Venezuela: ufficializzato incontro tra Maduro e opposizione sotto ambigue spoglie
Le plurime sanzioni previste per le scellerate decisioni passate hanno condotto il presidente Nicolás Maduro ad ufficializzare un incontro per concordare sui tavoli con la coalizione d’opposizione, guidata da Juan Guaidò, presumibilmente per non vedere aggravata la posizione assunta nei confronti del Venezuela dai paesi sanzionatori; giusto qualche giorno fa, l’UK ha promesso ulteriori sanzioni nei confronti di un inviato del presidente, Alex Saab, relative a un accordo per ottenere rifornimenti per il programma di sussidi alimentari del governo.
Cosa sta accadendo in Venezuela?
A distanza da una settimana dall’arresto dell’ennesimo “oppositore politico/ terrorista/ troppo scomodo per circolare in giro” Freddy Guevara, contestatore dell’attuale governo e vicino a Guaidò, il presidente venezuelano sembra aver riflettuto più di quanto generalmente non faccia – almeno apparentemente – optando per un face-to-face in Messico, con presenza norvegese. Il tutto condito da una “silente” – almeno mediaticamente parlando – guerra civile in piena attività che pronuncia ancor più schiettamente l’instabilità sociale di un paese che non sta bene da ormai troppo tempo.
Trattative in Messico: richieste delle parti
Le trattative in Messico saranno finalizzate ad ottenere un accordo che andrebbe a toccare diversi punti: riprendendo le dichiarazioni del cofondatore di Voluntad Popular e attualmente autoproclamato presidente ad interim del Venezuela, Guaidò vorrà spostare il dialogo principalmente sull’ottenere un compromesso che contenga un calendario elettorale per le elezioni presidenziali del prossimo novembre, in cambio della sospensione “progressiva” della sanzioni in essere.
La disponibilità a prendere parte all’incontro, mediato dalla Norvegia, arriva dal capo delegazione del governo Jorge Rodríguez, attualmente presidente dell’Assemblea Nazionale del paese, organo parlamentare unicamerale e centro del potere legislativo. Come appreso da GZH, le parti d’opposizione sembrerebbero voler chiedere ulteriori garanzie anche a livello locale, coscienti del fatto che le amministrazioni territoriali debbano agire proattivamente e il prima possibile per gestire i malcontenti sociali a più livelli e in maniera endemica. Che sia un tentativo del presidente di pulirsi la fedina penale?
Maduro e l’insospettabile voglia di “dialogo”
Dal suo insediamento nel non troppo lontano 2013, il Venezuela ha assistito ulteriormente al diffondersi del suo tracollo; le tasche del tesoro sempre più bucate, un sistema previdenziale precario, sanzioni da ogni dove e assistenzialismo di base per la fasce meno abbienti ignobile sono tra le principali concause della mala gestio di chi oggi occupa la posizione di leader, attualmente accusato di corruzione, violazioni dei diritti umani e brogli elettorali durante le presidenziali del 2018.
In una realtà riconosciuta a livello internazionale in piena crisi economica e umanitaria, dove le riserve di cibo scarseggiano a causa del declassato potere d’acquisto, l’assistenzialismo di base non permette una qualità della vita decente e la cui struttura economica viene erosa da una permanente iperinflazione non efficacemente contrastata, il caos regna sovrano e la criminalità organizzata tra mercato nero e scambi commerciali loschi tende ad approfittarne.
Il vessillo che porta al petto Maduro è quello di aver portato, dal suo precedente mandato sino ai giorni nostri, il paese a classificarsi al primo posto dell’indice di miseria, calcolato sulla base della somma tra tasso di disoccupazione e inflazione (periodo 2013-2019).
Venezuela anni ’60 vs Venezuela 2021: due mondi paralleli
Basata principalmente sul settore manifatturiero e petrolifero – quest’ultimo commerciato all’ingrosso e su cui è ancorato il nuovo Bolivar introdotto nel 2018 – l’economia venezuelana ha subìto il colpo di grazia durante l’ultimo anno; le disfunzioni interne durante la pandemia si sono progressivamente ramificate su tutti i gangli vitali del paese, ossidando gli ingranaggi di un paese che una volta deteneva il titolo di secondo maggiore produttore ed esportatore di greggio al mondo e ritenuto il fiore all’occhiello sudamericano.
Oggi ci si ritrova con un pil pro-capite fortemente ridimensionato, un tasso di disoccupazione in aumento del 27% rispetto al 2019 e un contesto di degrado dettato dall’ingerenza di corpi armati, terroristi e gang locali che si dividono tra sostenitori e detrattori del governo.