggiori indici della Borsa di New York.
Il vanto degli HFT è la capacità in pochi istanti di poter raccogliere e immagazzinare grandi quantità di dati, utili ad analizzare i trend di mercato e concorrere alla realizzazione di strategie performanti. E’ risaputo che le tempistiche nelle borse sono fondamentali e possono fare la differenza, motivo per cui da molti anni sono molteplici gli operatori di rilievo che usufruiscono di tale tecnologia, tra cui le stesse Morgan Stanley e Goldman Sachs. Un’altra particolarità di questi strumenti è data dal diretto collegamento ai mercati tradizionali e l’assenza di commissioni per le operazioni effettuate.
Sono svariate le tecniche attraverso cui operano gli HFT, utilizzate a seconda dell’obiettivo prefissato; ricordiamo il market making, statistical arbitrage, liquidity detection, spoofing, layering e il pinging.
L’utilizzo degli HFT non è stato ovviamente esente da critiche. In primis, eticamente parlando offrono un grosso vantaggio competitivo a chi ne beneficia; infatti si pone spesso enfasi sulla sperequazione offerta ai diversi operatori che non hanno possibilità di concorrere. In secondo luogo, pone considerazioni controverse sull’equità dei mercati, sulla loro manovrabilità, sull’offrire pari opportunità agli investitori che non godono di posizioni dominanti e su una maggiore regolamentazione da parte delle autorità di vigilanza.
Altri studi vedono invece di buon occhio l’utilizzo di tali tecnologie, osservando il lato qualitativo delle analisi condotte da queste macchine “senzienti”. Recenti studi mostrano come il mercato degli ETF benefici particolarmente degli HFT, portando a stabilizzazioni dei prezzi di non poco conto, garantendo stabilità in mercati che sono in costante evoluzione e che necessitano di solide strutture. E’ innegabile che gli HFT conducano verso risultati aprioristicamente sensazionali, indipendente dalle strategie utilizzate. La capacità con cui è possibile scremare i mercati azionari, fungendo da metal detector per valutare trend, qualità dei mercati, ordini d’acquisto e di vendita possibili, condizioni di domanda e offerta e tutto in pochi istanti, di certo, se implementato a dovere e con regole paritarie e che preservino la concorrenza, potrebbe portare a risultati strabilianti, specialmente per chi beneficia di strategie con orizzonte temporale limitato.